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Lactifluus piperatus (L. : Fr.) Roussel 1806
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Lactifluus piperatus (L. : Fr.) Roussel; Regione Lombardia; Luglio 2005; Foto di Emilio Pini. -
Lactifluus piperatus (L. : Fr.) Roussel 1806
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Lactifluus piperatus (L. : Fr.) Roussel; Regione Umbria; Giugno 2005; Foto e commento di Tomaso Lezzi. Bosco misto Faggio e Castagno. Sapore del latice piccante, lamelle fitte. Il dubbio era solo tra Lactarius piperatus e Lactarius glaucescens, il primo ha latice bianco immutabile, il secondo che vira dopo un po' di tempo all'azzurro-verde. Lamelle fitte e forcate. Latice bianco, immutabile e piccante. -
Lactifluus piperatus (L. : Fr.) Roussel 1806
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Lactifluus piperatus (L. : Fr.) Roussel 1806 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Russulaceae Nome italiano Agarico pepato e Peveraccio. Sinonimi Lactarius piperatus (L. : Fr.) Pers. 1797 Etimologia Dal latino lāc, lactis = di latte e flŭo e us = fluire, quindi fluente, per il latice che secernono i carpofori appartenenti a questo genere. Dal latino piperatus = pepato, per l'acredine della carne. Cappello 5-15 cm, carnoso, sodo, consistente, di medie dimensioni, convesso e involuto nei giovani esemplari, poi piano-depresso, infine imbutiforme, non zonato, margine sottile e ondulato. Cuticola asciutta, pruinosa, leggermente rugosa, glassata, con la tendenza a screpolarsi con tempo secco, non separabile dalla carne o solo leggermente al margine (adnata). Colorazioni pileiche bianco-latte, bianco-crema a maturazione, si macchia di ocra-giallastro, bruno-ruggine in vecchiaia o per manipolazione. Imenoforo Lamelle di colore bianco con leggerissime sfumature crema o rosate, molto fitte, serrate sia nei primordi che negli esemplari adulti, strette, intercalate da numerose lamellule di varia lunghezza, forcate, da adnate ad appena decorrenti, fragili, facilmente asportabili, si macchiano di bruno nelle fratture o erosioni. Il filo lamellare talvolta si presenta leggermente crenulato. Gambo 3-7 × 2-4 cm, cilindrico, tozzo, di aspetto massiccio, normalmente attenuato alla base, raramente slanciato, pieno, sodo, farcito in vecchiaia, di colore biancastro, crema-ocraceo con l'età, imbrunente verso la base, può presentarsi anche eccentrico o laterale. Carne Dura, compatta, spessa, biancastra alla sezione, vira su tonalità crema, odore subnullo e sapore decisamente acre. Latice abbastanza abbondante, lattiginoso, immutabile se isolato, con sfumature giallo-olivastre sulle lamelle, subito molto acre e bruciante, talvolta allappante. Reazioni macrochimiche: negativa con Tintura di Guaiaco, negativa con KOH (Idrossido di potassio), rosata con FeSO4 (Solfato ferroso). Habitat Cresce in gruppi non numerosi nei boschi di conifere e latifoglie, prediligendo queste ultime; fungo precoce, fruttifica dalla tarda primavera a tutto l'autunno. Commestibilità e Tossicità Specie velenosa, responsabile di sindrome gastroenterica incostante. La tradizione culturale legata al consumo di Lactifluus della Sezione Albati, compreso il L. piperatus, che ancora sopravvive nel territorio pesarese e zone limitrofe, è sistematicamente responsabile di avvelenamenti e conseguenti ricoveri ospedalieri in quelle zone. Questo anche se questi funghi, per essere consumati, vengono bolliti lungamente, viene buttata l'acqua di cottura, vengono ricotti per ulteriori ore allo scopo di preparare sughi con pomodoro e carne e quindi assimilati in piccole dosi, nonostante ciò, ogni tanto i micologi delle ASL vengono chiamati negli ospedali della zona per affrontare micetismi che coinvolgono spesso interi nuclei familiari. Specie simili La specie più prossima è Lactifluus glaucescens (Crossl.) Verbeken = Lactarius glaucescens Crossl., più raro, che si distingue per le lamelle arrotondate al gambo e con rilessi grigio-verdastri (glauchi), la carne virante dopo circa 30 minuti su toni grigio-verde e la reazione giallastra al KOH sulla cuticola; Lactifluus vellereus (Fr. : Fr.) Kuntze = Lactarius vellereus (Fr. : Fr.) Fr. e Lactifluus bertillonii (Neuhoff ex Z. Schaef.) Verbeken = Lactarius bertillonii (Neuhoff ex Z. Schaef.) Bon, sono di taglia maggiore e posseggono lamelle spaziate e spesse; tra l'altro Lactifluus vellereus, unico tra gli Albati, ha il latice più o meno dolce ma non acre; Lactarius controversus Pers. : Fr. cresce generalmente sotto Pioppo e presenta lamelle di un marcato rosa-carnicino e la superficie del cappello si macchia di rosa-vinoso, specialmente a maturazione. Tutte le specie sopra indicare sono responsabili di intossicazioni incostanti. Lactifluus subvellereus (Peck) Nuytinck = Lactarius subvellereus Peck, sempre non commestibile, dai colori biancastri e il sapore della carne acre, si distingue per il pileo tomentoso-vellutato e per le lamelle meno fitte. Simili dal punto di vista morfocromatico sono anche Russula chloroides (Krombh.) Bres. e Russula delica Fr., ma la carne di queste non secerne latice. Russula delica ha una ricca tradizione culinaria marchigiana, talmente radicata e forte, da essere persino nell'elenco regionale delle specie commerciabili, quindi non solo considerata commestibile ma anche vendibile nei negozi. La nostra opinione è che si tratti di un fungo pessimo e poco digeribile, la sua lieve acredine sottende alla presenza di modeste quantità di peptine acroresinoidi e inoltre l'eccessiva compattezza della carne sicuramente impegna fortemente la digestione di chi coltiva una passione per questo fungo. Sono comunque da escludere micetismi attribuibili a questa specie. Osservazioni In Italia questa specie, o una molto affine, fu descritta per la prima volta da Giovan Battista Della Porta (1540-1615) filosofo, scienziato, alchimista e commediografo del Rinascimento italiano; nel libro X della sua opera del 1592 Villae libri XII, in cui descrive accuratamente molti esemplari fungini, troviamo scritto: Vi è un fungo chiamato Piperitis, perché pizzica la lingua a chi ne mangia e fa bruciare le fauci come fosse pepe; anch'esso nasce d'autunno, è di colore bianco e viene chiamato dal volgo Peperella. In tale Peperella (oggi volgarmente chiamato Peveraccio), i micologi moderni vedono appunto il comune e frequente Lactarius piperatus; probabilmente nel 500 era un fungo apprezzato come condimento in quanto sostitutivo del pepe, spezia che veniva importata dall'Oriente a carissimo prezzo. L'uso commestibile non si è peraltro esaurito col passare dei secoli, infatti ancor oggi viene praticata da alcuni l'usanza di ridurlo in polvere, dopo averlo essiccato al sole, e utilizzarlo appunto come surrogato del pepe per speziare carni e pietanze. Risulta inoltre consumato in alcune località del Centro e Sud Italia dopo prolungata cottura per privarlo dell'acredine, tuttavia, malgrado questo accorgimento, rimane sempre coriaceo, amaro, disgustoso e causa di frequenti problemi gastroenterici. In base a recenti studi filogenetici sulle Russulales, il genere Lactarius non risulta essere monofiletico e per tale ragione alcune specie tra cui Lactarius piperatus vanno oggi ascritte al genere Lactifluus. Alcune dicerie popolari vogliono che la sua comparsa nei boschi preceda di qualche giorno la crescita dei primi porcini estivi (Boletus reticulatus Schaeff.). Bibliografia BASSO, M.T., 1999. Lactarius Pers. Fungi Europaei. Vol 7. Alassio (SV): Ed. Mykoflora. VERBEKEN, A. & NUYTINCK, J., 2013. Not every milkcap is a Lactarius. Russulales-2010. Scripta Botanica Belgica 51: 162-168. [Data di accesso: 21/01/2016]. Scheda AMINT tratta da Tutto Funghi. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia, loc. Gera d'Adda; Luglio 2014; Foto di Sergio Mombrini. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia, loc. Gera d'Adda; Luglio 2014; Foto di Massimo Biraghi. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Sardegna; Dicembre 2014; Foto di Franco Sotgiu. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Umbria; Settembre 2013; Foto di Mario Iannotti. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia; Ottobre 2012; Foto di Massimo Biraghi. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia; Ottobre 2012; Foto e descrizione di Massimo Mantovani. In zona con prevalenza di Castanea sativa. Specie affine a Lactarius acerrimus ma che presenta, almeno solitamente, una colorazione più calda e uniforme, zonature evidenti e lamelle prive di toni rosati. Le anostomosità possono essere presenti ma saltuariamente e difficilmente in esemplari cresciuti in condizioni climatiche ideali. Questa raccolta evidenzia esemplari sui toni del giallo pallido, molto zonati. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia; Ottobre 2012; Foto di Massimo Biraghi. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Sardegna; Dicembre 2011; Foto di Franco Sotgiu. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia, Lago di Endine; Settembre 2011; Foto di Gianluigi Boerio. Ritrovamento a 350 m s.l.m., bosco di Quercia e Carpino. Microscopia Spore largamente ellissoidi, con ornamentazioni di altezza inferiore a 1 µm, presenti alcuni connettivi ma non reticolate, presenti altresì tacche isolate. Misure 6-8 x 5-7 µm. Basidi tetrasporici. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia; Agosto 2010; Foto di Massimo Mantovani. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Marche; Ottobre 2006; Foto di Pietro Curti. Viste le fossette sul gambo, c'è spazio per avanzare l'ipotesi della varietà scrobipes. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Toscana; Settembre 2005; Foto e commenti di Tomaso Lezzi. Latice bianco, acre, lamelle non forcate né anastomosate vicino al gambo. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia; Foto di Massimo Biraghi. Specie molto comune nei boschi con prevalenza di Quercia, Carpino nero. Cappello dal portamento ondulato, margine inizialmente involuto, disteso a maturazione, pileo crema-giallastro con tonalità ocra-brunastre a maturazione, decorato da zonature concentriche più marcate rispetto al colore sottostante. Lamelle molto fitte con presenza di lamellule, decorrenti e di colorazione bianco-crema pallido nel giovane e fino a crema-ocra a maturazione. Gambo piuttosto tozzo, corto concolore alle lamelle, sovente macchiato di brunastro verso la base, dove possono formarsi scrobicoli che hanno favorito la creazione di una varietà (scrobipes) non condivisa da molti addetti ai lavori. Carne da biancastra a brunastra, soda nel cappello, fragile nel gambo, ingrigente dopo qualche minuto alla sezione con odore di frutta rancida e sapore acre. Lattice bianco subito acre. Esemplari scrobicolati, che alcuni autori attribuiscono alla varietà scrobipes. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Campania; Settembre 2005; Foto di Felice Di Palma. -
Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838
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Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Russulaceae Genere Lactarius Sezione Zonarii Etimologia Dal latino lactarius = che produce latte, per il latice che secernono i carpofori appartenenti a questo genere. Dal latino zonarius = relativo alla cintura, per le zonature concentriche presenti sul cappello. Cappello Cappello 5-13(15) cm, convesso allo stadio iniziale, subito con piccola depressione centrale, appianato e largamente imbutiforme in età adulta, anche lobato con margine involuto, tardivamente disteso, irregolare, ondulato. Superficie pileica liscia, dall’aspetto umido e untuoso, leggermente pelosa all’orlo (pubescente), di colorazione giallo-crema con sfumature fulvo-ocracee o bruno-aranciate, fulvo-brunastre in vecchiaia, decorata da zonature concentriche più scure al margine, più evidenti e marcate nei giovani esemplari che possono presentare delle piccole guttule più pallide. Imenoforo Lamelle abbastanza fitte da sub-decorrenti a propriamente decorrenti, leggermente sinuose verso il margine del cappello, di colore biancastro, crema pallido con leggere sfumature rosa-carnicine, poco forcate al gambo, si macchiano di ocra-brunastro nelle fratture o per contusione. Sono presenti numerose lamellule. Gambo Generalmente corto e tozzo, irregolarmente cilindrico, allargato verso l’apice, talvolta anche verso la base, abbastanza fragile, precocemente cavo, liscio e di colore bianco sporco, bianco-crema con macchie ocra-brunastre alla base, a volte decorato da scrobicoli o fossette di colore giallognolo più o meno scuro. Carne Abbastanza soda e spessa nel cappello, midollosa e fragile nel gambo, di colore biancastro alla sezione, tende lentamente a colorarsi su tonalità rossastro pallide per poi assestarsi col tempo al grigiastro su tutto il basidioma, tranne la parte interna del gambo che rimane biancastra. Odore fruttato e sapore moderatamente acre dopo qualche secondo dall'assaggio. Latice mediamente abbondante, fluido, sieroso o bianco, immutabile, essiccando sulle lamelle diventa crema-grigio chiaro, inizialmente dolce diventa acre dopo pochi minuti. Reazioni macrochimiche: verde scuro con Tintura di guaiaco, leggermente grigio pallido al Solfato ferroso, KOH (Idrossido di potassio) negativo. Habitat Cresce sotto latifoglie in terreni argillosi-calcarei, preferendo Quercia, Carpino e Castagno. Microscopia Spore 6-8 x 5-7 µm, largamente ellissoidi, con ornamentazioni di altezza inferiore a 1 µm e presenza di alcune connessioni non reticolate; sono presenti anche verruche isolate. Commestibilità e Tossicità Da considerarsi velenoso: provoca sindrome gastroenterica incostante. Specie simili Le specie simili sono: Lactarius acerrimus Britzelm che si distingue per le colorazioni pileiche più pallide e meno zonate, per le lamelle rosate, spaziate e con presenza di anastomosi all’attaccatura con il gambo e per la carne nettamente più acre; Lactarius evosmus Kühner & Romagn. il quale si differenzia per il cappello privo di zonature concentriche e con colori più tenui, per il suo tipico margine del cappello biancastro, per le lamelle dai toni crema-rosati e per il gambo privo di fossette o scrobicoli; Lactarius porninsis Rolland il quale si distingue per l'habitat esclusivo di Larice, per le tonalità aranciate su tutto il carporforo e per l'odore di fiori d’arancio o scorza di mandarino; Lactarius zonarioides Kühner & Romagn., che si differenzia per la crescita sotto Abete rosso e Abete Bianco, per il cappello di colore bruno-arancio non feltrato e per le spore più grandi; Lactarius mediterraneensis Llistos. & Bellù il quale si distingue per i colori più vivi, per la presenza di evidenti scrobicoli al bordo del cappello, per l'associarsi al Leccio e per il latice bianco virante al giallo. Tutte le specie elencate sono da considerarsi tossiche, esclusi il Lactarius porninsis e Lactarius mediterraneensis i quali sono comunque non commestibili. Osservazioni Fungo molto comune. Alcuni autori distinguono una varietà (Lactarius zonarius var. scrobipes Kühner & Romagn.) per gli scrobicoli presenti nel gambo e per la marcata presenza di peluria al margine del cappello negli esemplari giovani, caratteri che secondo altri autori, con cui concordiamo, sono incostanti e quindi legati a un’unica entità. Bibliografia BASSO, M.T., 1999. Lactarius Pers. Fungi Europaei. Vol 7. Alassio (SV): Ed. Mykoflora. MOSER, M., 2000. Guida alla determinazione dei funghi. Polyporales, Boletales, Agaricales, Russulales. Vol. 1. Ed. Saturnia. EYSSARTIER, G., & ROUX, P., 2011. Le guide des Champignons France et Europe. Parigi: Ed. Belin. PHILLIPS, R., 2004. Riconoscere i funghi. Ed. De Agostini. Foto e Descrizioni Regione Umbria; Ottobre 2012; Foto di Mario Iannotti; Ritrovamento in bosco di latifoglia, in prevalenza Querce e Carpini, si presenta con il pileo depresso al centro, di colore giallo negli esemplari giovani, mentre con la maturità evidenzia anche sfumature bruno-aranciate, con marcate zonature concentriche, il margine è leggermente pubescente. Lamelle abbastanza fitte, forcate al gambo, di colore crema, poi su toni ocracei con l'invecchiamento. Gambo cilindrico, tozzo, abbastanza corto, scrobicolato. La carne ha un'odore fruttato, il latice è di colore bianco, all'assaggio dopo qualche secondo si percepisce il sapore moderatamente acre. La specie più simile è Lactarius acerrimus, che si differenzia per il cappello meno zonato e le lamelle con toni rosati ed molto forcate-anastomosate all'attaccatura con il gambo. -
Lactarius zonarioides Kühner & Romagn. 1954
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Lactarius zonarioides Kühner & Romagn.; Svizzera; Luglio 2015; Foto di Roberto Cagnoli. -
Lactarius zonarioides Kühner & Romagn. 1954
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Lactarius zonarioides Kühner & Romagn.; Regione Trentino Alto Adige; Settembre 2012; Foto di Pietro Curti. -
Lactarius zonarioides Kühner & Romagn. 1954
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Lactarius zonarioides Kühner & Romagn.; Regione Lombardia; Agosto 2010; Foto e commento di Massimo Mantovani. Identificabile per la colorazione arancio accesa del pileo,le zonature sovente presenti sullo stesso, il gambo e lamelle biancastre e l'habitat presso pecci. -
Lactarius zonarioides Kühner & Romagn. 1954
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Lactarius zonarioides Kühner & Romagn., Regione Lombardia; Settembre 2009; Foto di Emilio Pini. -
Lactarius zonarioides Kühner & Romagn. 1954
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Lactarius zonarioides Kühner & Romagn., Regione Trentino; Settembre 2008; Foto di Felice Di Palma. -
Lactarius zonarioides Kühner & Romagn. 1954
Archivio Micologico ha risposto alla discussione di Archivio Micologico in Funghi Velenosi
Lactarius zonarioides Kühner & Romagn., Regione Lombardia; Luglio 2008; Foto di Federico Calledda. Foto di Massimo Mantovani.