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Archivio Micologico

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  1. Polyporus tuberaster (Jacq. ex Pers. : Fr.) Fr.; Regione Lazio; Settembre 2016; Foto di Felice Di Palma.
  2. Ceratiomyxa porioides (Alb. & Schwein.) J. Schröt. 1897 Tassonomia Regno Protozoa Divisione Myxomycota Classe Myxomycetes Ordine Ceratiomyxales Famiglia Ceratiomyxaceae Sinonimi Ceratiomyxa fruticulosa var. porioides (Alb. & Schwein.) G. Lister 1911 Sporocarpo Formato da pareti poliedriche bianche o gialle, con pori disposti irregolarmente, che le danno l'apparenza di una rete intrecciata di forma più o meno sferica. Senza piede, si attacca direttamente al substrato legnoso. Carne gelatinosa che tende a liquefarsi col tempo. Habitat Legno degradato di tronchi di latifoglie a terra. Microscopia Spore ialine, lungamente ellittiche, cortamente clindriche (pareti subparallele), a volte con una estremità che si restringe. Bibliografia LADO, C., 2003. Myxotropic. [Data di accesso: 19/03/2022]. LISTER, A., 1911. A Monograph of the Mycetozoa. MARTIN, G. W., ALEXOPOULOS, C. J., 1969. The Myxomycetes. NEUBERT, H., NOWOTNY, W. & BAUMANN, K., 1993. Die Myxomyceten. Vol. 1. POULAIN, M., MEYER, M. & BOZONNET, J., 2011. Les Myxomycètes. Regione Lazio (RM); Settembre 2016; Foto e commento di Tomaso Lezzi. Il ritrovamento è avvenuto su legno di Quercus cerris. Spore. Osservazione in rosso Congo, a 400×.
  3. Simocybe centunculus (Fr. : Fr.) P. Karst.; Regione Lazio (RM); Settembre 2016; Foto e commenti di Tomaso Lezzi. (Exsiccatum TL20160923_01) Lignicolo, con piccole goccioline sulle lamelle (tipo Lacrymaria) che raccolgono le spore in goccioline marroni, cappello di un paio di centimetri di diametro, sporata bruna, spore faseoliformi, cheilocistidi nettamente capitulati. Piccole goccioline marroni sulle lamelle. Il genere Simocybe è caratterizzato da pileocistidi che qui sono visibili sulla superficie del cappello, sotto forma di pruina bianca, anche nelle foto macro. Sporata bruno scuro. Spore faseoliformi. Osservazione in L4, a 1000×. Cheilocistidi nettamente capitulati. Osservazione in rosso Congo, a 400×.
  4. Coprinellus micaceus (Bull. : Fr.) Vilgalys, Hopple & Jacq. Johnson; Lazio (RM); Settembre 2016: Foto e commenti di Tomaso Lezzi. Il genere Coprinellus è caratterizzato da carpofori più o meno rapidamente deliquescenti, pileocistidi e spesso caulocistidi presenti, velo granuloso, flocculoso o assente, assenza di setae nelle cellule del cappello (presenti invece nel genere Parasola). Coprinellus micaceus si differenzia dalle specie simili per la presenza di sole cellule sferiche, a parete sottile e non catenulate nel velo e per le spore mitriformi in vista frontale. Coprinellus saccharinus e Coprinellus truncorum hanno caulocistidi assenti a differenza di Coprinellus micaceus e spore ovoidi o ellissoidi. Coprinellus pallidissimus (Romagn.) P. Roux, Guy García & S. Roux ha presenza di caulocistidi, ma spore ovoidi. Secondo la vecchia sistematica Coprinellus micaceus = Coprinus micaceus appartiene alla sezione Veliformes per il velo almeno in parte formato da elementi subglobosi; alla subsezione Micacei per il velo formato da cellule globose a parete sottile, che si colorano di rosa o di lilla in KOH o in Ammoniaca. Velo formato da cellule sferiche non catenulate. Osservazione in Rosso Congo, 100×. Cheilocistidi ellittici. Osservazione in Rosso Congo, 100×. Spore mitriformi in profilo frontale. Osservazione in Rosso Congo, 1000×. Coprinellus micaceus (Bull.: Fr.) Vilgalys, Hopple & Jacq. Johnson; Lazio (RM); Settembre 2016: Foto e commenti di Tomaso Lezzi. Velo formato da cellule sferiche non catenulate. Osservazione in Rosso Congo, 100×. Cheilocistidi ellittici. Osservazione in Rosso Congo, 100×. Spore mitriformi in profilo frontale. Osservazione in Rosso Congo, 1000×.
  5. Pluteus variabilicolor Babos; Regione Lazio; Settembre 2016; Foto e commenti di Tomaso Lezzi. (exsiccata TL20160923_03) Pluteus con cappello di colore giallo arancio, rigato sul bordo, a volte per lungo tratto. Le lamelle libere al gambo e rosa per la sporata in massa, due caratteri tipici del genere Pluteus. Il cappello giallo arancio. Il margine del capello rigato.
  6. Gymnopus peronatus (Bolton : Fr.) Gray; Regione Lazio; Settembre 2016; Foto e commenti di Tomaso Lezzi.
  7. Omphalotus olearius (De Cand.: Fr.) Fayod; Regione Lazio; Settembre 2016; Foto e commenti di Tomaso Lezzi. Specie tossica, con crescita frequente sotto Olivo e sotto Quercia.
  8. Leucoagaricus wichanskyi (Pilát) Bon & Boiffard; Regione Lazio; Settembre 2016; Foto e commenti di Tomaso Lezzi. (exsiccata TL20160923_02) I campioni ritrovati hanno gambo con anello a rivetto, placche di velo bianco sul cappello color tortora chiaro, base del gambo bulbosa, quasi sferica. L'epicutis tricodermica, con elementi non/poco ramificati, spore senza medulla, carne non arrossante, colori dal cappello non rosa o rossi, quindi siamo nella sezione Rubrotincti, sottosezione Trichodermi, stirpe Littorails. La taglia robusta, la presenza di cheilocistidi, il gambo nettamente clavato-bulboso, i peli della cuticola stretti e con pigmento parietale incrostante portano aLeucoagaricus wychanskyi, per gli evidenti resti di velo bianco al centro del cappello, il bordo del cappello con rimosità e disegni "a corona", cheilocistidi cilindro-fusiformi, habitat non sabulicolo. Il simile Leucoagaricus littoralis, è caratterizzato invece da mancanza di resti di velo bianco sul cappello (secondo Bon), resti di velo presenti (secondo Candusso e altri autori!), bordo del cappello con limitata rimosità, cheilocistidi ventriformi e habitat sabulicolo. Il simile Leucoagarius sublittoralis è specie simile, ma con gambo clavato e non bulboso, peli pileici larghi e centro del cappello ben distinto, ocra rosato piuttosto vivace. Placche bianche di velo sul cappello. Anello a rivetto. Cheilocistidi allungati, osservazione in Rosso Congo ammoniacale, 400×. Spore, osservazione in Rosso Congo ammoniacale, 1000×. Cuticola con struttura tricodermica, formatata da ife cilindriche allungate non o poco ramificate, osservazione in Rosso Congo ammoniacale, 100×.
  9. Leucocoprinus flos-sulphuris (Schnizl.) Cejp; Regione Lazio; Settembre 2016; Foto e commenti Tomaso Lezzi. Crescita nel terriccio di un vaso di camelie in terrazza. Primordio. Particolare dell'anello a rivetto, tipico del genere. Particolare della base bulbosa.
  10. Gyrodon lividus (Bull. : Fr.) Sacc.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Specie che nasce esclusivamente in simbiosi con piante di Ontano. Quindi vicino a corsi d’acqua, in zone acquitrinose o, comunque in zone fresche e umide. Ben individuabile per l’habitat e per i tubuli cortissimi, decorrenti sul gambo e separabili con difficoltà dal cappello (quasi a ricordare una poliporacea). Di solito cresce a gruppi, anche cespitoso.
  11. Infundibulicybe gibba (Pers. : Fr.) Harmaja; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Detto anche imbutino per la caratteristica forma imbutiforme del cappello. Ha dimensioni medio piccole arrivando il suo diametro pileico a 7-8 cm di diametro. La cuticola del cappello è liscia e feltrata, su varie tonalità del beige, mai bianca; le lamelle sono biancastre o crema chiaro, molto fitte e nettamente decorrenti sul gambo; il gambo è cilindrico, di solito non più lungo del diametro pileico, un poco ingrossato alla base dove è presente una zona feltrata biancastra; sempre alla base del gambo si nota spesso, una volta tolto dal terreno, una copiosa parte di substrato (foglie, residui vegetali e altro) inglobato dal suo micelio; la colorazione del gambo è leggermente più chiara di quella del cappello; la carne è elastica e tenace, bianca, fibrosa nel gambo, di odore di mandorle amare e sapore gradevole. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 53, Pag. 157: “Si tratta di un buon commestibile ma è meglio utilizzare solo i cappelli. Si presta bene per la preparazione dei misti, specialmente quando scarseggiano altre specie più ricercate. Quando in cucina si impiega tale fungo nei misti, va tenuto presente che possiede carne elastica e tenace e che, come tutti gli altri funghi di consistenza simile, richiede tempi di cottura più lunghi; si consiglia quindi di precuocere per qualche minuto, prima di aggiungere esemplari di altre specie con carni più tenere. È un fungo di medie dimensioni; nonostante ciò è forse il più conosciuto di tutto il Genere Clitocybe perché è comune, abbondante e relativamente facile da riconoscere. La specie di Clitocybe che più gli si avvicina è senza dubbio C. costata che, morfologicamente ed ecologicamente, sembra quasi il suo sosia: si differenzia per il margine del cappello ornato da costolature a forma di “Y”, il gambo concolore al cappello e l’odore più marcato. Per distinguere con certezza le due specie si rende però necessario un test macrochimico: se mettiamo una goccia di idrossido di Potassio (KOH) sulla superficie del cappello di C. costata otteniamo una colorazione marrone scuro che non si verifica in C. gibba. La confusione più pericolosa avviene con C. phaeophtalma, fungo tossico, appena più esile, avente il cappello solo infossato al centro (ombelicato) e difficilmente imbutiforme; la carne ha però un cattivo e netto odore di rancido. Il nostro funghetto può essere confuso anche con Lepista inversa che cresce nel medesimo habitat ma che ha colori aranciati, margine del cappello involuto, lamelle che si staccano facilmente dalla trama del cappello, carne con odore fungino e sapore un po’ astringente.” Evidenti residui di substrato che rimangono inglobati dal suo micelio:
  12. Entoloma sinuatum (Bull. : Fr.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. In boschetto misto Castagno-Quercia:
  13. Leccinum crocipodium (Letell.) Della Maggiora & Trassin.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini.
  14. Daedaleopsis confragosa (Bolton : Fr.) J. Schröt.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Bellissimo lignicolo dai colori rosso cupo sulla parte sterile e dall’imenoforo particolare. Basidiomi annuali, semicircolari con dimensioni che variano da pochi cm fino a 15-20 cm di larghezza e con spessore anche di 3 cm nel punto di attacco al substrato. Superficie sterile glabra, solcata e concentricamente zonata; brunastra all’inizio, diventa rosso scuro a maturità. Imenoforo bruno-ocraceo, con presenza di pori angolosi e sinuosi solo nella parte centrale; allontanandosi dal centro i pori si allungano fino a trasformarsi in lamelle che si biforcano tipicamente in altre due lamelle che a loro volta possono ripetere la biforcazione più volte andando verso il margine. Un tempo tali caratteristiche erano ritenute peculiari di Daedaleopsis tricolor (Bull.) Bondartsev & Singer; attualmente qualche Autore ritiene le ritiene conspecifiche. L'imenoforo.
  15. Ganoderma carnosum Pat.; Regione Toscana. Ottobre 2016. Foto di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). Alla base di un Abete bianco, habitat prevalente di questo fungo che di norma si presenta munito di gambo. Il simile Ganoderma lucidum (Curtis: Fr.) P. Karst. si associa in genere a latifoglie. Ganoderma resinaceum Boud. non ha gambo o lo ha solo accennato.
  16. Ganoderma applanatum (Pers.) Pat.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). Alla base di un Faggio. Una delle caratteristiche di questo lignicolo è la fragile consistenza del suo pileo.
  17. Lycoperdon pyriforme Schaeff. : Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR).
  18. Fomitopsis pinicola (Sw. : Fr.) P. Karst.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR).
  19. Amanita ceciliae (Berkeley & Broome) Bas; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR).
  20. Polyporus tuberaster (Jacq. ex Pers. : Fr.) Fr.; Regione Toscana; Settembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Poliporo assai comune, rinvenibile su legno marcescente di latifoglia (come questi esemplari, su cerro) oppure emergente da uno sclerozio duro formato da un intreccio compatto tra micelio, terra, sassi e radici (questo sclerozio è quindi una sorta di consistente conglomerato, detto “pietra fungaia”, che può pesare anche 10 kg e oltre). Cappello di diametro massimo sui 15 cm, circolare o reniforme, depresso al centro, cosparso, almeno nei giovani esemplari, di piccole squamule più scure del colore di fondo che può variare dal giallo-ocra al bruno. Margine sottile, un poco fibrilloso-ciliato. Imenoforo di color crema chiaro, con pori angolosi, anche a forma poligonale allungata; con tubuli disposti su un singolo strato, decorrenti sul gambo. Il gambo è di solito laterale, talvolta centrale, di colore ocra chiaro, spesso ricurvo alla base che si presenta cosparsa di fine peluria biancastra. Carne soda ma non coriacea, di colore crema biancastro, con odore fungino leggero e gradevole. P. tuberaster può confondersi con P. squamosus che tuttavia è di dimensioni assai più imponenti (cappello di diametro fino a 50 o 60 cm di diametro) e che ha carne dura e coriacea con odore di cocomero o di farina bagnata. Inoltre il suo gambo è, in proporzione al cappello, corto e quasi rudimentale, di colore bruno o bruno nerastro. Giovani esemplari. Esemplari più maturi. Particolari dell'imenoforo.
  21. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Settembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Si comincia a formare il cappello (quasi sferico) e il gambo inizia ad allungarsi: si crea così l'immagine della mazza con cui si suona il tamburo o la gran cassa. L'anello ancora non ha preso forma, anche se si intuisce la sua prossima apparizione. La cuticola del gambo ha cominciato a screpolarsi creando le zebrature; mentre la cuticola del cappello si lacera formando le squame. Esemplare maturo: la parte inferiore del cappello, cioè la parte che "teneva chiusa" la sfera, si è staccata dal gambo lasciando sull'anello un'evidente parte fioccosa; il cappello è ora libero di espandersi. La base rimane contraddistinta, come nel primordio, da un evidente bulbo. Particolare dell'anello doppio e che può scorrere liberamente sul gambo.
  22. Trametes hirsuta (Wulfen) Lloyd; Regione Toscana; Agosto 2016; Foto di Alessandro Francolini. La superficie poroide.
  23. Gyroporus cyanescens (Bull. : Fr.) Quélet; Regione Toscana; Agosto 2016; Foto di Alessandro Francolini.
  24. Suillellus luridus (Schaeff. : Fr.) Murrill; Regione Toscana; Agosto 2016; Foto di Alessandro Francolini.
  25. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Agosto 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 98, Pag. 206: “Non confonderlo con Chlorophyllum rhacodes, tossico, con squamule fortemente infisse nel derma del cappello (dette “a tegola”), con viraggio all’arancione e poi al brunastro della carne esposta, laddove corrosa o tagliata. È prudente non mangiare Macrolepiota il cui diametro sia inferiore a 8 cm per non confonderle con le Lepiota del Gruppo helveola, o altre velenose o mortali. Macrolepiota procera, essendo uno dei colossi del bosco, difficilmente può essere confuso con le piccole Lepiota. Per la misura si fa riferimento al fungo adulto e quindi con il cappello completamente aperto.” Esemplari maturi, con la forma ad "ombrellone" Giovane esemplare, con la forma a "mazza di tamburo"
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