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Archivio Micologico

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  1. Gymnopus loiseleurietorum (M.M. Moser, Gerhold & Tobies) Antonín & Noordel. 1997 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Basidiomycetes Ordine Agaricales Ordine Agaricales Famiglia Omphalotaceae Sinonimi Collybia loiseleurietorum M.M. Moser, Gerhold & Tobies 1993 Etimologia L'epiteto Gymnopus deriva dal greco gymnós (γυμνός) e pus (πούς) = dal piede nudo, privo di decorazioni; l'epiteto loiseleurietorum deriva dal nome della pianta Loiseleuria procumbens (L.) Desv. , simbionte della specie. Cappello 0,5-3 cm di diametro, bruno, ocra, igrofano, con margine rigato. Imenoforo Lamelle crema, ocra, sinuate, con diversi ordini di lamellule, smarginate. Gambo 1-4 × 0,2-0,4 cm, marrone scuro per l'intera lunghezza, con toni rossastri, cilindrico. Carne Bruna, con odore sgradevole Sporata Bianca. Habitat Ritrovamento effettuato a 2300 m s.l.m. tra cuscini di Loiseleuria procumbens, simbionte della specie, in Zona Alpina. Microscopia Spore larmiformi (4,6) 4,7-6,8 (6,8) × 2,5-3,4 µm; Q = 1,7-2.1; N = 5; Media = 5,7 × 3,0 µm; Qm = 1,9. GAF presenti in tutti i tessuti. Basidi tetrasporici. Pileipellis formate da ife di diametro (5,4) 6,6-9,7 (10.4) µm, N = 30, Media = 7,6 µm; cilindriche, con leggeri rigonfiamenti vicino ai setti, ramificate, intrecciate. Presenza abbondante di GAF sui setti delle ife della cuticola. Commestibilità o Tossicità Non accertata. Somiglianze e varietà Gymnopus tipico della Zona Alpina, si distingue dalle specie simili per l'habitat esclusivo di Loiseleuria procumbens, per il colore e le dimensioni minute. Nella Zona Alpina si rinvengono anche i simili: - Gymnopus pyrenaeicus (Bon & Ballarà) Antonín & Noordel. 2008 = Collybia pyrenaeica Bon & Ballarà 1997, che ha colori crema, molto più chiari; - Gymnopus alpicola (Bon & Ballarà) Esteve-Rav., V. González, Arenal & E. Horak 1998, che presenta colori crema giallastri, simili a quelli di Gymnopus dryophilus (Bull. : Fr.) Murrill 1916. Osservazioni Questa specie appartiene a specie tipiche della Zona Alpina, associate a piante nane o erbacee, in questo caso particolare a Loiseleuria procumbens. Bibliografia ANTONÍN, V., HALLING, R.E. & NOORDELOOS, M.E., 1997. Generic concepts within the groups Marasmius and Collybia sensu lato. Mycotaxon. 63: 359-368. BON, M. & BALLARA, J., 1997. Contribution a l'étude de la mycoflore alpine des Pyrenées. Bull. Fed. Myc. Dauphiné-Savoie. 146: 5-22. JAMONI, P.G., 2008. Funghi alpini delle zone alpine superiori e inferiori. Ed. AMB. MOSER, M. & RAMESEDER, M., 1993. An alpine Collybia species associated with Loiseleuria procumbens: Collybia loiseleurietorum sp.n. Bibliotheca Mycologica. 150: 171-178. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Tomaso Lezzi e Paolo Avetrani - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Trentino Alto Adige (BZ); Luglio 2019; Foto di Tomaso Lezzi. Regione Trentino Alto Adige (BZ); Luglio 2019; Foto di Paolo Avetrani. Regione Trentino Alto Adige (BZ); Luglio 2019; Foto di Tomaso Lezzi. Spore larmiformi (4,6) 4,7-6,8 (6,8) × 2,5-3,4 µm; Q = 1,7-2.1; N = 5; Media = 5,7 × 3,0 µm; Qm = 1,9. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Regione Trentino Alto Adige (BZ); Luglio 2019; Foto di Paolo Avetrani Basidi e Basidioli. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Regione Trentino Alto Adige (BZ); Luglio 2019; Foto di Tomaso Lezzi. Pileipellis formate da ife di diametro (5,4) 6,6-9,7 (10.4) µm, N = 30, Media = 7,6 µm; cilindriche con leggeri rigonfiamenti vicino ai setti, ramificate, intrecciate. Presenza abbondante di GAF sui setti delle ife della cuticola. Osservazione in Rosso Congo a 400×. GAF presenti in tutti i tessuti (in foto ife della cuticola). Osservazione in Rosso Congo a 400×. Regione Trentino Alto Adige (BZ); Luglio 2019; Foto di Paolo Avetrani. GAF trama sottoimeniale. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Trama Pileipellis con GAF. Osservazione in Rosso Congo a 400×. 
  2. Tuber excavatum Vittad. 1831; Regione Umbria; Ottobre 2011; Foto di Tomaso Lezzi. Tuber caratterizzato dal peridio liscio e dalle cavità che si sviluppano sia all'esterno che all'interno. Commestibile di scarso valore.
  3. Tricholoma viridilutescens M.M. Moser; Regione Friuli Venezia Giulia, Val Pesarina (UD), 1000 m s.l.m.; Agosto 2012; Foto di Nicolò Parrino.
  4. Flammulaster carpophilus (Fr.) Earle ex Vellinga 1986 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Inocybaceae Sinonimi Flammulaster carpophiloides (Kühner) Watling 1967 Flammulaster carpophilus var. autochtonoides Bon 1987 Etimologia L'epiteto Flammulaster deriva dal latino flámmula = fiammella e dal greco ἀστήρ (astér) = stella, per le decorazioni solitamente presenti sul cappello. L'epiteto carpophilus deriva dal greco καρπός (carpós) = frutto e φίλος (phílos) = amico, per il particolare habitat di questa specie. Cappello Di piccole dimensioni, fino a 3 cm, quasi emisferico nei giovani esemplari, diventa poi convesso con lo sviluppo, infine quasi piano. La superficie è beige, ocra con un riflesso rosato, granulosa. Imenoforo Lamelle ventricose, abbastanza rade, con filo eroso, presenza di abbondanti lamellule. Sporata crema. Gambo Sottile, generalmente cilindrico e più o meno slanciato, gambo pruinoso, spesso attaccato su nervature di foglie di Fagus, Salix, Quercus ed altre latifoglie. Habitat Specie caratteristica per il suo habitat di crescita: rametti o foglie di latifoglia, in particolare su Fagus, Salix e Quercus. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Microscopia Basidi quadrisporici; spore amigdaloidi, ovoidi, 7,2-9,3 × 4,4-5,9 µm; Qm = 1,6 a parete sottile; cheilocistidi lageniformi con collo abbastanza allungato e di profilo irregolare, con strozzature. Pileipellis con trama regolare, formata da cellule globose e leggermente allungate. Specie simili Il simile Flammulaster rhombosporus (G.F. Atk.) Watling ha spore di profilo più nettamente romboidale e estremità citriformi, con due papille pronunciate. Note tassonomiche Non tutti gli autori sono d'acordo sulle sinonimie di questa specie con altre. Ad esempio J. Vesterholt & E. Rald in Funga Nordica considerano questa specie separata da Flammulaster rhombosporus (G.F. Atk.) Watling = Flammulaster carpophilus (Fr.) Earle var. rhombosporum (G.F. Atk.) Vellinga, e Flammulaster carpophilus var. subincarnatus (Joss. & Kühner) Vellinga, mentre Index Fungorum le considera tutti sinonimi. Bibliografia AA.VV., 2018. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. 2nd Edition, 2nd printing. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Tomaso Lezzi e Mario Iannotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Giugno 2019; Legit Dino Cannavicci; Foto di Tomaso Lezzi. (Exsiccatum TL20190531-04) Piccolo esemplare di Flammulaster carpophilus con crescita su nervature di foglie di Faggio. Cuticola. Osservazone in rosso Congo; 400×. Velo. Osservazone in rosso Congo; 400×. Spore a parete sottile, con profilo amigdaloide, ovoide. Osservazione in rosso Congo; 1000×. Cheilocistidi lageniformi con collo abbastanza allungato e di profilo irregolare, con strozzature. Osservazione in rosso Congo; 400×.
  5. Tulostoma brumale Pers. : Pers.; Regione Lombardia, Pianura bergamasca, località Gera d'Adda; Dicembre 2014; Foto, commenti e microscopia di Sergio Mombrini. Foto in habitat, si nota l'ostiolo sporgente con la zona anulare brunastra alla base, il gambo biancastro, bruno-chiaro. Capillizio rigonfio ai setti. Capillizio, placche di cristalli sulle pareti esterne. Spore 3,8-4,4 µm (esclusa ornamentazione), globose, aculeate.
  6. Balsamia vulgaris Vittad. 1831 Tassonomia Regno Fungi Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Sottoclasse Pezizomycetidae Ordine Pezizales Famiglia Helvellaceae Sinonimi Non sono conosciuti sinonimi. Nome popolare Tartufo rosso, Rossetta. Etimologia L'epiteto Balsamia ha due possibili etimologie: la prima deriva dal latino balsămĕus = balsamico, per il suo forte odore, la seconda deriva dal nome del naturalista Giuseppe Balsamo Crivelli, nato nel 1800. L'epiteto vulgaris deriva dal latino vulgāris = comune, per la sua frequente diffusione. Ascoma Fungo ipogeo di forma subglobosa, più o meno irregolare, a volte con lobata e con alcune cavità. Di dimensioni non molto grandi (1-3 cm). Peridio Il peridio varia da ocra bruno nei giovani a rossiccio ruggine negli esemplari maturi, con verruche piatte, poligonali, fini che si possono rimuovere facilmente spazzolando la superficie. Gleba La gleba è molle, color avorio poi giallastra a maturità, con venature chiare, e piccole cavità disposte a labirinto. Di odore più leggero nei giovani esemplari, ma presto molto forte e sgradevole, simile al grasso rancido. La carne diventa presto molle, in maturità anche deliquescente. Habitat  Cresce preferenzialmente nel periodo invernale, fino a primavera inoltrata. Comune nei boschi di latifoglie, Quercia, Faggio, Salice, Pioppo, Castagno e Nocciolo in particolare. È possibile reperirlo anche nei parchi cittadini. Microscopia Gli aschi sono clavati, piriformi, con un peduncolo basale e contengono 8 spore. Spore 23,5-27,9 × 12,9-14,4 µm; Qm = 1,92; ellissoidali, subcilindriche, lisce, ialine con grossa guttula centrale affiancata da altre due leggermente più piccole e da altre di dimensione molto minore. Parafisi cilindriche, settate, con apice arrotondato. Peridio con verruche formate da cellule cortamente ellissoidali, subglobose. Commestibilità o Tossicità  Specie sospettata di tossicità insufficientemente conosciuta, da sottoporre a nuove indagini e valutazioni. Per truffa, a volte viene messo in vendita frammisto ai tartufi pregiati. Specie simili Questa specie somiglia vagamente al Tartufo bianco (Tuber magnatum Picco) a cui viene a volte mescolata illegalmente. Di questa specie non è permessa la commercializzazione. Il Tuber magnatum si riconosce facilmente per il profumo gradevole, la gleba piena senza celle vuote e spore completamente diverse, reticolate. Note nomenclaturali Balsamia vulgaris è la specie tipo del genere Balsamia, che comprende quasi una ventina di specie. Bibliografia MONTECCHI, A. & SARASINI, M., 2000. Funghi Ipogei d’Europa. Trento: Ed. AMB. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Tomaso Lezzi e Mario Iannotti. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lazio; Marzo 2019; Legit Maria Tullii; Foto macro di Maria Tullii, Foto micro di Tomaso Lezzi. (Exsiccatum TL20190319-01) Campioni rinvenuti sotto Cerro. Spore 23,5-27,9 × 12,9-14,4 µm; Qm = 1,92; ellissoidali, subcilindriche, lisce, ialine con grossa guttula centrale affiancata da altre due leggermente più piccole e da altre di dimensione molto minore. Osservazione in Rosso Congo; 100×. Osservazione in Rosso Congo; 400×.
  7. Geastrum melanocephalum (Czern.) V.J. Staněk 1956; Regione Piemonte; Giugno 2010; Foto e descrizione di Fulvio Soldà. Carpoforo epigeo a forma di cipolla, appuntito all'apice, pieno duro e squamoso di colore bruno rossatro. Esoperidio che a maturità si apre con ampie fenditure a maturità. Endoperidio tipicamente adnato alla carne. Gleba subglobosa e un po' compressa ai poli. dai 3 ai 5 cm di diametro portata da un piccolo corto pedicello, tipicamente bianco in gioventù e nerastro a maturità. Pseudocolumelle evidenti (la parte visibile in sezione nella parte bassa). Habitat da agosto a fine ottobre sotto aceri, acacie e conifere, di nessun valore alimentare. Primordio a fico, con toni vinosi. Sezione.
  8. Cuphophyllus fornicatus (Fr.) Lodge, Padamsee & Vizzini 2013 Tassomonia Divisione Basidiomycota Classe Basidiomycetes Ordine Agaricales Famiglia Hygrophoraceae Genere Cyphophyllus Sezione Fornicati Sinonimi Camarophyllus fornicatus (Fr.) P. Karst. 1879 Hygrocybe fornicata (Fr.) Singer 1951 Neohygrocybe fornicata (Fr.) Kovalenko 1989 Porpoloma fornicata (Fr.) Bresinsky 2003 Porpolomopsis fornicata (Fr.) Bresinsky 2008 Dermolomopsis fornicata (Fr.) Vizzini 2012 Etimologia Cuphophyllus = dal greco “cúphos” incurvatura, gobba, e “phýllon” lamella, con lamelle arcuate; fornicatus = da “fórnix” arco, volta architettonica, arcuato, forse per la forma del cappello. Cappello Da conico-campanulato a convesso mammellonato, si caratterizza per la presenza di un umbone molto evidente, di colore grigio-ocraceo, grigio-brunastro, più chiaro verso il margine, ma anche tutto grigio pallido, leggermente lubrificato, grasso, fibrilloso-setoso verso il margine, con piccole squame al centro, a maturità tende a fessurarsi radialmente. Imenoforo Lamelle biancastre, abbastanza rade, larghe, ventricose, sinuose, da adnate a smarginate, intervenate, arcuato-decorrenti, solitamente spesse vicino al pileo, spesso biforcate o intervenate, fragili, con presenza di lamellule. Gambo Cilindrico, bianco, asciutto, fibrillloso-setoso, anche finemente squamuloso. Carne Bianca, esigua, con odore di muffa o terroso. Habitat Prati di pianura e montagna, radure erbose di boschi. Microscopia Spore ellissoidali, subcilindriche, 6,8-8,2(9,1) × 4,6-5,3; Q = 1,3-1,9; Qm = 1,5, con apicolo molto evidente, alcune con grossa guttula centrale. Basidi tetrasporici claviformi, molto slanciati, con sterigmi allungati; osservati GAF alla base dei basidioli. Trama lamellare subregolare. Pileipellis tipo cutis, formata da ife cilindriche, parallele, leggermente intrecciate. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Di nessun interesse alimentare. Specie simili Hygrocybe nitrata (Pers.) Wünsche, si separa per il cappello squamoso e per il forte odore di cloro; Hygrocybe ingrata J.P. Jensen & F.H. Møller, si distingue per il lento viraggio al bruno-rossastro delle superfici allo sfregamento e per il leggero odore di cloro. La variabilità cromatica del cappello aveva dato origine in passato a due varietà: esemplari con il cappello grigio-brunastro sono riconducibili a Hygrocybe fornicata var. fornicata (Fr.) Singer, mentre quelli con cappello biancastro a Hygrocybe fornicata var. streptopus (Fr.) Arnolds. Osservazioni Ad un primo impatto, per il portamento tricolomoide, questa specie, può mettere in difficoltà il determinatore, che facilmente può attribuirla ad un Tricholoma del gruppo terreum o al fantomatico Tricholoma inocyboides Corner, in quanto, spesso si presenta con un umbone acuto ben evidenziato. Le forme chiare di questa specie con il cappello fessurato radialmente, possono far pensare a Porpoloma pes-caprae (Fr.) Singer, visto che condividono lo stesso habitat. Un elemento da controllare sul campo è l’odore, che in quest’ultima è farinoso e non di muffa o terroso. Recenti studi filogenetici (Vizzini et al., 2016) hanno collocato Porpoloma pes-caprae in un nuovo Genere, Pseudoporpoloma Vizzini & Consiglio, pertanto, la nuova tassonomia è Pseudoporpoloma pes-caprae (Fr.) Vizzini & Consiglio. Note tassonomiche L’ultimo decennio di studi nella Famiglia Hygrophoraceae con il supporto dell’analisi del DNA ha modificato la visione tradizionale che si aveva di questa complessa Famiglia. Riportiamo a seguire una estrema sintesi di un complesso lavoro pubblicato recentemente (Lodge et al., 2013), che ha condensato le conoscenze e gli studi condotti negli ultimi 20 anni sulla famiglia Hygrophoraceae. Questa recente revisione della Famiglia delle Hygrophoraceae basata su analisi multigenica, ecologia, morfologia e chimica dei pigmenti ha confermato la polifilia del Genere Hygrophorus, e ha dimostrato che all'interno della Famiglia sono presenti funghi che non hanno le caratteristiche tradizionali della stessa, tra cui le Ampulloclitocybe e le Chrysomphalina e che la tradizionale divisione Hygrophorus/Hygrocybe risulta insufficiente per spiegare le diverse relazioni filogenetiche presenti nella Famiglia, richiedendo la formazione di una serie di Generi nuovi: Acantholichen, Ampulloclitocybe, Arrhenia, Cantharellula, Cantharocybe, Chromosera, Chrysomphalina, Cora, Corella, Cuphophyllus, Cyphellostereum, Dictyonema, Eonema, Gliophorus, Haasiella, Humidicutis, Hygroaster, Hygrocybe, Hygrophorus, Lichenomphalia, Neohygrocybe, Porpolomopsis e Pseudoarmillariella. Un nuovo genere che è molto vicino a Chromosera viene descritto con il nome di Gloioxanthomyces. Nello studio in argomento è stato adottato un approccio minimalista nel trasferimento di generi e nella creazione di nuovi nomi e combinazioni, pertanto, gli autori hanno scelto di mantenere nelle Hygrophoraceae i generi Cuphophyllus, Ampulloclitocybe e Cantharocybe, nonostante il debole supporto filogenetico. In particolare Cuphophyllus è stato emendato da Lodge per includere le specie con trama lamellare subregolare. Basidiomi di forma per lo più clitocyboidi, raramente omfalinoidi o micenoidi; prive di veli; superficie del pileo secca, lubrificata o raramente viscosa, liscia, pruinosa o pubescente, con le seguenti caratteristiche principali: il cappello spesso bianco, panna, salmone o marrone scuro, a volte marrone, grigio, marrone-grigiastro o marrone-rossiccio, raramente giallo, arancio, rosa, lilla, lilla-rosato o violetto rossastro; le lamelle prevalentemente arcuato-decorrenti, raramente sinuose, solitamente spesse vicino al pileo, spesso biforcate o venate, solitamente fragili, spesso con aspetto opaco, gessoso; il gambo spesso robusto, generalmente pieno o cavo vicino all'apice, raramente interamente cavo, superficie liscia o fibrosa, umida o secca, non viscosa; le spore solitamente ellissoidali, subglobose o globose, a volte oblunghe, ialine, a parete sottile, guttulate in KOH, inamiloidi, non metacromatiche in blu di cresile; basidi lunghi, con GAF alla base; cistidi assenti; trama lamellare generalmente molto intrecciata (raramente subregolare); pileipellis una cutis, ixocutis o trichoderma, ife prevalentemente o parzialmente intrecciate, solitamente con pigmenti dissolti, privi di pigmenti incrostanti; GAF abbondanti, grandi, spesso a medaglione. Il Genere Cuphophyllus, attualmente, è strutturato in 4 Sezioni: Adonidum; Cuphophyllus; Fornicati; Virginei. Nella sezione Fornicati sono incluse, ad oggi, con certezza, sulla base di dati morfologici e molecolari, le seguenti specie: Cuphophyllus fornicatus, Cuphophyllus acutoides (A.H. Sm. & Hesler) Lodge, Matheny & Sánchez-García e Cuphophyllus acutoides var. pallidus (Hesler & A.H. Sm.) Lodge. Occorrono ulteriori approfondimenti e sicuramente nuove raccolte ed esami per dirimere alcune criticità. Le specie senza nome, identificate mediante filogenesi molecolare, includono un secondo clade del Regno Unito/Europa (Vizzini & Ercole, 2012) che potrebbe corrispondere a Hygrocybe fornicatus var. lepidopus (Rea) Boertm. & Barden (Dentinger et al., non pubblicato), un terzo clade britannico che corrisponde a Hygrocybe clivalis (P.) PD Orton, una raccolta dalla Russia identificata come Neohygrocybe ingrata (J.P. Jensen & F.H. Møller) Herink, e una specie ancora senza nome della Nuova Zelanda. Bibliografia AA.VV., 2008. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. BOERTMANN, D., 2000. The genus Hygrocybe. Fungi of Northern Europe. 3ª ed. Vol 1. Danimarca: Ed. Low Budget publishing. BON, M., 1995. Les Hygrophores. Flore Mycologique d'Europe. Vol 1. Amiens: Ed. Marcel Bon. CANDUSSO, M., 1997. Hygrophorus s.l.. Fungi Europæi. Vol 6. Alassio: Ed. Libreria Basso. LODGE, D.J., PADAMSEE, M., MATHENY, P.B. et al., 2014. Molecular phylogeny, morphology, pigment chemistry and ecology in Hygrophoraceae (Agaricales). Fungal Diversity 64: 1. https://doi.org/10.1007/s13225-013-0259-0 VIZZINI, A., CONSIGLIO, G., ERCOLE, E. & SETTI, L., 2016. Pseudoporpoloma, a new genus for Agaricus pes-caprae (Agaricales, Tricholomataceae). Phytotaxa 243, 3. DOI: http://dx.doi.org/10.11646/phytotaxa.243.3.5 VIZZINI, A. & ERCOLE, E. 2012. Considerazioni sul genere Hygrocybe s. lato: il novo genere Dermolomopsis e nuove combinazioni in Chromosera. Micol Veget Medit 26:91–106. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Abruzzo; Palena (AQ), bosco Scaricaturo; Ottobre 2018; Foto e microscopia di Mario Iannotti. (Exsiccatum MI20181007-01) Lamelle biancastre, abbastanza rade, larghe, ventricose, sinuose, smarginate, intervenate, arcuato-decorrenti, solitamente spesse vicino al pileo, spesso biforcate o intervenate, fragili, con presenza di lamellule. Microscopia Spore ellissoidali, subcilindriche, 6,8-8,2(9,1) × 4,6-5,3; Q = 1,3-1,9; Qm = 1,5, con apicolo molto evidente, alcune con grossa guttula centrale. Osservazione in Floxina a 1000×. Basidi tetrasporici claviformi, molto slanciati, con sterigmi allungati; osservati GAF alla base dei basidioli. Osservazione in Floxina a 1000×. GAF pronunciati spesso a medaglione. Pileipellis tipo cutis, formata da ife cilindriche, parallele, leggermente intrecciate. Osservazione in Floxina a 400×. Trama lamellare subregolare. Osservazione in Floxina a 400×.
  9. Tuber brumale Vittadini; Regione Abruzzo; Novembre 2018; Foto di Tomaso Lezzi. Il Tuber brumale viene raccolto in autunno-inverno sotto varie latifoglie. Macroscopicamente è caratterizzato da un peridio nero, senza cavità basale, verruche grandi e poco in rilievo, depresse al centro e fessurate radialmente, odore erbaceo-speziato, caratteri che lo differenziano macroscopicamente dal Tuber aestivum, lo Scorzone. La gleba ha un tipico aspetto marmorizzato bicolore con venature larghe bruno-grigie (la parte fertile che contiene le spore), e con venature bianche (la parte sterile). Microscopicamente è caratterizzato da aschi che contengono spore ellissoidali giallo brune (carattere che le differenzia da quelle scure di Tuber melanosporum), ricoperte da aculei che rivestono la superficie (carattere che lo differenzia invece da Tuber aestivum, che ha spore reticolate). Quando negli aschi sono contenute poche spore (1-2), queste sono solitamente di dimensione maggiore. Osservazione a 100× in Idrossido di potassio. Osservazione a 400× in Idrossido di potassio.
  10. Cortinarius catharinae Consiglio 1997 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Basidiomycetes Ordine Agaricales Famiglia Cortinariaceae Genere Cortinarius Sottogenere Phlegmacium Sezione Calochroi Sinonimi Cortinarius parvus Rob. Henry 1935 Cortinarius callochrous var. parvus (Rob. Henry) Brandrud 1992 Calonarius catharinae (Consiglio) Niskanen & Liimat. 2022 Etimologia Cortinarius = attinente la cortina (dal latino cortina = cortina, frangia), per il velo araneoso. L’epipeto specifico catharinae, genitivo singolare femminile, è una dedica a Caterina Consiglio. Cappello Cappello inizialmente globuloso, poi piano-convesso, carnoso, vischioso con il tempo umido, di colore ocra-biancastro, con delle caratteristiche fiammature ocra-rugginose che si estendono dal centro al bordo del cappello soprattutto negli esemplari maturi, il margine involuto resta a lungo biancastro. Imenoforo Le lamelle sono smarginate, abbastanza fitte, di colore lilla carico, con il filo finemente eroso, intervallate da numerose lamellule. Gambo Il gambo è cilindrico, pieno, di colore biancastro, macchiato di ocraceo, talvolta all’apice è sfumato di violetto, decorato da residui velari cortiniformi di colore rugginosi, che lo rivestono longitudinalmente, alla base è presente un bulbo nettamente marginato, ornato da residui bianchi del velo generale. Carne La carne è biancastra, ocracea pallida, con sfumature violette all’apice del gambo, sapore dolce ed odore non caratteristico. Reazioni macrochimiche Con KOH al 20% il pileo reagisce vivacemente al rosso-carminio, la bulbopellis al rosa e la carne a un rosa grigiastro. Habitat Specie mediterranea, cresce in autunno sotto latifoglie, nei boschi di Castagno, Cerro e Roverella su terreno calcareo. Microscopia Spore 9,3-10,9 × 5,3-6,6 µm; Q = 1,6-1,9; Qm = 1,7, amigdaliformi, sulla superficie sono presenti delle evidenti verruche a placchette. Commestibilità e tossicità Fungo non commestibile. Specie simili Cortinarius parvus Rob. Henry, specie rara rinvenibile sotto Faggio, si separa per la diversa reazione del pileo al grigio-bruno-rosato al KOH e per il differente quadro microscopico. Cortinarius pallens Eyssart. & Reumaux è simile macro e microscopicamente, ma ha residui velari biancastri e non viola e sul cappello presenta una reazione bruno-giallastra con KOH e le altre basi forti e misure sporali differenti. Cortinarius albertii Dima, Frøslev & T.S. Jeppesen, si separa per il gambo grigio-biancastro senza sfumature lilla, lamelle biancastre-grigie, a volte appena sfumate di lilla, diversa reazione al KOH sul pileo al rosa intenso. Cortinarius insignibulbus Bidaud & Moënne-Locc., è anche biancastro quando è giovane, ma si distingue per la reazione negativa KOH sul pileo (rosa sul lato inferiore del bulbo), il velo non bianco e per le spore più grandi; Cortinarius subgracilis Moënne-Locc., si separa perché di solito mostra un debole colore grigio rosato nella reazione al margine del pileo al KOH, per la carne che non vira al rosa con KOH, il velo non bianco e per la crescita sotto di conifera. Cortinarius platypus (M.M. Moser) M.M. Moser, ha gli stessi toni pallidi ma con KOH reagisce al brunastro sul pileo, negativa sul bulbo. Cortinarius pseudoparvus Bidaud, ha stessi toni pallidi e simile reazione su pileo al KOH, stesso habitat, ma spore nettamente più grandi, (9) 10-13 (13,5) × 6-6,5 µm. Cortinarius sublilacinopes Bidaud, Moënne-Locc. & Reumaux, si separa per la reazione negativa con KOH e perché al margine del cappello ha una sfumatura gialla-ocracea. Cortinarius parasuaveolens (Bon & Trescol) Bidaud, Moënne-Locc. & Reumaux può essere abbastanza simile a Cortinarius catharinae, ma si distingue per alcune lievi sfumature di lilla su gambo e margine del bulbo, e per colore più carico al centro del cappello. Cortinarius flavoaurantians Boccardo, Cleric. & Vizzini si distingue per la reazione color arancione o arancio-bruno alle basi forti sulla cuticola del cappello negli esemplari freschi. Cortinarius barbarorum Bidaud, Moënne-Locc. & Reumaux vive in habitat differenti, non sotto Quercus, ma sotto conifere. Note Questa specie si ricosce per tutta una serie di elementi caratteristici, il pileo color ocra biancastro, con tipiche fiammature ocra rugginose presenti al centro del cappello che a volte invadono buona parte dello stesso, le lamelle lilla intenso, il gambo biancastro, talvolta con una sfumatura violetta all’apice, alla base del gambo un bulbo nettamente marginato, i residui bianchi del velo generale, spesso presenti sul cappello ed alla base del gambo, la crescita nei boschi termofili di latifoglie, la caratteristica reazione vivace del cappello al rosso-carminio al KOH. Bibliografia BOCCARDO, F. et al., 2008. Funghi d'Italia. Bologna: Ed. Zanichelli. BRANDRUD T.E., FRØSLEV, T.G. & DIMA, B., 2018. Rare, whitish–pale ochre Cortinarius species of sect. Calochroi from calcareous Tilia forests in South East Norway. Agarica 38: 3–20. BREITENBACH, J. & KRÄNZLIN, F., 2000. Champignons de Suisse. Cortinariaceae. Vol. 5. Lucerna: Ed. Verlag Mykologia. CONSIGLIO G., ANTONINI D. & ANTONINI M., 2003. Il Genere Cortinarius in Italia. Parte 1a - A/37. A.M.B. Trento. MOSER, M., 2000. Guida alla determinazione dei funghi. Polyporales, Boletales, Agaricales, Russulales. Vol. 1. Ed. Saturnia. VIZZINI, A., CLERICUZIO, M., BOCCARDO, F. & ERCOLE, E., 2012. A new Cortinarius of section Calochroi (Basidiomycota, Agaricomycetes) from Mediterranean Quercus woodlands (Italy). Mycologia, 104(6): 1502–1509. DOI: 10.3852/12-072. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Revisionata dal CLR Micologico di AMINT . Regione Puglia, Parco Nazionale del Gargano, Foresta Umbra, Vico del Gargano (FG); Ottobre 2018; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. Ritrovamento in bosco di Quercus cerris L. Si può notare la reazione con KOH al 20%. Il pileo reagisce vivacemente al rosso-carminio, la bulbopellis al rosa e la carne a un rosa grigiastro. (Exsiccatum MI20181028-02) Microscopia Spore 9,3-10,9 × 5,3-6,6 µm; Q = 1,6-1,9; Qm = 1,7, amigdaliformi, sulla superficie sono presenti delle evidenti verruche a placchette.
  11. Calonarius suaveolens (Bataille & Joachim) Niskanen & Liimat.; Regione Emilia Romagna, Val Perino (PC), in bosco di Cerro; Settembre 2014; Foto di Massimo Biraghi. Un Phlegmacium abbastanza semplice da determinare, il netto odore di fiori d'arancio lo caratterizza in modo inconfondibile, sapore subnullo. Cresce nei boschi di latifoglie, cromatismi ocracei sfumati con tonalità violette al margine del cappello, lamelle di un bel lilla, piede del gambo bulboso e nettamente marginato, carne biancastra.
  12. Xerocomellus cisalpinus (Simonini, H. Ladurner & Peintner) Klofac 2011 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Sinonimi Xerocomus cisalpinus Simonini, H. Ladurner & Peintner 2003 Boletus cisalpinus (Simonini, H. Ladurner & Peintner) Watling & AE Hills 2004 Etimologia Xerocomellus significa piccolo Xerocomus, e deriva da Xerocomus = dal greco xéros: arido, e kóme: chioma, ovvero “chioma asciutta”, cappello o cuticola asciutta. Il termine cisalpinus deriva dal latino cisalpinus, -a, -um = che è al di qua delle Alpi. Cappello Fino a 8-10 cm di diametro, dapprima emisferico poi convesso, pulvinato fino a quasi appianato, con leggera depressione centrale a maturazione. La cuticola è tipicamente asciutta-tomentosa, presto si dissocia nelle caratteristiche areolature, che lasciano intravedere la carne rosa-rossastra sottostante. Le colorazioni pileiche sono molto variabili, nel giovane da crema-grigiastro fino ad ocra-marrone pallido, suffuso da una sfumatura olivastra, il margine spesso è delimitato da una linea rossastra, poi con la crescita si colora di un grigio-bruno-oliva più intenso e nelle fratture la carne assume una colorazione rosa-rossastra, questo colore è a volte così dominante da far sembrare tutto il cappello colorato di rosa-rossastro. Tubuli Tubuli leggermente decorrenti al gambo, specie in esemplari maturi, di colore giallo limone, successivamente giallo paglierino con sfumature olivacee, azzurri se contusi. Pori concolori ai tubuli, che virano al blu al tocco. Gambo Abbastanza slanciato, cilindrico, tende ad ingrossarsi all’apice e ad attenuarsi alla base, ma a volte termmina anche leggermente clavato, asciutto, leggermente solcato-scanalato, di colore gialla vivo all'apice e puntinato di rossastro in modo non omogeneo verso il fondo, a maturità o se manipolato si colora di bruno-ocraceo. All’estremità della base si colora su toni ocra-marrone pallidi ed è presente una feltratura miceliare biancastra. Carne Carne poco consistente e spugnosa nel cappello, un po più tenace nel gambo, giallo pallida nel pileo tendente a sbiadire sul crema-biancastro, nel gambo giallo vivo, con sfumature rosa-rossastre, nel gambo vira al blu intensamente, ma in alcuni minuti, specialmente nella zona corticale e verso la base. Odore non caratteristico e sapore acidulo. Habitat Specie abbastanza diffusa in varie regioni italiane a sud delle Alpi, cresce dal livello del mare fino ai 1100 m s.l.m., preferibilmente nelle foreste di latifoglia di Quercus spp. (Q.cerris, Q. robur, Q. pubescens, Q. frainetto, Q. suber, Q. ilex), ma anche in presenza di Fagus sylvatica. Microscopia Spore 11,5-15,9(16,6) × (3,9)4,1-5,0(5,3) µm; Q = 2,5-3,4; Qm = 3,0, subfusiformi, con una distinta depressione sopra-apicolare, con una, due o più guttule a maturità. Pileipellis palizzatoderma, con elementi terminali per lo più cilindrici e un po' affusolati verso l'apice, spesso l’ultimo elemento è a forma di ogiva, settati, molto incrostati. Commestibilità e Tossicità Di scarso valore gastronomico per la sua carne poco consistente e spugnosa, nel caso eliminare il gambo coriaceo, come in tutti gli Xerocomellus. Osservazioni Xerocomellus cisalpinus non è facile da riconoscere sul campo basandosi soltanto sui caratteri macromorfologici, a causa della sua cuticola fratturata molto simile a Xerocomellus chrysenteron (Bull.) Šutara. Possimo dire che Xerocomellus cisalpinus ha come tratto caratteristico il forte viraggio bluastro nella metà inferiore del gambo, più evidente alla sua base, la carne biancastra (carattere di unicità in Xerocomellus) e la crescita pressoché mediterranea. Dal punto di vista microscopico sono tranquillamente separabili in quanto Xerocomellus cisalpinus ha le spore molto più piccole. Specie simili Tra le specie che possono essere confuse citiamo: Xerocomellus porosporus (Imler ex G. Moreno & Bon) Šutara = Xerocomus porosporus (Imler ex G. Moreno & Bon) Contu si riconosce per le colorazioni pileiche bruno-grigiastre e la mancanza di toni rossastri sottocuticolari, oltre che per le caratteristiche spore tronche. Hortiboletus rubellus (Krombh.) Simonini, Vizzini & Gelardi = Xerocomus rubellus (Krombh.) Quél., nelle forme brunastre, si distingue alla sezione per la fiammatura o puntinatura rossastra presente alla base del gambo e per la crescita sotto latifoglie in zone ruderali. Xerocomellus pruinatus (Fr. & Hök) Šutara = Xerocomus pruinatus (Fr. & Hök) Quél. condivide gli stessi habitat, ha pileo più scuro, presenza di pruina argentea nei giovani esemplari, evidente fiammatura rossastra alla base del gambo e carne giallina praticamente immutabile. Microscopicamente ha spore di dimensione maggiore. Xerocomellus chrysenteron (Bull.) Šutara, è molto simile a X. cisalpinus, a causa della cuticola fratturata e soffusa di rosa-rossastro, si distinguono per le spore significativamente più piccole di quest’ultimo. Note nomenclaturali Questa specie era tradizionalmente inserita nel genere Xerocomus, recenti studi molecolari hanno però dimostrato la polifilia di questo genere che di conseguenza ha perso validità tassonomica. Per tale ragione il genere Xerocomus s.l. è stato smembrato e le specie appartenenti sono state inserite in altri generi già esistenti o creati ad hoc fra cui Xerocomellus Šutara 2008. Le specie appartenenti a questo nuovo genere sono distinguibili dagli altri funghi xerocomoidi per dettagli microscopici quali la struttura della pileipellis a palizzatoderma, la trama imeniale più simile a quella del genere Boletus e la superficie sporale liscia o striata longitudinalmente ma mai bacillata nelle osservazioni al microscopio elettronico. Indagini molecolari hanno dimostrato l’effettiva validità tassonomica di questo nuovo raggruppamento. Bibliografia BORIS ASSYOV, 2010. Boletales.com [Data di accesso: 18/02/2019]. PEINTNER, U., LADURNER, H. & SIMONINI, G., 2003. Xerocomus cisalpinus sp. nov., and the delimitation of species in the X. chrysenteron complex based on morphology and rDNA-LSU sequences. Mycological Research 107(6): 659-679. The British Mycological Society. DOI: 10.1017/S0953756203007901. ŠUTARA, J., 2008. Xerocomus s. l. in the light of the present state of knowledge. Czech Mycol. 60(1): 29-62. [Data di accesso: 10/04/2022]. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Puglia, Parco Nazionale del Gargano, Vico del Gargano (FG), Foresta Umbra; Ottobre 2018; Foto e microscopia di Mario Iannotti. Ritrovamento in un bosco di Quercus cerris L. Spore 11,5-15,9(16,6) × (3,9)4,1-5,0(5,3) µm; Q = 2,5-3,4; Qm = 3,0, subfusiformi, con una distinta depressione sopra-apicolare, con una, due o più guttule a maturità. Osservazioni in Rosso Congo a 1000×. Pileipellis a palizzatoderma, con elementi terminali per lo più cilindrici e un po' affusolati verso l'apice, spesso l’ultimo elemento a forma di ogiva, settati, molto incrostati. Osservazioni in Rosso Congo a 400×.
  13. Leucoagaricus crystallifer Vellinga 2000  Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Basidiomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Genere Leucoagaricus Sottogenere Sericeomyces Sinonimi Sericeomyces serenus var. violaceodiscus Ballero & Contu 1992 Sericeomyces crystallifer (Vellinga) Bon 2001 Leucoagaricus crystallifer var. violaceodiscus (Ballero & Contu) Consiglio & Contu 2004 Etimologia Dal greco λευκός (leykos) = bianco. Leucoagaricus = Agaricus a sporata bianca. L'epiteto "crystallifer" deriva dal greco “κρύσταλλοι” e significa, cuscinetti di cristallo, ed è un riferimento agli abbondanti cristalli che ricoprono l’apice dei cheilocistidi. Cappello Il cappello è inizialmente campanulato, poi piano-convesso, con un basso umbone ottuso al centro, con profilo trapeziodale, il margine rimane leggermente involuto e frangiato. La cuticola è di colore bianco latte ad eccezione della zona centrale che si colora di giallo fino a toni ocracei pallidi in vecchiaia; la cuticola è eccedente al bordo e rimane integra solo nella parte centrale, mentre si dissocia nel resto del pileo in squamette. Imenio Le lamelle sono crema-biancastre, larghe, abbastanza fitte, libere al gambo. Gambo Il gambo è cilindrico, concolore al cappello, con l’età si macchia di ocraceo, è fistoloso, rastremato all’apice e clavato alla base. Nel terzo superiore è presente un anello ascendente, membranoso, fragile, bianco, tipicamente a rivetto come in tutto il genere Leucoagaricus. Carne Biancastra, immutabile. Senza odore caratteristico. Habitat Bosco di latifoglia, su suolo umido, sabbioso, ricco di humus. Specie rara, da preservare, da non raccogliere se non in pochi esemplari per motivi di studio. Microscopia Spore ellissoidali, amigdaliformi, oblunghe, lisce, guttulate, con parete spessa, apice arrotondato ed ispessito a simulare un poro germinativo, ialine, destrinoidi. Spore in massa bianche. Misure osservate: 5,6-8,3 × 4,0-5,1 µm; Q = 1,4-1,8; Qm = 1,6. Cheilocistidi molto abbondanti, cilindrico-fusiformi, strettamente clavati, alcuni subutriformi, molti ornati all’apice da cristalli, riuniti a ciuffi sul filo della lamella. Pleurocistidi non osservati. Pileipellis formata da una cutis di ife cilindriche leggermente intrecciate, con articoli terminali da adnati a rialzati con apice arrotondato, e pigmento intracellulare marrone chiaro. GAF non osservati. Commestibilità o Tossicità Non commestibile. Di nessun valore alimentare. Somiglianze e varietà - Leucoagaricus serenus (Fr.) Bon & Boiffard, è la specie più vicina macroscopicamente, si separa solo per alcuni caratteri microscopici: le spore che non hanno il tipico ispessimento all’apice, che simula un poro germinativo, ed i cheilocisitidi che sono privi di cristalli. I basidiocarpi di Leucoagaricus serenus e Leucoagaricus crystallifer conservano un color crema in exsiccata e non discolorano al bruno essiccando, come succede invece per Leucoagaricus sericifer e per la sua forma sericatellus. Non è possibile distinguere sul campo Leucoagaricus crystallifer e Leucoagaricus serenus, ma al microscopio il profilo leggermente a parete spessa dei cheilocistidi e la chiara presenza di cristalli all'apice dei cheilocistidi stessi separano chiaramente Leucoagaricus crystallifer. - Seriomyces cinereopallidus Contu, è molto simile, ha cheilocistidi a pareti spesse, con cristalli grossolani nella parte superiore, ma il cappello è grigio pallido, almeno al centro, ed è leggermente viscido. - Leucoagaricus menieri (Sacc.) Cantante, Leucoagaricus subvolvatus (Malençon & Bertault) Bon e Leucoagaricus singeri (Bon ex Contu & Signor.) Cons. & Contu, presentano dei caratteri comuni con Leucoagaricus crystallifer, poiché hanno tutte e tre cristalli sui cistidi. Anche queste specie inoltre, sono state descritte in ambiente mediterraneo su suolo sabbioso; ma tutte hanno un gambo che termina con una base bulbosa, e Leucoagaricus menieri e Leucoagaricus subvolvatus presentano residui di volva, e differiscono l'uno dall'altro per le spore di diversa forma e per le diverse dimensioni delle ife della pileipellis. Leucoagaricus menieri e Leucoagaricus subvolvatus sono caratterizzate inoltre da un bulbo molto arrotondato, tanto da simulare quello di alcune Amanita. L’insieme dei caratteri di cheilocistidi, ife della pileipellis e spore, differenziano quindi le specie appartenenti al sottogenere Sericeomyces, anche se bisogna fare attenzione al fatto che le spore immature sulle lamelle possono avere profilo e dimensioni molto diverse da quelle mature, è quindi opportuno prelevare spore da sporata, o prelevare quelle cadute naturalmente sul gambo o sul cappello di un altro esemplare. Note tassonomiche Da quello che ci risulta, questa è la prima segnalazione italiana di Leucoagaricus crystallifer, specie descritta recentemente (Vellinga, 2000) in un articolo in cui è spiegato come Leucoagaricus crystallifer fosse conosciuto come Leucoagaricus serenus nell'interpretazione di Bon e di altri autori, mentre Leucoagaricus serenus sensu Kühner è stato neotipificato sempre nello stesso articolo. Da notare anche che il sottogenere Sericeomyces, non forma un gruppo monofiletico (Vellinga, 2000) e si attendono studi più approfonditi per comprendere meglio le relazioni filogenetiche delle varie specie appartenenti a questo gruppo. Bibliografia AA.VV., 2001. Agaricaceae. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 5. Curatori: Noordeloos, M.E., Kuijper, T.W. & Vellinga, E.C. AA.VV., 2008. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. BON, M., 1993. Les Lepiotes. Flore Mycologique d'Europe. Vol 3. Lille: Ed. Association d'Ecologie et de Mycologie. CANDUSSO, M. & LANZONI, G., 1990. Lepiota s.l. Fungi Europæi. Vol 4. Saronno (VA): Libreria Editrice Giovanna Biella. EYSSARTIER, G., & ROUX, P., 2011. Guide des Champignons France et Europe. Parigi: Ed. Belin. MOSER, M., 2000. Guida alla determinazione dei funghi. Polyporales, Boletales, Agaricales, Russulales. Vol. 1. Ed. Saturnia. VELLINGA, E.C., 2000. Notulae ad Floram Agaricinam Neerlandicam - XXXVIII - Leucoagaricus subgenus Sericeomyces. Persoonia. 17 (3): 473-5-480. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Puglia, Parco nazionale del Gargano, Vico del Gargano (FG), Italia, Ottobre 2018; Foto e microscopia di Mario Iannotti. Microscopia Spore ellissoidali, amigdaliformi, ellissoide-oblunga, lisce, guttulate, con parete spessa, con apice arrotondato ed ispessito a simulare un poro germinativo, ialine, destrinoidi. Spore in massa bianche. Misure osservate: 5,6-8,3 × 4,0-5,1 µm; Q = 1,4-1,8; Qm = 1,6. Reazione destrinoide osservazione in Melzer a 1000×. Cheilocistidi molto abbondanti, disposti a ciuffi, cilindrico-fusiformi, strettamente clavati, alcuni subutriformi, molti all’apice ornati da cristalli. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Pileipellis formata da una cutis di ife cilindriche leggermente intrecciate, con articoli terminali da adnati a rialzati con apice arrotondato, con pigmento intracellulare marrone chiaro. Osservazione in Rosso Congo a 400×. 
  14. Mycena crocata (Schrad.: Fr.) Kummer; Regione Abruzzo; Ottobre 2005; Foto di Pietro Curti. Una Mycena che alla frattura secerne latice aranciato.
  15. Craterium leucocephalum (Pers.) Ditmar 1813 Tassonomia Ordine Physarales Famiglia Physariaceae Descrizione Mixomiceti gregari, piccolissimi (di altezza inferiore al millimetro), con stipite traslucido, bruno aranciato su cui si trova un peridio biancastro a forma di coppa. Craterium minutum (Leers : Fr.) Fr. si distingue per i colori del peridio ocra-brunastri. Microscopia Spore 9,1-10,4 × 6,7-9,6 µm; bruno violacee, minutamente puntinate, da subglobose ad ellissoidali.  Su legno marcescente di Cedrus atlantica (Endl.) Carrière. Regione Umbria; Giugno 2018; Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Si ringrazia Franco Bersan per la conferma della determinazione. (Exsiccatum SR20180616-01) Spore 9,1-10,4 × 6,7-9,6 µm; bruno violacee, minutamente puntinate, da subglobose ad ellissoidali. Osservazione in acqua a 1000×.
  16. Tuber rufum Pollini : Fr. 1816 Tassonomia Regno Fungi Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Sottoclasse Pezizomycetidae Ordine Pezizales Famiglia Tuberaceae Sinonimi Tuber rufum Picco 1788 Etimologia Dal latino tūbĕr = protuberanza, tubero, tartufo in Plinio e altri autori latini, per l'aspetto di tubero degli ascocarpi appartenenti a questo genere. Dal latino rūfus = rosso, fulvo, rossiccio, per il colore rossastro che contraddistingue la specie. Ascoma Fungo ipogeo di forma subglobosa, più o meno irregolare, spesso lobata e di dimensioni non molto grandi (1-4 cm). Peridio Peridio di colore variabile, da giallo-rossastro a bruno-rossastro, all'apparenza liscio ma in realtà decorato da minute verruche assai appiattite. Ha una consistenza cornea ed è nettamente distinto dalla gleba ove vi è ben ancorato. Gleba La gleba è compatta, di consistenza cartilaginea, formata da vene sterili biancastre, di varia lunghezza, spesso interrotte, comunque tortuose e da una trama fertile più scura, bruno-rossastra o del tutto grigiastra. Odore agliaceo, sgradevole; sapore di nocciola. Habitat  Si associa con il Pino Nero e il Pino di Aleppo ma anche con varie latifoglie come Quercia, Faggio, Carpino e Nocciolo. Microscopia Gli aschi sono da ellissoidali a piriformi, contraddistinti spesso da un lungo peduncolo, misurano 65-90 × 40-50 µm e contengono in genere 3-4 spore, sono rari quelli che ne contengono 1 o 6. Spore 21,2-32,7 × 14,6-26,1 µm; Qm = 1,5; quelle negli aschi monosporici misurano anche 36 × 27 µm; sono bruno-giallastre, ellissoidali, qualcuna di forma sferica e hanno un episporio costituito da aculei sottili, fitti, più o meno diritti, lunghi fino a 4 µm. Commestibilità o Tossicità  Si tratta di un fungo non commestibile per via del suo odore sgradevole. Può capitare purtroppo che, per truffa, venga posto in vendita frammisto ai tartufi pregiati. Osservazioni Si tratta di una specie assai comune e diffusa sia in Italia che in Europa. Si rinviene generalmente nel periodo autunno-inverno ma non di rado è stata reperita anche in altri periodi dell'anno. Il suo posizionamento nel terreno è di norma superficiale. Note nomenclaturali Specie già identificata nel lontano 1788 dal medico torinese Vittorio Picco, gli studiosi riconoscono tuttavia come prioritario il binomio creato nell'anno 1816 dal naturalista italiano Ciro Pollini in quanto nome sanzionato dal Fries. Bibliografia MONTECCHI, A. & SARASINI, M., 2000. Funghi Ipogei d’Europa. Trento: Ed. AMB. GRANETTI, B., DE ANGELIS, A. & MATEROZZI, G., 2005. Umbria terra di tartufi. Gruppo Micologico Ternano. Regione Umbria, Assessorato Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Dicembre 2017; Ritrovamento del cane Birba di Edoardo Gasperini; Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20171223-03) Gli aschi sono da ellissoidali a piriformi, contraddistinti spesso da un lungo peduncolo, misurano 65-90 × 40-50 µm e contengono in genere 3-4 spore, sono rari quelli che ne contengono 1 o 6. Osservazione in Tampone alla Glicerina a 400×. Osservazione in Tampone alla Glicerina a 1000×. Spore 21,2-32,7 × 14,6-26,1 µm; Qm = 1,5; quelle negli aschi monosporici misurano anche 36 × 27 µm; sono bruno-giallastre, ellissoidali, qualcuna di forma sferica e hanno un episporio costituito da aculei sottili, fitti, più o meno diritti, lunghi fino a 4 µm. Osservazione in Tampone alla Glicerina a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Tampone alla Glicerina a 1000×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.
  17. Psilocybe serbica M.M. Moser & E. Horak 1969 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Basidiomycetes Ordine Agaricales Famiglia Strophariaceae Genere Psilocybe Sinonimi Psilocybe serbica f. sternberkiana (Borovicka) Borov., Oborník & Noordel. 2011 Etimologia Psilocybe, termine composto del greco ψιλός = nudo, liscio e κύβη = testa, riferito al cappello liscio, nudo, privo di ornamentazioni. L’epiteto specifico serbica deriva dal latino serbicus -a -um e si riferisce alla Serbia, luogo del ritrovamento originario della specie. Cappello Cappello fino a 2,5 cm, irregolarmente convesso, con leggera depressione centrale o con accenno di umbone ottuso, glabro, igrofano, con margine striato per trasparenza, tonalità giallo-ocra, grigio-bruno, si macchia di blu-verde al tocco o anche spontaneamente. Imenoforo Lamelle adnate-smarginate, moderatamente spaziate, sinuose, ventricose, grigiastre nel giovane, poi grigio-brune, infine bruno-violacee a maturità, con filo bianco, intervallate da diversi ordini di lamellule. Gambo Gambo cilindrico, con andamento flessuoso, contorto, di colore bruno-pallido, presto macchiato di blu-verde, leggermente ingrossato alla base, con rizomorfe biancastre. Carne Esigua, bianca nel giovane, poi giallo-bruna. Odore sgradevole rafanoide o di patate crude. Habitat Cresce gregario in boschi submontani di Fagus ed Abies, su legni marcescenti e suoli ricchi di materiale vegetale e frustoli di legno indecomposizione, saprotrofo, terricolo. Microscopia Spore oblunghe 9,3-11,2 × 5,4-6,5 µm; Q = 1,5-2; Qm = 1,8, con guttula singola, ma anche pluriguttulate, con evidente poro germinativo. Basidi claviformi, tetrasporici. Cheiloleptocistidi fusiformi, lageniformi, con collo relativamente allungato 10-15(20) µm, ma anche con apice mucronato. Commestibilità e tossicità Tossica. Specie simili Psilocybe arcana Borov. & Hlaváček 2001 macroscopicamente è molto simile alla var. serbica, se ne separa in quanto priva di pleurocistidi e con cheilocistidi lageniformi con collo corto o fusiformi. Questa specie per alcuni autori è considerata come una varietà di Psylocybe serbica: Psilocybe serbica var. arcana (Borov. & Hlaváček) Borov, Oborník & Noordel 2011. Psilocybe moravica Borov. 2003 è differente per il cappello di colore bruno-arancio, bruno-ocra, con toni grigi e/o olivastri, le spore grandi ed una evidente e netta zona anuliforme sul gambo. Questa specie per alcuni autori è considerata come una varietà di Psylocybe serbica: Psilocybe serbica var. moravica (Borovicka) Borov., Oborník & Noordel 2011. Psilocybe bohemica Šebek 1983 ha carpofori slanciati, di colore crema o marrone pallido, mai con tonalità bruno-arancio, come in altre varietà, gambo con residui velari fibrillosi ed ha spore più strette rispetto a Psilocybe moravica. Questa specie per alcuni autori è considerata come una varietà di Psylocybe serbica: Psilocybe serbica var. bohemica(Šebek) Borov., Oborník & Noordel 2011. Psilocybe serbica f. sternberkiana (Borovicka) Borov., Oborník & Noordel. 2011, si distinguerebbe da Psilocybe moravica per le spore più grandi, macroscopicamente è molto simile. È stata rinvenuta solo nella Repubblica Ceca e nella Germania (Borovicka, 2006). Questa varietà è stata ricondotta da alcuni autori alla forma tipo. Note La descrizione fatta nella presente scheda è riferita a Psilocybe serbica var. serbica. Psilocybe serbica può essere identificata con certezza attraverso l’esame del DNA, ma con difficoltà separatamente nelle sue varietà ed è specie autonoma rispetto a Psilocybe cyanescens, come descritto da Borov. et al. (2011). Al momento, la distinzione delle varietà e forme sulla base dei caratteri morfologici e microscopici è ancora discussa. Bibliografia BOROVIČKA, J., 2006. New variety of Psilocybe moravica and notes on Psilocybe bohemica. Czech Mycol. 58(1-2): 75-80. BOROVIČKA, J., 2008. The wood-rotting bluing Psilocybe species in Central Europe – an identification key -. Czech Mycol. 60(2): 173-192. BOROVIČKA, J. NOORDELOOS, M.E., GRYNDLER , M., OBORNÍK, M. 2011. Molecular phylogeny of Psilocybe cyanescens complex in Europe, with reference to the position of the secotioid Weraoa novae- zelandiae . Mycological Progress 10 (2): 149-55. doi :10.1007/s11557-010-0684-3. CRUZ, R., GUZMAN, G., GUZMAN-DAVALOS, L. 2013. Type studies of Psilocybe sensu lato (Strophariaceae, Agaricales). Sydowia 65: 277-319. NOORDELOOS, M.E., 2011. Strophariaceae s.l.. Fungi Europæi. Vol. 13. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Abruzzo, comune di Palena (AQ), Italia. Raccolta del 6 ottobre 2018. Foto e microscopia di Mario Iannotti. Exsiccatum presso l’erbario personale di Mario Iannotti (MI20181006-02). Gli esemplari delle foto seguenti crescevano in un bosco misto di Abies, Picea e latifoglie varie tra cui Fagus, Quercus e Acer, su detriti legnosi e materiale vegetale in decomposizione. Microscopia Spore oblunghe 9,3-11,2 × 5,4-6,5 µm; Q = 1,5-2; Qm = 1,8, con guttula singola e anche pluriguttulate, con evidente poro germinativo. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidi claviformi, tetrasporici. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Cheiloleptocistidi fusiformi, lageniformi, con collo relativamente allungato 10-15(20) µm, anche con apice mucronato. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Osservazione in KOH a 400×. Osservazione a 1000×.
  18. Lyophyllum maleolens M. Melis & Contu; Regione Lazio; Gennaio 2013; Foto e commento di Felice Di Palma. Lyophyllum maleolens presenta un cappello prima emisferico, poi appianato, con la cuticola leggermente viscosa, di colore bruno grigiastro e margine finemente striato nei giovani esemplari. Le lamelle sono adnate, uncinate, di colore dal biancastro al beige, viranti al tocco prima al fulvo-ruggine, poi al nero. Il gambo è cilindrico, biancastro, annerente alla manipolazione, ornato alla base da un’evidente pelosità biancastra. Carne elastica, biancastra, arrossante e poi annerente alla manipolazione. Odore farinoso-spermatico sgradevole, o anche di farina rancida, cui la specie in questione deve il suo nome (maleolens significa maleodorante), anche se, tuttavia, gli esemplari da me rinvenuti in due distinte stazioni della stessa zona (bosco misto Pino e Leccio) presentavano odore farinoso, ma non sgradevole. Tipico dei boschi di Leccio e con crescita invernale, è stato segnalato per lungo tempo nella sola Sardegna; in tempi più recenti si stanno susseguendo diversi ritrovamenti anche sul continente. Dal punto di vista microscopico, la caratteristica più idonea alla sua corretta identificazione è data dal particolare profilo sporale, ellittico con una nettissima depressione sopra-apicolare. La specie che più gli assomiglia è Lyophyllum aemiliae che, presenta un cappello normalmente di colore più scuro; lamelle ingiallenti (e non arrossanti) e poi annerenti; carne non arrossante, solo leggermente ingrigente al tocco; odore leggero gradevole; crescita sovente cespitosa; spore mediamente più grandi e senza depressione sopra-apicolare. Spore con la caratteristica depressione soprailare.
  19. Lyophyllum caerulescens Clémençon ex Kibby 2016 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Lyophyllaceae Genere Lyophyllum Sezione Semitalina Subsezione Globisporin Sinonimi Lyophyllum caerulescens Clémençon 1982 Etimologia Lyophyllum: dal greco lyo = liberare e phyllon = lamella; per l'aspetto delle lamellelibere al gambo. L'epiteto specifico caerulescens deriva dal latino caerulescens = (participio presente) che diventa azzurro, per il colore che le lamelle assumono al tocco. Cappello Inizialmente convesso-campanulato, poi con la crescita espanso infine appianato, spesso presenta un umbone centrale; glabro, di colore da bianco-grigiastro a bruno-nerastro, soffuso da sfumature ocracee, più marcate nella parte centrale. Imenoforo Lamelle biancastre, spesse, piuttosto spaziate, adnate, filo irregolare, che virano al tocco o alla manipolazione inizialmente al bluastro, dopo qualche minuto si attestano su toni nerastri Gambo Variabile, cilindrico, bianco-grigiastro, di norma attenuato alla base, ma talvolta ingrossato, macchiato di ocraceo verso il basso. Sporata Bianca Carne La carne è bianca, al tocco dapprima bluastra, poi annerente, elastica e tenace nel cappello. Odore di farina rancida e sapore dolciastro Habitat Boschi di aghifoglia e latifoglia. Microscopia Spore subglobose, lisce, con una grossa guttula centrale. Misure osservate: 6,5-7,5 × 6,1-6,9 µm; Q = 1-1,2; Qm = 1,1. Basidi tetrasporici. Pileipellis formata da ife cilindriche settate, intrecciate, con pigmento incrostante. GAF presenti ed abbondanti. Commestibilità o Tossicità Non commestibile. Somiglianze e varietà Lyophyllum amygdalosporum Kalamees, anch’esso ha in comune il carattere delle lamelle che al tocco virano al blu per poi lentamente annerire, habitat di aghifoglia, ma ha ha spore di dimensioni minori (7)7,5-9,5(10) × 5-6(6,5) µm e di forma diversa, con profilo particolare. Lyophyllum crassipodium Malençon & Bertault ex Contu, specie molto rara della zona calda del mediterraneo, in Italia è stata ritrovata solo in Sardegna, sotto Quercus ilex, si separa per la taglia robusta, la crescita cespitosa, la carne subito annerente e le spore globose. Lyophyllum amariusculum Clémençon, ha la carne annerente ed amara come indicato dell’epiteto specifico, colorazioni più cariche, l’odore forte di farina rancida, poco gradevole. Bibliografia AA.VV., 2008. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. BON, M., 1999. Les Collybio-Marasmïoïdes et ressemblants. Flore Mycologique d’Europe. Vol. 5. Lille: Ed. Association d'Ecologie et de Mycologie. CLEMENÇON, H., 1982. Type studies and typifications in Lyophyllum (Agaricales). I. staining species. Mycotaxon. Vol. XV: 67-94. CLEMENÇON, H. & SMITH, A.H., 1983. New species of Lyophyllum from North America and a key to the known staining species. Mycotaxon. Vol. XVIII, 2: 67-94. CONSIGLIO, G. & CONTU, M., 2002. Il Genere Lyophyllum P. Karst. emend. Kühner, in Italia. Rivista di Micologia. Anno XLV, 2: 99-181. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Abruzzo, Palena (AQ), bosco Scaricaturo, Italia; Ottobre 2018; Foto e microscopia di Mario Iannotti. (Exsiccatum MI20181007-02). I campioni oggetto di questa raccolta sono stati rinvenuti in un bosco di latifoglia misto: Faggio, Carpino e Quercia. Spore subglobose, lisce, con una grossa guttula centrale. Misure osservate: 6,5-7,5 × 6,1-6,9 µm; Q = 1-1,2; Qm = 1,1. Osservazione in Floxina a 1000×. Basidi tetrasporici. Osservazione in Floxina a 400×. Osservazione a 1000×. Pileipellis formata da ife cilindriche settate, intrecciate, con pigmento incrostante. Osservazione in Floxina a 400×.
  20. Leucoagaricus badhamii (Berk. & Broome) Singer 1951 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Genere Leucoagaricus Sezione Piloselli Sinonimi Lepiota badhamii (Berk. & Broome) Quél. 1872 Lepiota meleagroides Huijsman 1943 Leucocoprinus badhamii (Berk. & Broome) Locq. 1943 Etimologia Dal greco λευκός (leykos) = bianco + Agaricus = Agaricus a sporata bianca. L'epiteto badhamii è dedicato al botanico e micologo inglese Charles Badham (1806-1857). Cappello Il cappello è inizialmente subgloboso, poi convesso con il centro piano, con portamento trapeziodale, infine con la crescita disteso, anche leggermente piano-depresso. La cuticola, eccedente, riamane integra solo una piccola zona centrale che presenta piccole squamette rialzate, mentre si dissocia alla periferia quasi completamente in squame più o meno brune sul fondo bianco della carne, con andamento prima concentrico e più tardi radiale. Presenta toni biancastri, ma vira alla minima contusione all’arancio vivo, rossastro, per passare poi dopo qualche minuto al bruno, l’intera superficie si colora infine di nerastro cupo. Imenio Le lamelle sono crema-biancastre, abbastanza fitte, sinuose, intervallate da vari ordini di lamellule, tendono a macchiarsi di giallo carico, arancio-rosso, poi virano al bruno, il filo si colora facilmente di rosso-bruno, le lamelle sono libere al gambo ed inserite in uno pseudocollarium. Gambo Il gambo è cilindrico, slanciato, alla base, bulboso e tendente ad assottigliarsi verso l’apice, liscio, bianco, fioccoso sotto la zona anulare, vira all'arancio-rosso, per poi imbrunire se manipolato. Anello semplice, bianco, membranoso, il bordo vira al bruno al tocco o con l’invecchiamento. Carne Biancastra, giallo-zafferano, alla sezione rossastra, vira direttamente al verde al contatto con Ammoniaca. Habitat In parchi, giardini, zone ruderali, boschi. Gregario o in gruppi cespitosi, su suoli freschi ricchi di humus. Microscopia Spore amigdaliformi, subamigdaliformi, ovoidali, alcune con una indistinta papilla apicale, destrinoidi, senza poro germinativo. Misure osservate: 6,6-8,6 × 3,6-5,3 µm; Q = 1,4-1,8; Qm = 1,6. Cheilocistidi molto abbondanti, clavati, da lageniformi a fusiformi, all’apice capitulati e moniliformi, anche con appendice a profilo irregolare. Pleurocistidi non osservati. Pileipellis formata da un trichoderma di ife cilindriche intrecciate, con articoli terminali fusiformi a estremità arrotondata, con pigmento bruno scuro granulare. GAF non osservati. Caulocistidi presenti su tutta la superficie del gambo, fusiformi, cilindrici e claviformi, a volte con appendice di profilo irregolare. Commestibilità o Tossicità Non commestibile. Specie simili Leucoagaricus cupresseus (Burl.) Boisselet & Guinb., cresce sotto Cipresso, ha carne arrossante e poi imbrunente, ma non annerirsce, i cheilocistidi sono di dimensione variabile e di profilo vario: da clavati a fusiformi-clavati e legeniformi-utriformi, senza escrescenze. Leucoagaricus aurantiovergens A. Gennari & Migl., si separa per il caratteristico viraggio che manifesta allo sfregamento, subito rosso, poi giallo-aranciato, ed infine bruno scuro vinoso. Leucoagaricus pilatianus (Demoulin) Bon & Boiffard, si caratterizza per avere carpofori piuttosto piccoli, il pileo tomentoso di colore rosso bruno, che vira al marrone dopo il contatto, i cheilocistidi clavati, senza proiezioni apicali. Note Questa specie è inquadrata nella Sezione Piloselli (Kühner) Singer che annovera taxa con carne arrossante, verde o rosso-vivo al contatto con ammoniaca, lamelle bianche, poi più o meno rosate o brune, spore con o senza poro germinativo; talora con crescita cespitosa. Bibliografia AA.VV., 2001. Agaricaceae. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 5. Curatori: Noordeloos, M.E., Kuijper, T.W. & Vellinga, E.C. AA.VV., 2008. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. BON, M., 1993. Les Lepiotes. Flore Mycologique d'Europe. Vol 3. Lille: Ed. Association d'Ecologie et de Mycologie. CANDUSSO, M. & LANZONI, G., 1990. Lepiota s.l. Fungi Europæi. Vol 4. Saronno (VA): Libreria Editrice Giovanna Biella. EYSSARTIER, G., & ROUX, P., 2011. Guide des Champignons France et Europe. Parigi: Ed. Belin. MOSER, M., 2000. Guida alla determinazione dei funghi. Polyporales, Boletales, Agaricales, Russulales. Vol. 1. Ed. Saturnia. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria, Città di Castello; Dicembre 2018; Legit Giovanni Galeotti, foto macro di Giovanni Galeotti, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. (Exsiccatum MI20181209-01).  Foto macro dei campioni che evidenziano il viraggio al nero cupo di tutto il carpoforo in vecchiaia e in exsiccata. La reazione direttamente verde dell'imenoforo al contatto con l'Ammoniaca. Spore amigdaliformi, subamigdaliformi, ovoidali, alcune con una indistinta papilla apicale, destrinoidi, senza poro germinativo. Misure osservate: 6,6-8,6 × 3,6-5,3 µm; Q = 1,4-1,8; Qm = 1,6. Osservazione in Melzer a 1000×, spore destrinoidi. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Cheilocistidi molto abbondanti, clavati, da lageniformi a fusiformi, all’apice capitulati e moniliformi, anche con appendice a profilo irregolare. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Pileipellis formata da un trichoderma di ife cilindriche intrecciate, con articoli terminali fusiformi a estremità arrotondata, con pigmento bruno scuro granulare. Osservazione in Rosso Congo a 100×. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Caulocistidi presenti su tutta la superficie del gambo, fusiformi, cilindrici e claviformi, a volte con escrescenze di profilo irregolare. Osservazione in Rosso Congo a 100×. Osservazione in Rosso Congo a 400×.
  21. Vesiculomyces citrinus (Pers.) E. Hagstr. 1977 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Peniophoraceae Sinonimi Thelephora citrina Pers. 1822 Gloiothele citrina (Pers.) Ginns & G.W. Freeman 1994 Etimologia Dal latino vēsīcŭla = vescichetta, rigonfiamento e dal greco mýces [μύκης] fungo, quindi per i gloeocistidi vescicolosi presenti nel subicolo. Dal latino cĭtrĕum = limone, per il colore giallo limone del carpoforo. Carpoforo Fungo corticolo, resupinato, adnato, più o meno esteso ma sempre ben adeso al substrato. Spesso si presenta con crescita radiale, mediante una serie di accennati cerchi concentrici che si propagano da un unico o più punti del carpoforo. Imenoforo da liscio a lievemente tubercolato, con il colore che va dal giallo paglierino o giallo vivo negli esemplari freschi al giallo-ocraceo o biancastro negli esemplari essiccati. Ha di norma il margine fimbriato di colore bianco candido. Carne inconsistente, prima ceracea ed in seguito dura e gessosa. Habitat Vegeta abbastanza frequentemente su legno di conifera, sia quello marcescente a terra, che quello di alberi ancora in vita. Secondo alcuni autori si assocerebbe anche a legno di latifoglia. Microscopia Sistema ifale monomitico. Ife settate, senza GAF, ialine, a parete sottile, larghe 2-4 µm. Sono presenti numerosi gloeocistidi 50-100 (160) × 10-15 (30) µm, negativi alla Sulfovanillina, di forme irregolari, comunque da cilindrici e strettamente affusolati a digitati, oppure oblunghi, vescicolari, con lunga appendice alla sommità. Basidi da cilindrici a clavati, ialini, tetrasporici, 30-40 × 5-7 µm. Spore 4,5 × 5,5 µm, subglobose, a parete sottile, con apicolo e leggermente amiloidi. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Specie simili Varie sono le Corticiaceae dalle tonalità gialle che potrebbero confondersi con Vesiculomyces citrinus come ad esempio: Asterostroma medium Bres. si distingue per le spore con evidenti protuberanze e per la presenza di asterosetae (tre o più setae, a parete spessa, con apice appuntito, raggruppate in unico corpo che tende ad assumere la forma di una stella); Botryobasidium aureum Parmasto si differenzia per le spore subcilindriche e per l'assenza di cistidi; Byssomerulius hirtellus (Burt) Parmasto si separa per l'menoforo di aspetto meruloide, per le spore subcilindriche e per i cistidi tubulari; Rhizochaete sulphurina (P. Karst.) K.H. Larss. = Ceraceomyces sulphurinus (P. Karst.) J. Erikss. & Ryvarden si distingue per la presenza di cistidi cilindrici con incrostazioni nella parte apicale. Osservazioni Corticolo comune e diffuso in tutta Europa. Molto frequente nei boschi di conifera italiani sia di Abete che di Pino. Un buon indizio per il suo riconoscimento sul campo è la crescita radiale delll'imenoforo in uno o più punti; questa caratteristica non è tuttavia costante, motivo per il quale è necessaria una verifica microscopica per la sua determinazione. Note nomenclaturali La prima descrizione della specie risale al 1822 quando Christian Hendrik Persoon chiamò il fungo Thelephora citrina, poi la specie ha subito nel tempo varie ricombinazioni: nel 1888 il micologo francese Lucien Quélet gli diede l’epiteto di Corticium citrinum, nel 1956 è stato riclassificato dal micologo olandese Marinus Anton Donk in Gloeocystidiellum citrinum ma segregato nel 1977 da quest'ultimo genere e spostato nel genere Vesiculomyces per la caratteristica della specie di avere gloeocistidi negativi alla Sulfovanillina; nell'anno 1994 con il nome di citrina è stato inquadrato infine nel genere Gloiothele (che ha però gloeocistidi positivi alla Sulfovanillina). Gli studiosi nel tempo non sono stati del tutto concordi nella classificazione di questa specie difatti Wu (1996) ha considerato il genere Vesiculomyces sinonimo del genere Gloiothele sulla base di una generale assonanza molecolare e per il fatto che alcuni studi, Boidin (1958) e Maekawa et al. (1982), non escludevano la positività alla Sulfovanillina dei gloeocistidi di Vesiculomyces citrinus. Tuttavia ulteriori approfondimenti filogenetici, Larsson & Larsson (2003) e Miller et al. (2006), hanno dimostrato che il genere Vesiculomyces, sebbene sia strettamente correlato geneticamente al genere Gloiothele, ha la sua validità e deve ritenersi genere a parte. Bibliografia BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. BOIDIN, J., 1958. Essai biotaxonomique sur les Hydnés résupinés et les Corticiés. Rev. Mycol. Mém. Hors-Sér. 6: 1-388. MAEKAWA, N., ARITA, I. & HAYASHI, Y., 1982. Corticiaceae in Japan. Rep. Tottori Myc. Inst. 20: 33–41. WU, S.H., 1996. Studies on Gloeocystidiellum sensu lato (Basidiomycotina) in Taiwan. Mycotaxon 58: 1–68. LARSSON, E. & LARSSON, K.-H., 2003. Phylogenetic Relationships of Russuloid Basidiomycetes with Emphasis on Aphyllophoralean Taxa. Mycologia. DOI: 10.2307/3761912. MILLER, S.L., LARSSON, E., LARSSON, K.H., VERBEKEN, A & NUYTINCK, J., 2006. Perspectives in the new Russulales. Mycologia. 98: 960-970. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria, Località Monteluco di Spoleto (MC); Giugno 2018; Ritrovamento di Stefano Corsanici; Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Esemplari rivenuti su legno marcescente di conifera. VIII Comitato Scientifico A. Mi. Umbria di Spoleto (PG) (Exsiccatum SR20180601-02) Spore 4,5 × 5,5 µm, subglobose, a parete sottile, con apicolo e leggermente amiloidi. Osservazione in acqua a 1000×. Spore 4,5 × 5,5 µm, subglobose, a parete sottile, con un prominente apicolo e leggermente amiloidi. Osservazione in Melzer a 1000×. Basidi da cilindrici a clavati, ialini, tetrasporici, 30-40 × 5-7 µm. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidi da cilindrici a clavati, ialini, tetrasporici, 30-40 × 5-7 µm. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Gloeocistidi 50-100 (160) × 10-15 (30) µm, negativi alla Sulfovanillina, di forme irregolari, comunque da cilindrici e strettamente affusolati a digitati, oppure oblunghi, vescicolari con lunga appendice alla sommità. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Sistema ifale monomitico. Ife settate, senza GAF, ialine, a parete sottile, larghe 2-4 µm. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.
  22. Cortinarius olearioides Rob. Henry 1987 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Basidiomycetes Ordine Agaricales Famiglia Cortinariaceae Genere Cortinarius Sottogenere Phlegmacium Sezione Fulvi Sottosezione Fulvi Sinonimi Cortinarius fulmineus Fr. 1838 Cortinarius subfulgens P.D. Orton 1960 Etimologia Dal latino cortīna, ă, ae = cortina, tenda, per i caratteristici residui di velo che uniscono l'orlo del cappello con il gambo. Dal latino ŏlĕārĭus, ă, um = relativo all'olio, in riferimento all'Omphalotus olearius e dal greco eidos εἶδος [-εος,-ους, τό] = aspetto, forma, ossia dall'aspetto di Omphalotus olearius per via dei colori giallo-aranciati. Cappello Cappello 50-140 mm, da emisferico a convesso, solitamente liscio, con fibrille innate e privo di residui velari al disco sotto forma di placchette brunastre, caratteristica comune invece a molte specie della Sezione. Di color giallo-ocraceo, più scuro al centro e con l'età, con la tendenza a colorarsi di arancione negli esemplari maturi o nelle parti soggette a contusione. Imenoforo Lamelle smarginate, gialle all'esordio, con filo concolore o leggermente più chiaro. Gambo Gambo 40-100 × 10-25 mm, giallastro, con visibili residui di cortina che nei primordi risulta biancastra, presenta bulbo basale nettamente marginato. Il bulbo, anch'esso giallastro, diviene aranciato con l'età o con le contusioni; risulta inoltre ricoperto da un fine feltro miceliare biancastro. Carne La carne è biancastra nel cappello, giallina nello stipite, giallino-aranciata nel bulbo, specialmente negli esemplari maturi, con odore debole che potrebbe ricordare quello delle patate bollite. Reazioni macrochimiche NaOH o KOH con reazione rosso-porpora sulla cuticola e grigio-rosata sulla carne. Habitat Cresce sotto latifoglie, principalmente in associazione con Corylus avellana, Quercus spp. e Fagus sylvatica. Microscopia Spore 8,9-10 × 4,7-6,6 µm, in media 9,4 × 5,5 µm; Q= 1,4 - 2; Qm = 1,7; nettamente verrucose, distintamente citriformi o, in minor misura, amigdaloidi. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Osservazioni I principali caratteri macroscopici che bisogna osservare per la separazione di questo taxon dalle specie simili sono: colorazioni generali gallastre senza toni verdi o glauchi, tendenza delle superfici esterne a diventare aranciate nelle parti contuse, presenza di bulbo marginato, lamelle gialle all'esordio, assenza di placchette brunastre sul pileo, carne aranciata nel bulbo, giallina altrove, reazione alle basi forti rosso-porpora sulla cuticola e lilla sulla carne, micelio biancastro. Specie simili Analizziamo di seguito tutti i taxa simili nell'insieme dei Phlegmacium con bulbo marginato e lamelle gialle o verdastre, escludendo tuttavia quelli con tinte nettamente verdastre o violacee, per i quali, a nostro giudizio, il rischio di confusione è minore. Cortinarius alcalinophilus Rob. Henry è la specie più simile a Cotinarius olearioides; presenta medesime reazioni alle basi forti e colorazioni simili, ma si differenzia per un feltro miceliare sovente giallastro, l'assenza di toni aranciati nelle parti contuse, la carne del bulbo mai aranciata, la frequente presenza sul cappello di residui velari sotto forma di placchette brunastre e per le spore livemente più grandi (10-11,5 × 5,5-6,5 µm) e meno distintamente citriformi. Cortinarius elegantissimus Rob. Henry presenta colorazione con toni leggermente olivastri, lamelle soffusamente verdastre, carne del gambo con lievi sfumature giallo-verdastre, reazione al KOH sulla carne nulla e sul cappello rossa, fino a nerastro dopo 15 minuti circa, spore più grandi (12,5-15 × 8-9,5 µm). Inoltre è specie esclusiva di faggio. Cortinarius cedretorum Maire cresce sotto conifera, presenta toni lievemente olivastri su pileo e lamelle, carne con sfumatura violetta, reazione al KOH sulla carne nulla e sul cappello rossa, fino a nerastro dopo 15 minuti circa; spore più grandi (12-13,5 × 7,5-9 µm). Cortinarius bergeronii (Melot) Melot è il vicario di Cortinarius cedretorum sotto faggio; rispetto a Cortinarius olearioides presenta toni lievemente olivastri su pileo e lamelle, carne con sfumatura violetta, reazione al KOH sulla carne nulla e sul cappello rossa, fino a nerastro dopo 15 minuti circa; tuttavia possiede spore di dimensioni molto simili (9,5-11,5 × 5,5-7 µm). Cortinarius aureofulvus M.M. Moser cresce sotto conifera; presenta toni lievemente olivastri su pileo e lamelle, carne biancastra in cappello e gambo, ma verdina nel bulbo. La reazione al KOH sul cappello è rossa e diventa nerastra col tempo, mentre quella sulla carne è debolmente giallina. Possiede spore di dimensioni simili (10-11,5 × 6-7 µm). Cortinarius glaucescens (Jul. Schäff.) M.M. Moser è un taxon di latifoglia che presenta all'esordio tinte giallo-ocracee che evolvono con la maturazione su toni bruno-rossastri diffusi. Presenta carne e lamelle con toni giallo-verdastri, reazione al KOH sul cappello rossa, non annerente col tempo. Possiede spore più grandi (10-13 × 6-7,5 µm). Cortinarius splendens Rob. Henry cresce tipicamente sotto faggio o raramente tiglio, presenta colorazioni giallo limone in tutto lo sporocarpo, spesso con toni bruno-fulvastri al disco, in ogni caso sono totalmente assenti tinte olivastre. La carne è color giallo intenso e la reazione al KOH è olivastra sul pileo e debolmente rossastra sulla carne. Possiede spore molto simili per profilo e dimensioni (9,5-11,5 × 5,5-6 µm). Cortinarius elegantior (Fr.) Fr. è specie tipicamente di conifera, ma può presentarsi anche sotto latifoglia; presenta colorazioni giallo-brunastre sempre più cariche, carne giallina, aranciata nel bulbo; reazione al KOH negativa ovunque tranne che sulla carne del bulbo dove risulta rosso-vinosa. Spore più grandi (12,5-15 × 6,5-8 µm). Cortinarius xanthosuavis Bon & Trescol è specie tipicamente di latifoglia, presenta colorazioni giallo-limone, mai tendenti al brunastro, lamelle giallo-zolfo, micelio bianco-giallastro, carne giallo-verdastra con odore che ricorda quello delle banane acerbe; reazione a KOH sul pileo verdastra, sulla carne del bulbo leggermente rossastra, negativa altrove. Spore amigdaloidi (11-12,5 × 6,5-7,5 µm). Cortinarius stjernegaardii Brandrud & Frøslev è specie di latifoglia, presenta lamelle grigio-verdastre all'esordio, KOH nullo sulla carne del bulbo e micelio aranciato. Spore amigdaloidi (10,5-12 × 6,5-7,5 µm). Cortinarius auricilis Chevassut & Trescol è specie esclusiva di quercia, presenta lamelle e carne giallo-verdastre, KOH nullo sulla carne del bulbo e micelio aranciato. Spore amigdaloidi (10,5-12 × 6,5-7,5 µm). Cortinarius sulfurinus Quél. è taxon di conifera, talvolta faggio; presenta feltro miceliare rosso-sangue con KOH, colorazione giallo-verdastra al margine del pileo, brunastra al disco, lamelle giallo-verdastre, KOH negativo su carne e pileo, odore di prezzemolo o carote. Spore da amigdaloidi a citriformi (11,5-13 × 6,5-7,5 µm). Cortinarius quercilicis (Chevassut & Rob. Henry) Melot è specie di quercia mediterranea, ha colorazioni giallo-verdastre al margine del pileo, inizialmente bruno-ramate al centro del cappello, ma sempre più estese con l'età; lamelle e micelio giallo-verdastri, reazione al KOH sul pileo negativa o brunastra, negativa sulla carne. Spore (11-13 × 6,5-8 µm). Bibliografia AA.VV., 2018. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. Seconda edizione, seconda ristampa. BIDAUT, A., MOËNNE-LOCCOZ, P., & REUMAUX, P. 1994. Atlas des Cortinaries. Clé Genérale des Sous.Genres, Section, Sous-Sections et Series. Ed. Féd. Myc. Dauphiné-Savoie. COURTECUISSE, R. & DUHEM, B., 2007. Guides des champignons de France et d'Europe. Parigi: Ed. Delachaux et Niestlé. EYSSARTIER, G., & ROUX, P., 2011. Le guide des Champignons France et Europe. Parigi. Ed. Belin. MOSER, M., 2000. Guida alla determinazione dei funghi. Polyporales, Boletales, Agaricales, Russulales. Vol. 1. Ed. Saturnia. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Francesco Tozzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Abruzzo; Rocca di Mezzo (AQ), Settembre 2018; Foto, descrizioni e microscopia di Francesco Tozzi. Esemplare con crescita isolata, reperito in faggeta pura. Reazione al KOH color porpora sul pileo e lilla sulla carne. Si può notare la carne del bulbo lievemente aranciata e il feltro miceliare biancastro. Spore 8,9-10 × 4,7-6,6 µm distintamente citriformi e verrucose; prelevate da quelle depositatesi naturalmente sulla cortina. Osservazione in acqua distillata a 400×. Osservazione in acqua distillata a 600×. Osservazione in acqua distillata a 1000×.
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