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Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.) P. Kumm. 1871
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Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.) P. Kumm.; Regione Marche; Settembre 2015; Foto di Pietro Curti. Crescita rigogliosa con evidente famelicità delle limacce, dimostrazione evidente che le lumache mangiano senza problemi i funghi velenosi. Crescita cespitosa. Anello effimero, presto caduco, quasi cortiniforme. Sporata grigionerastra. Crescita lignicola. Lamelle giallo verdastre.- 43 risposte
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Corticium meridioroseum Boidin & Lanq. 1983
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Corticium meridioroseum Boidin & Lanq. 1983 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Corticiales Famiglia Corticiaceae Sinonimi Laeticorticium meridioroseum (Boidin & Lanq.) M. Dueñas & Tellería 1986 Etimologia Dal latino córtex, icis, um = corteccia, scorza, quindi attinente la corteccia, per l'habitat di crescita. Dal latino mĕrīdĭēs = mezzogiorno, meridionale e rŏsĕus, roseă, roseum = roseo, del colore della rosa quindi per la distribuzione meridionale, mediterranea e il colore roseo del carpoforo. Carpoforo Resupinato, prima orbicolare poi confluente, adeso al substrato di crescita, di norma facilmente staccabile dal legno, pellicolare, talvolta fessurato. La superficie fertile è all’inizio pruinosa, poi liscia o leggermente sinuosa, con il margine che si può presentare indistinto ma anche fimbriato o piumato. Il colore varia dal rosa chiaro al rosa-salmone, con la tendenza ad imbrunire o ingrigire nelle parti contuse. La carne è alta più o meno un millimetro, tenera e di consistenza membranosa nei giovani esemplari, poi secca e gessosa. Habitat Cresce tutto l’anno su legno di latifoglia, in particolare Salice. È stato rinvenuto anche su Leccio, Faggio e Frassino. Predilige le aree dell’Europa meridionale. Microscopia Sistema ifale monomitico. Ife con GAF e pareti da sottili a più o meno ispessite, lisce e ialine, larghe 2-4 µm. Spore 10,3-13,5 × 7-10,3 (11,4) µm; Qm = 1,4; da ellittiche ad ovoidali, lisce, ialine, a parete sottile; non amiloidi, né destrinoidi. Basidi 50-70 × 7-12 µm, tetrasporici, con sterigmi lunghi da 4 a 6 µm e GAF alla base; vagamente tubolari, assai sinuosi, molto ristretti in alcuni punti, con pareti spesse nella parte basale. Cistidi assenti. Presenza di numerosi dendroifidi ramificati e ialini. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Somiglianze e varietà Corticium roseum Pers. : Fr. si differenzia per le spore molto più lunghe e per l’habitat più esteso, essendo diffuso in tutto il continente europeo; Corticium boreoroseum Boidin & Lanq. si separa per le spore più strette e per la presenza di rizomorfe; Marchandiomyces quercinus (J. Erikss. & Ryvarden) D. Hawksw. & A. Henrici = Corticium quercicola Jülich, si distingue per l’assenza di GAF e per i basidi bisporici. Osservazioni Fungo corticolo di colore rosa che colonizza ampi strati di alberi marcescenti di latifoglia. Come ben indicato dal nome vegeta nell’areale mediterraneo, mentre il suo sosia Corticium roseum è diffuso anche nell’Europa continentale e settentrionale. Alcuni autori considerano irrilevanti le differenze delle misure sporali e l'habitat di crescita e ritengono questi due funghi un'unica specie. Bibliografia BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Gennaio 2017; Su ramo marcescente di latifoglia (Valtopina - PG); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20170113-02) Sistema ifale monomitico. Ife con GAF e pareti da sottili a più o meno ispessite, lisce e ialine, larghe 2-4 µm. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidi 50-70 × 7-12 µm, tetrasporici, con sterigmi lunghi da 4 a 6 µm e GAF alla base; vagamente tubolari, assai sinuosi, molto ristretti in alcuni punti con pareti spesse nella parte basale. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidioli e dendroifidi. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Dendroifidi ramificati e ialini. Osservazione in acqua a 1000×. Spore 10,3-13,5 × 7-10,3 (11,4) µm; Qm = 1,4; da ellittiche ad ovoidali, lisce, ialine, a parete sottile; non amiloidi, né destrinoidi. Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Melzer a 1000×. -
Junghuhnia nitida (Pers. : Fr.) Ryvarden 1972
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Junghuhnia nitida (Pers. : Fr.) Ryvarden 1972 Tassonomia Ordine Polyporales Famiglia Meruliaceae Sinonimi Steccherinum nitidum (Pers. : Fr.) Vesterh. 1996 Foto e Descrizioni Fungo resupinato, a sviluppo non molto esteso, con imenio formato da pori più o meno regolari, da alveolari ad allungati e solo in alcuni punti tendenti alla formazione di un labirinto; il colore varia dal biancastro al crema-giallastro, talvolta con sfumature rosate; margine stretto, bianco, cotonoso e senza rizomorfe. Microscopicamente si presenta con diffusi cistidi metuloidi (a parete spessa) larghi da 7 a 11 µm, cilindrici e fortemente incrostati. Vegeta su rami marcescenti di latifoglia, con particolare preferenza per il Faggio. Si può confondere con Kneiffiella flavipora (Berk. & M.A. Curtis ex Cooke) Zmitr. & Malysheva = Schizopora flavipora (Berk. & M.A. Curtis ex Cooke) Ryvarden la quale si distingue per avere cistidi a forma di fuso. Regione Toscana; Ottobre 2016; Bosco di Camaldoli (Arezzo); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). (Exsiccatum SR20161001-02) Cistidi metuloidi (a parete spessa) larghi da 7 a 11 µm, cilindrici e fortemente incrostati. Osservazione 400× in L4. Osservazione 1000× in L4. Osservazione 400× in Rosso Congo. Osservazione 1000× in Rosso Congo. -
Russula cuprea Krombholz 1845
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Russula cuprea J.E. Lange; Regione Emilia Romagna, Val Nure (PC); Ottobre 2014; Foto di Emilio Pini. Campioni di taglia e compattezza medie, ritrovati sotto Faggio; colorazioni pileiche olivastre (molto variabili in letteratura, nell’area del rosa-rosso-arancio-ocra-olivastro). Carne bianca poco cangiante sul fresco; odore molto debole e sapore molto piccante. Spore subglobose, aculeate, tacca sopra-ilare amiloide, dimensioni 8,5 × 6,9 µm (8,4-11 × 6,7-8,5 µm secondo Sarnari). Cuticola con peli diverticolati, larghi fino a 3 µm e dermatocistidi con diverticoli, larghi 5-7 µm. Spore. Cuticola. -
Peniophora lycii (Pers.) Höhn. & Litsch. 1907
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Peniophora lycii (Pers.) Höhn. & Litsch. 1907 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Peniophoraceae Sinonimi Thelephora lycii Pers. 1822 Corticium lycii (Pers.) Cooke 1881 Etimologia Dal greco peníon [πηνίον] = rocchetto, bobina, tessuto, tela e phoreo [φορέω] portare, per la morfologia pellicolare dei carpofori appartenenti a questo genere. Dal latino Lўcĭa, ii = Licia, regione dell'Asia Minore tra la Caria e la Panfilia, da cui deriva il nome della pianta (Lycium barbarum L.) su cui la specie è stata trovata la prima volta: "ad ramos exsiccatos Lycii barbari". Carpoforo Resupinato, prima orbicolare, poi confluente, sparso, più o meno esteso e ben adeso al substrato; il suo margine è generalmente indistinto, talvolta biancastro. La superficie fertile è all’inizio leggermente pruinosa, poi liscia, secca, opaca ma anche finemente feltrata o irregolare-tubercolata; la stessa si presenta di norma screpolata in fessure trasversali o anche concentriche. Il colore è grigio, turchese, sfumato spesso di azzurro-violaceo, tendente ad impallidire con l’età. La carne è alta più o meno un millimetro, molto sottile ma coriacea negli esemplari maturi. Habitat Cresce tutto l’anno con più frequenza su legno latifoglia ma si rinviene anche su legno di conifera. È stato rinvenuto su Orniello, Edera, Faggio, Leccio, Salice, Pino domestico e Ginepro. Microscopia Sistema ifale monomitico. Ife a parete più o meno spessa, da ialine a bruno-marroni, larghe 3-5 µm. Spore 7,6-10,2 × 3-4 µm, da cilindriche ad allantoidi, lisce, ialine, a parete sottile. Basidi 30-40 × 4,5-5,2 µm, subcilindrici, tetrasporici, con sterigmi lunghi da 2 a 4 µm e GAF alla base. Lamprocistidi 22,2-34 × 11,5-20,5 µm, numerosi, subglobosi, arrotondati, con incrostazioni omogeneamente distribuite, taluni con evidenti protuberanze all’apice lunghe 5-7 µm. Osservati anche rari lamprocistidi affusolati 60-10 µm, a parete spessa, con la parte decorata lunga 25 µm e cistidioli lageniformi, capitati e affusolati. Presenza infine di dendroifidi ramificati, ialini ed incrostati, nonché di gloeocistidi 40-70 × 6-15 µm, cilindrico-clavati o subulati, a parete spessa soprattutto nella parte basale, con apice arrotondato e reazione bruno-rossastra alla Sulfovanillina. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Somiglianze e Varietà Nel genere Peniophora abbiamo anche altre specie con colori simili: Peniophora cinerea (Pers. : Fr.) Cooke, la quale si differenzia per i lamprocistidi affusolati e per l’assenza di dendroifidi e gloeocistidi; Peniophora junipericola J. Erikss. che si distingue per avere i lamprocistidi affusolati e per l’assenza di dendroifidi; Peniophora limitata (Chaillet ex Fr. : Fr.) Cooke, rara, la quale si separa per i lamprocistidi affusolati e per l’assenza di dendroifidi e gloeocistidi. Osservazioni Fungo molto comune e diffuso in tutto il continente europeo. Questa specie ha l'aspetto di una crosta grigiastra con una microscopia assai articolata ma con la caratteristica di essere l’unica Peniophora a possedere lamprocistidi subglobosi. Questa specie del genere Peniophora presenta dendroifidi, ossia elementi sterili con ramificazioni più o meno tortuose, subcilindriche e ad apice arrotondato, con probabile funzione di protezione e sostegno dei basidi. Note nomenclaturali La prima descrizione della specie risale al 1822 quando Christian Hendrik Persoon chiamò il fungo Thelephora lycii, poi nel 1881 il botanico e micologo britannico Mordecai Cubitt Cooke gli diede l’epiteto di Corticium lycii, quindi il fungo nel 1907 è stato riclassificato da Franz Xaver Rudolf von Höhnel e da Viktor Litschauer in Peniophora lycii, binomio attualmente prioritario. Bibliografia BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Luglio 2016; Su piccolo arbusto decorticato di Olivo (Spello - PG); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20160715-01) Spore 7,6-10,2 × 3-4 µm, da cilindriche ad allantoidi, lisce, ialine, a parete sottile. Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidi 30-40 × 4,5-5,2 µm, subcilindrici, tetrasporici, con sterigmi lunghi da 2 a 4 µm e GAF alla base. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Cistidioli lageniformi, capitati e affusolati. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Lamprocistidi 22,2-34 × 11,5-20,5 µm, numerosi, subglobosi, arrotondati, con incrostazioni omogeneamente distribuite. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Lamprocistidi con evidenti protuberanze all’apice lunghe 5-7 µm. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Rari lamprocistidi affusolati 60-10 µm, a parete spessa, con la parte decorata lunga 25 µm. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Dendroifidi ramificati, ialini ed incrostati. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Gloeocistidi 40-70 × 6-15 µm, cilindrico-clavati o subulati, con apice arrotondato e reazione bruno-rossastra alla Sulfovanillina. Osservazione in Sulfovanillina a 1000×.-
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Xylodon sambuci (Pers. : Fr.) Ţura, Zmitr., Wasser & Spirin 2011
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Xylodon sambuci (Pers. : Fr.) Ţura, Zmitr., Wasser & Spirin 2011 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Hymenochaetales Famiglia Schizoporaceae Sinonimi Corticium sambuci Pers. : Fr. 1794 Lyomyces sambuci (Pers. : Fr.) P. Karst. 1882 Hyphodontia sambuci (Pers. : Fr.) J. Erikss. 1958 Etimologia Dal greco xýlon [ξύλον] = legno e odón [ὀδών] = dente, per la decorazione bianca, scagliosa, denticolata o tubercolata che i carpofori appartenenti a questo genere mostrano sul legno. Dal latino sambucus, sambuci = Sambuco, del Sambuco, per l’habitat di crescita della specie. Carpoforo Resupinato, diffuso, adnato, con il margine indistinto o appena fimbriato, con l’imenoforo liscio o leggermente tubercolato, ceroso o farinoso da giovane, poi pruinoso e infine gessoso. Il colore è bianco negli esemplari freschi, con la tendenza a macchiarsi di bruno-crema se contuso; rimane in genere bianco anche negli esemplari secchi, assumendo un aspetto laccato o sericeo. La carne è esiguissima, prima ceracea, poi gessosa. Habitat Cresce tutto l’anno con frequenza su Sambuco, tuttavia non è raro trovarlo anche su Quercia, Faggio e Leccio; è stato rinvenuto occasionalmente su Acero, Fico, Edera, Pioppo, Robinia, Rosmarino, Cipresso, Tasso e Abete rosso. Microscopia Sistema ifale monomitico. Ife munite di GAF, a parete sottile, ialine, larghe 3-5 µm. Spore 4,6-6,3 × 3,1-4,6 µm; Qm = 1,4; ellissoidali, lisce, guttulate, a parete sottile; non amiloidi, né destrinoidi. Basidi 20-30 × 3-5 µm, da leggermente clavati a subcilindrici. Cistidi 40-60 × 3,5-4,5 µm, capitati, allungati, talvolta flessuosi, a base allargata, simili a parti terminali di ife e decorati in alcuni punti da incrostazioni. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Esistono una miriade di funghi corticoli bianchi con imenoforo liscio o tubercolato che potrebbero confondersi con Xylodon sambuci. Tra di essi: Xylodon juniperi (Bourdot & Galzin) Hjortstam & Ryvarden si distingue per i cistidi subulati e per associarsi di preferenza al Ginepro. Dendrothele acerina (Pers. : Fr.) P.A. Lemke si differenzia per le spore molto più grandi e per vegetare prevalentemente su Acero. Athelia epiphylla Pers. : Fr. si separa per le spore più grandi e subcilindriche e per l’assenza di cistidi. Lyomyces erastii (Saaren. & Kotir.) Hjortstam & Ryvarden, raro, si distingue per avere spore subclindriche con Qm > di 1,5. Lyomyces incrustatus (Kotir. & Saaren.) Hjortstam & Ryvarden si differenzia per le spore e i cistidi più grandi. Vi sono poi le specie appartenenti al genere Trechispora P. Karst. le quali hanno però generalmente spore verrucose oppure, se lisce e/o guttulate, di dimensioni più piccole rispetto a Xylodon sambuci. Osservazioni Si tratta di un fungo che colonizza legnetti a terra o marcescenti in ogni periodo dell’anno, è assai comune sia in Italia che nel resto d'Europa. La presenza su legno di Sambuco è un buon indizio per il riconoscimento della specie, tuttavia è necessaria sempre una adeguata verifica microscopica per una sua corretta determinazione. Note nomenclaturali La prima descrizione della specie risale al 1794 quando Christian Hendrik Persoon chiamò il fungo Corticium sambuci, in seguito, nel 1882, il micologo finlandese Petter Adolf Karsten gli diede l’epiteto di Lyomyces Sambuci e nel 1958 la specie venne ricombinata in Hyphodontia sambuci da John Eriksson. Dal 2011 il fungo è stato trasferito nel genere Xylodon, come Xylodon sambuci e tale epiteto è quello attualmente prioritario, anche se persistono discordanze tra i vari autori. Bibliografia BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. ŢURA, D., ZMITROVICH, I.V., WASSER, S.P. & NEVO, E., 2008. Species diversity of heterobasidiomycetous and non-gilled hymenomycetous (Aphyllophorales s.l.) fungi in Israel. [Data di accesso: 25/11/2017]. ŢURA, D., ZMITROVICH, I.V., WASSER, S.P., SPIRIN, W.A. & NEVO, E., 2011. Biodiversity of the Heterobasidiomycetes and Non-Gilled Hymenomycetes (Former Aphyllophorales) of Israel. Biodiversity of Cyanoprokaryotes, Algae and Fungi of Israel. Ruggel: A.R.A. Gantner. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Revisionata da Tomaso Lezzi. Regione Umbria; Dicembre 2016; Su legnetto a terra di Sambucus nigra L. (Spello - PG); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20161209-01) Sistema ifale monomitico. Ife munite di GAF, a parete sottile, ialine larghe 3-5 µm. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Spore 4,6-6,3 × 3,1-4,6 µm; Qm = 1,4; ellissoidali, lisce, guttulate, a parete sottile; non amiloidi, né destrinoidi. Spore da sporata. Osservazione in acqua 1000×. Osservazione in Melzer 1000×. Basidi 20-30 × 3-5 µm, da leggermente clavati a subcilindrici. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Cistidi 40-60 × 3,5-4,5 µm, capitati, allungati, talvolta flessuosi, a base allargata, simili a parti terminali di ife e decorati in alcuni punti da incrostazioni. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.-
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Peniophora quercina (Pers. : Fr.) Cooke 1879
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Peniophora quercina (Pers. : Fr.) Cooke 1879 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Peniophoraceae Sinonimi Thelephora quercina Pers. : Fr. 1801 Corticium quercinum (Pers. : Fr.) Gray 182 Etimologia Dal greco peníon [πηνίον] = rocchetto, bobina, tessuto, tela e phoreo [φορέω] portare, per la morfologia pellicolare dei carpofori appartenenti a questo genere. Dal latino quercūs, quercínus, a, um = Quercia, che predilige la Quercia, per l’habitat di crescita della specie. Carpoforo Resupinato, prima orbicolare, poi diffuso, esteso simile a una pellicola ben adesa al substrato, talvolta con margine biancastro; in seguito con la tendenza ad arrotolarsi ai margini mostrando la parte sterile bruno-scura o nera. La superficie fertile è all’inizio un poco gelatinosa, di colore violaceo, grigio-porpora o bluastra, liscia o tubercolata, poi coriacea, secca, di colore rosato o grigio-brunastro, spesso screpolata in minuscole fessure. Con la lente si può notare l'imenoforo cosparso da minutissime punteggiature bianche. La carne è sottilissima, alta meno di un millimetro, prima tenera poi rigida ma fragile. Habitat Cresce tutto l’anno di solito su legno di Quercus spp., tuttavia è stato rinvenuto anche su Castagno, Agrifoglio, Corbezzolo e Pioppo. Microscopia Sistema ifale monomitico. Ife munite di GAF, a parete sottile, ialine, larghe 3-4 µm nel subimenio; mentre sono bruno-marroni, di analoga larghezza, nel substrato basale. Spore 9,7-12,3 × 3,2-3,9 (5,1) µm, allantoidi, lisce, ialine, a parete sottile; non amiloidi, né destrinoidi. Basidi 35-55 × 5,5-7,5 µm, da leggermente clavati a subcilindrici, con sterigmi lunghi da 3 a 4 µm. Lamprocistidi fusiformi, assai numerosi, dapprima appuntiti, a parete sottile e senza incrostazioni, poi a parete spessa e densamente incrostati 50-70 × 10-13 µm, con la parte decorata lunga 25-50 µm. Assenti gloeocistidi e dendroifidi (elementi sterili con ramificazioni più o meno tortuose, subcilindriche e ad apice arrotondato). Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Somiglianze e Varietà Esistono una serie di funghi corticoli appartenenti al genere Peniophora che spesso hanno tonalità rosate o violacee i quali potrebbero confondersi con Peniophiora quercina: Duportella halimi (Boidin & Lanq.) Hjortstam = Peniophora halimi Boidin & Lanq. si distingue per le spore di forma ovoidale; Peniophora proxima Bres. si differenzia per le spore ellissoidali e più larghe, per la presenza di gloeocistidi, per il margine in genere giallastro e per associarsi di norma a legno di Bosso; Peniophora pini (Schleich. : Fr.) Boidin si separa per i lamprocistidi e le spore più piccoli, per la presenza di gloeocistidi e per vegetare su Pino; Peniophora junipericola J. Erikss. si distingue per avere le spore più strette, per la presenza di gloeocistidi fusiformi e per la crescita su Ginepro; Peniophora rufomarginata (Pers.) Bourdot & Galzin si differenzia per le spore più strette, i lamprocistidi più larghi e per prediligere il legno di Tiglio anche se non è esclusiva solo di questa specie; Peniophora boidinii D.A. Reid si separa per i lamprocistidi e le spore più corti e per la presenza di gloeocistidi papillati; Peniophora tamaricicola Boidin & Malençon si distingue per l’assenza di lamprocistidi; Peniophora violaceolivida (Sommerf.) Massee si differenzia per i lamprocistidi più corti e la presenza di numerosi gloeocistidi. Osservazioni Si tratta di un fungo che colonizza legnetti a terra o marcescenti in ogni periodo dell’anno, è abbastanza comune e frequente in tutta Europa. Un elemento utile al suo riconoscimento è il margine del basidioma che in genere tende a sollevarsi ed arrotolarsi, mostrando la parte sterile nerastra. Questa caratteristica tuttavia è comune anche ad altre specie del genere Peniophora e pertanto per ottenere una corretta determinazione è necessaria sempre una adeguata verifica microscopica. Note nomenclaturali La prima descrizione della specie risale al 1801 quando Christian Hendrik Persoon nel 1801 chiamo il fungo Thelephora quercina, epiteto sanzionato da Elias Magnus Fries nel primo volume del suo Systema Mycologicum. Quindi la specie nel 1821 è stata riclassificata da Samuel Frederick Gray come Corticium quercinum, ma è nel 1879 che l'inglese Mordecai Cubitt Cooke ha trasferito la specie nel genere Peniophora, elevandola a specie tipo. Dopo numerose ricombinazioni e riclassificazioni avvenute negli anni, l’epiteto di Cooke è quello attualmente prioritario. Alcune descrizioni di specie differenti, antecedenti a quella di Persoon, come Lichen carneus nel 1787 ad opera del botanico e micologo tedesco Carl Ludwig Willdenow o come Auricularia corticale nel 1790 ad opera di Jean Baptiste François Bulliard sono state ritenute in epoca successiva sinonimi di Peniophora quercina. Bibliografia BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Revisionata da Tomaso Lezzi. Regione Umbria; Dicembre 2016; Su legno di latifoglia a terra (Assisi - PG); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20161223-01) Spore 9,7-12,3 × 3,2-3,9 (5,1) µm, allantoidi, lisce, ialine, a parete sottile; non amiloidi, né destrinoidi. Osservazione in L4 le due superiori e Rosso Congo le due inferiori a 1000×. Sistema ifale monomitico. Ife munite di GAF, a parete sottile, ialine larghe 3-4 µm nel subimenio; mentre sono a pareti più ispessite, bruno-marroni, di analoga larghezza, nel substrato basale. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidi 35-55 × 5,5-7,5 µm, da leggermente clavati a subcilindrici, con sterigmi lunghi da 3 a 4 µm. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Lamprocistidi fusiformi, assai numerosi, dapprima appuntiti, a parete sottile e senza incrostazioni, poi a parete spessa e densamente incrostati 50-70 × 10-13 µm, con la parte decorata lunga 25-50 µm. Osservazione in Rosso Congo a 400×. A sinistra cistidio senza incrostazioni, a destra con incrostrazioni. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Ancora lamprocistidi. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.-
- corticium quercinum
- peniophora quercina
- (e 1 in più)
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Cylindrobasidium laeve (Pers. : Fr.) Chamuris 1984
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Cylindrobasidium laeve (Pers. : Fr.) Chamuris 1984 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Physalacriaceae Sinonimi Corticium laeve Pers. : Fr. 1794 Cylindrobasidium evolvens (Fr. : Fr.) Jülich 1974 Etimologia Dal greco kýlindros [κύλινδρος] = cilindro e dal latino scientifico basidium = basidio, per via dei basidi cilindrici, strettamente clavati. Dal latino laévis, e = liscio, leggero, delicato, per la morfologia del basidioma. Carpoforo Resupinato, adeso al substrato, talvolta revoluto per tutto il suo perimetro, facilmente separabile dal legno; nei giovani esemplari ha la superficie sterile fimbriata ai bordi, finemente tomentosa, cotonosa, morbida e bianca. L’imenoforo è invece liscio o un poco tubercolato, da biancastro a crema chiaro, con la tendenza a screpolarsi concentricamente negli esemplari maturi, divenendo areolato o fessurato. La carne è sottilissima, alta circa un millimetro, prima tenera poi membranosa. Habitat Cresce di norma su legno di latifoglia. È stato rinvenuto su Ontano, Lentisco, Pioppo, Quercia, Faggio, Olmo, Acero ed Edera. Microscopia Sistema ifale monomitico. Ife munite di GAF nei setti, a parete sottile o anche leggermente spesse, di larghezza inferiore ai 5 µm e con gocce oleose all’interno. Spore 7-9,7 × 4,7-6,7 µm, da ellissoidali a larmiformi, ialine, lisce, a parete sottile ed apicolo evidente; non amiloidi, né destrinoidi. Basidi 50-70 × 6-8 µm, strettamente clavati, allungati, tetrasporici, con sterigmi lunghi da 4,5 a 5,5 µm. Leptocistidi fusiformi 40-50 × 5-7 µm, a parete sottile e non incrostati. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Esistono in Europa altre specie appartenenti al genere Cylindrobasidium come Cylindrobasidium eucalypti (M. Dueñas & Tellería) Tellería & Melo e Cylindrobasidium torrendii (Bres.) Hjortstam, che hanno però spore più piccole, rispettivamente 5-6,5 × 3-4 µm il primo e 6-7,5 × 4-5 il secondo. Da un punto di vista macroscopico ha cromatismi analoghi Dacryobolus karstenii (Bres.) Oberw. ex Parmasto ma quest’ultimo si distingue per le spore allantoidi. Osservazioni Si tratta di un fungo lignicolo, assai diffuso in tutta Europa e molto comune anche in Italia. La sinonimia con Cylindrobasidium evolvens in passato è stata oggetto di controversie, ma attualmente il binomio Cylindrobasidium laeve è accettato da gran parte degli studiosi come prioritario. Bibliografia BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Novembre 2016; Su catasta di legna tagliata (Spello - PG); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20161114-02) Sistema ifale monomitico. Ife munite di GAF nei setti, a parete sottile o anche leggermente spesse, di larghezza inferiore ai 5 µm e con gocce oleose all’interno. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Spore 7-9,7 × 4,7-6,7 µm, da ellissoidali a larmiformi, ialine, lisce, a parete sottile ed apicolo evidente; non amiloidi, né destrinoidi. Osservazione in Melzer a 1000×. Basidi 50-70 × 6-8 µm, strettamente clavati, allungati, tetrasporici, con sterigmi lunghi da 4,5 a 5,5 µm. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Leptocistidi fusiformi 40-50 × 5-7 µm, a parete sottile e non incrostati. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.-
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- corticium laeve
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Postia stiptica (Pers. : Fr.) Jülich 1982
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Postia stiptica (Pers.) Jülich; Regione Marche, Fossombrone, Parco delle Cesane; Foto e commento di Pietro Curti. Fungo legnoso che cresce sulle ceppaie di Pino Nero. Bianco candido, forma delle mensole che rivestono gran parte dei detriti legnosi delle pinete. Non può essere confuso con specie commestibili orientandosi per semplice esclusione: su legno in modo più o meno cespitoso, crescono pochi funghi eduli e tutti piuttosto noti e semplici da riconoscere, in particolare, piopparelli (Cyclocybe cylindracea = Agrocybe aegerita), chiodini (Armillaria mellea), orecchiette (Pleurotus ostreatus), le restanti centinaia di specie salvo pochissime eccezioni veramente marginali, vanno considerati non commestibili o potenzialmente tossici. -
Porodaedalea pini (Brot. : Fr.) Murrill 1905
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Porodaedalea pini (Brot. : Fr.) Murrill 1905 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Hymenochaetales Famiglia Hymenochaetaceae Sinonimi Boletus pini Brot. : Fr. 1804 Fomes pini (Thore) P. Karst. 1882 Phellinus pini (Brot. : Fr.) Bondartsev & Singer 1941 Etimologia Dal greco póros [πόρος] = poro e dal latino Daedălēus = dedaleo, relativo a Dedalo, il leggendario architetto, ideatore del labirinto di Creta, quindi per l’imenoforo costituito da pori allungati e a labirinto che di norma contraddistingue i carpofori appartenenti a questo genere. Dal latino pīnŭs, pini = pino, per l’habitat di crescita del basidioma. Cappello 10-20 cm, dimidiato o ungulato, isolato oppure embricato, di norma non resupinato; ha la superficie sterile, che all’inizio è leggermente irsuta poi glabra ma anche feltrata in alcuni punti, zonata, solcata, rigida, rugosa o bitorzoluta, talvolta si presenta fessurata; il colore è in genere bruno-rossiccio, amaranto, a volte anche nerastro; non di rado sono presenti colorazioni verdastre per la presenza di piccole formazioni di alghe. Il margine è un poco lobato, talvolta sottile, ondulato, di colore bruno giallastro. Imenoforo Tubuli pluristratificati, di colore bruno-cannella; pori 1-3 per mm², irregolari, da rotondi ad angolosi, taluni molto allungati, fino a dedaliformi, con dissepimenti pubescenti, ispessiti, interi o leggermente sinuosi; il colore è bruno-giallastro, poi bruno-olivastro e marrone-ruggine, sfumato in alcune parti di violaceo; in alcuni punti è presente una pruina giallo vivo visibile solo con la lente. Gambo Assente, trattasi di un fungo sessile. Carne La carne ha una consistenza legnosa, dura, di colore bruno-rossiccia o marrone-cannella; odore subnullo, sapore mite o lievemente acre. A contatto con l’NaOH diviene subito nera. Habitat Cresce di norma su Pinus spp. È stato rinvenuto su Pinus pinea L., Pinus sylvestris L., Pinus halepensis Mill. e Pinus pinaster Aiton, ma anche su Larix decidua Mill. È un fungo largamente diffuso in Europa e ampiamente frequente in Italia. Microscopia Sistema ifale dimitico. GAF non osservati. Spore 5,4-6,5 × 4-5,9 µm, da subglobose ad ovoidali, spesso con profilo asimmetrico, lisce, guttulate, leggermente gialline, con parete un poco spessa ed apicolo evidente; non amiloidi, né destrinoidi. Setae 41-71 × 7-22, ventricose, subulate, diritte o con base ripiegata, a parete spessa e di colore bruno scuro. Commestibilità e Tossicità Si tratta di un fungo non commestibile. Somiglianze e Varietà Porodaedalea chrysoloma (Fr.) Fiasson & Niemelä = Phellinus chrysoloma (Fr.) Donk, si distingue per i carpofori mediamente più piccoli, per avere le spore più piccole e per vegetare principalmente su Abete rosso; Sanghuangporus pilatii (Černý) Tomšovský = Porodaedalea pilatii (Černý) Fiasson & Niemelä, si differenzia per avere le spore più piccole e per la crescita su Pioppo; Phellinus gilbertsonii M.J. Larsen = Porodaedalea gilbertsonii (M.J. Larsen), si separa per avere le spore più piccole e per vegetare su Pseudotsuga spp.; Porodaedalea laricis (Jacz. ex Pilát) Niemelä, si distingue per la crescita su Larice. Porodaedalea piceina (Peck) Niemelä = Phellinus piceinus (Peck) Pat., si differenzia per avere i pori più piccoli, per le spore ellissoidali e per vegetare principalmente su Abete rosso, Abete bianco e Larice. Osservazioni Si tratta di un fungo lignicolo, pericoloso parassita che attacca le conifere viventi in punti abbastanza alti del tronco, con una crescita longitudinale di vari basidiomi. È anche un fungo saprofita in quanto cresce anche su piante cadute a terra. In passato non tutti gli autori sono stati concordi sulla suddivisione del genere Porodaedalea tuttavia, recenti studi molecolari hanno contribuito ad alcuni chiarimenti (Tomsovsky et al. 2010). Note nomenclaturali La specie è stata identificata per la prima volta come Boletus pini da Thore nel 1803, in seguito è stata inquadrata in vari generi, come Fomes e Trametes, ma l’epiteto con cui è stata largamente conosciuta è Phellinus pini, binomio creato nel 1941 da Bondartsev e Singer. Il taxon Porodaedalea pini è stato pubblicato da Murrill nel 1905 ed è la nomenclatura attuale di questo fungo. In effetti l’imenoforo a forma di dedalo non contraddistingue di norma i pori dei carpofori appartenenti al genere Phellinus. Bibliografia BERNICCHIA, A., 2005. Polyporaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 10. Alassio (SV): Ed. Candusso. TOMSOVSKY, M. & SEDLÁK, P. & JANKOVSKÝ, L. 2010. Species recognition and phylogenetic relationships of European Porodaedalea (Basidiomycota, Hymenochaetales). [Data di accesso: 27/12/2016]. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Revisionata da Tomaso Lezzi. Regione Umbria; Novembre 2016; Bosco di Pini e Lecci del Monte Subasio (Spello - PG); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20161116-01) Ritrovamento su tronco di Pino con la mensola parallela al tronco caduto a terra. La reazione nera della carne a contatto con l’NaOH. Sistema ifale dimitico. GAF non osservati. Osservazione in KOH a 1000×. Spore 5,4-6,5 × 4-5,9 µm, da subglobose ad ovoidali, spesso con profilo asimmetrico, lisce, guttulate, leggermente gialline, con parete un poco spessa ed apicolo evidente; non amiloidi, né destrinoidi. Spore da sporata. Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Melzer a 1000×. Setae 41-71 × 7-22, ventricose, subulate, diritte o con base ripiegata, di colore bruno scuro. Osservazione in KOH a 400×. Osservazione in Blu cotone in Lattofenolo a 400×. Osservazione in KOH a 1000×. Osservazione in Blu cotone in Lattofenolo a 1000×.-
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Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer 1947
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Leccinum duriusculum (Schulzer) Singer; Foto di Emilio Pini. Simile al più noto Leccinum scabrum, se ne distingue agevolmente per il forte annerimento della carne al taglio e per l'habitat esclusivo di crescita, sembrerebbe infatti esclusivo del Populus tremula. Si tratta di un Leccinum robusto, cappello regolare, emisferico, con rima cuticolare appena eccedente, cromatismi grigio brunastri beige con sfumatura ocracea, rare volte molto pallido. Imenoforo che s'interrompe prima del gambo, pori biancastri in gioventù, tendono a scurirsi con l'età. Gambo robusto e slanciato, ricoperto da fine punteggiatura, tipicamente macchiato di verde bluastro alla base. Carne bianca, al taglio vira rapidamente passando dalle sfumature del rosa rossastro al grigio nerastro. Odore e sapore sub-nulli. -
Rhodophana nitellina (Fr.) Papetti 2015
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Rhodophana nitellina (Fr.) Papetti; Regione Lombardia, boschetto planiziale di Fara Gera D'adda; Ottobre 2007; Foto, commento e microscopia di Massimo Biraghi. Ritrovamento sotto Querce e Pioppo nero, con tipico odore di farina rancida o di cetriolo. Si riconosce macroscopicamente per le piccole dimensioni, 2-4 (5) centimetri, per le lamelle crema-giallastre, fino ad ocra in maturazione, e l'odore pronunciato di farina rancida (o cetriolo). Microscopicamente per le spore rombiche, finemente verrucose. Spore gibbose 7-8 × 4-5 µm.- 4 risposte
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Lepiota xanthophylla P.D. Orton 1960
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Lepiota xanthophylla P.D. Orton; Regione Lombardia, Boschetto planiziale di Spirano (BG); Foto e descrizione di Massimo Biraghi. Piccola ed appariscente Lepiota non comune, la si distingue dalle altre Lepiota di piccola taglia per le tonalità giallastre presenti in tutto il carpoforo. Fungo pericoloso contenente amatossine e fallotossine, responsabile di sindrome falloidea. Le piccole dimensioni e l'aspetto non invitante scongiurano in parte la raccolta per scopo alimentare e quindi il possibile esito mortale. Regione Lombardia, Boschetto planiziale di Spirano (BG); Foto e descrizione di Massimo Biraghi. Ritrovamento sotto latifoglia, Querceto-Carpineto. -
Pycnoporellus fulgens (Fr.) Donk 1971
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Pycnoporellus fulgens (Fr.) Donk 1971 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Fomitopsidaceae Sinonimi Hapalopilus fibrillosus (P. Karst.) Bondartsev & Singer 1941 Etimologia Dal greco pyknós [Πυκνός] = denso e póros [πόρος] = poro, per i pori densi e compatti e dal suffisso latino diminutivo ellus, quindi un piccolo Pycnoporus. Dal latino fulgens = splendente, brillante, per via dei colori giallo-arancio vivi del carpoforo. Cappello Prima noduloso, poi dimidiato o embricato con il margine spesso ripiegato, ondulato; raramente resupinato. Superficie pileica irregolare, prima vellutata, lanuginosa o poco pelosa, poi glabra e talvolta fibrillosa; di colore vario, dal giallo aranciato all’ocra vivo, tendente a sbiadire con l’età, ma anche rosso-marrone con margine giallo-arancione nettamente distinto dalla colorazione centrale. Imenoforo Tubuli monostratificati, giallo tenue, giallastri, aranciati o anche rossastri, lunghi da 0,5 a 5 mm; pori di analogo colore, prima angolosi o arrotondati, 1-3 per mm², poi irregolari, allungati, con tendenza ad ingrandirsi per via della fusione fra di loro. I dissepimenti sono ispessiti, interi o appena incisi Gambo Assente. Carne La carne ha una consistenza morbida ed elastica nei giovani esemplari, mentre è rigida e fragile nei campioni essiccati. Di colore giallastro o arancio-rossastro, ha un odore debole ed un sapore leggermente aspro. Reazione del cappello al NaOH prima rosso-ciliegia poi nero; la reazione dei pori col medesimo reagente è sempre di colore rosso più o meno intenso. Habitat Cresce in genere su legno marcescente di conifera, è stato rinvenuto su Abies alba Mill., Picea abies (L.) H. Karst. e Pinus sylvestris L.; raro su latifoglie. Microscopia Spore 6,5-9,6 × 3,8-5,5 µm, da cilindrico-ellissoidali ad ellissoidali, talvolta ricurve in prossimità dell’apicolo, ialine, lisce, non amiloidi, né destrinoidi. Basidi di larghezza compresa tra 4,5 e 6 µm, cilindrico-clavati, tetrasporici, bisporici ma anche numerosi quelli monosporici. Cistidi ialini, cilindrici o un poco flessuosi. Sistema ifale monomitico con ife generatrici larghe 2-6 µm, ialine, settate e senza GAF. Pileipellis formata da ife larghe 3-8 µm, con pareti spesse che in prossimità dei setti si ingrossano e si avvicinano tanto da sembrare quasi saldate. Commestibilità e Tossicità Si tratta di un fungo non commestibile. Specie simili Pycnoporellus alboluteus (Ellis & Everh.) Kotl. & Pouzar si distingue per i pori biancastri e per le spore cilindriche e più lunghe; Auriporia aurulenta A. David, Tortič & Jelić connotata dai medesimi colori, si differenzia per la forma resupinata del carpoforo e per la presenza di GAF nei suoi tessuti; Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst., si separa per la colorazione del basiodioma più sul rosso cinabro, per il suo sistema ifale trimitico, per avere GAF nei tessuti e per la reazione verdastra dei pori alle basi forti; Pycnoporus sanguineus (L.) Murrill, raro, si differenzia per la superficie in genere liscia e lucente e per le spore più piccole. Hapalopilus croceus (Pers.) Donk si distingue per le spore più piccole, per la presenza di GAF nelle ife, per non avere cistidi e per prediligere il legno di latifoglia. Osservazioni Si tratta di una specie molto rara con distribuzione prevalente nei boschi umidi e poco antropizzati dell’Europa settentrionale ed orientale. In Italia è stata osservata in zone limitatissime come la Foresta di Sasso Fratino di Forlì e la Riserva di Camaldoli di Arezzo. Le spore hanno un'alta variabilità di misure in quanto i suoi basidi sono di norma contraddistinti da uno, due o quattro sterigmi. Bibliografia BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. BERNICCHIA, A., 2005. Polyporaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 10. Alassio (SV): Ed. Candusso. EYSSARTIER, G., & ROUX, P., 2011. Le guide des Champignons France et Europe. Parigi: Ed. Belin. PHILLIPS, R., 2004. Riconoscere i funghi. Ed. De Agostini. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Revisionata da Tomaso Lezzi. Regione Toscana; Ottobre 2016; Bosco di Camaldoli (Arezzo); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). (Exsiccatum SR20161001-09) La reazione del pileo all'NaOH: prima rosso-ciliegia poi nero. La reazione dei pori con NaOH: sempre di colore rosso più o meno intenso. Spore 6,5-9,6 × 3,8-5,5 µm, da cilindrico-ellissoidali ad ellissoidali, talvolta ricurve in prossimità dell’apicolo, ialine, lisce, non amiloidi, né destrinoidi. Spore da sporata. Osservazione In Melzer a 1000×. Basidi di larghezza compresa tra 4,5 e 6 µm, cilindrico-clavati, tetrasporici, bisporici ma anche numerosi quelli monosporici. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Cistidi ialini, cilindrici o un poco flessuosi. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Sistema ifale monomitico con ife generatrici larghe 2-6 µm, ialine, settate e senza GAF. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Pileipellis formata da ife larghe 3-8 µm, con pareti spesse che in prossimità dei setti si ingrossano e si avvicinano tanto da sembrare quasi saldate. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. -
Lepiota grangei (Eyre) Kühner 1934
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Lepiota grangei (Eyre) Kühner 1934 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Tribù Lepioteae Genere Lepiota (Persoon) Gray Sottogenere Lepiotula (spore speronate) Sezione Stenosporae (cuticola tricodermica) Sottosezione Stenosporae (spore nettamente speronate) Sinonimi Lepiota grangei f. brunneo-olivacea Pilát 1955 Etimologia Lepiota = orecchio squamoso; dal greco lepis = squama e oûs, otós = orecchio. L'epiteto grangei fa riferimento al Grange Park, vicino Northington nell'Hampshire, in Inghilterra, dove Eyre ha effettuato la raccolta del typus. Cappello Cappello verde bluastro, con toni aranciati, più scuro al centro, cuticola frammentata in squamette andando verso il bordo del cappello, umbone basso e ottuso. Lamelle Lamelle libere bianche, con numerose lamellule. Sporata bianca. Gambo Gambo cilindrico, giallo ocra, senza anello, con tracce di squamette scure verso la base del gambo. Carne La carne biancastra, ocracea. Odore simile a quello di Lepiota cristata. Habitat In boschi di latifoglia e aghifoglia. Commestibilità e tossicità Specie sospettata di tossicità insufficientemente conosciuta, da sottoporre a nuove indagini e valutazioni. Microscopia Spore 3,5-4 × 9-12; Qm = 2,6; nettamente speronate, lisce, con apicolo evidente. Ife della cuticola lunghe, settate, con pigmento parietale e intracellulare. Cheilocistidi clavati. Somiglianze e varietà Lepiota grangei f. brunneo-olivacea è oggi ritenuta una semplice manifestazione ecologica della forma tipo e quindi risulta sinonimizzata con Lepiota grangei. Nel gruppo delle Lepiota a spore speronate e colori verde bluastri troviamo specie che normalmente hanno spore di dimensione minore di 10 µm, elemento abbastanza importante per riconoscere Lepiota grangei che invece ha spore di lunghezza fino a 13 µm. Lepiota fourquignonii Quel., che ha solo il centro del cappello con toni verde-olivacei e spore ellissoidali, ife della pileipellis lunghe, non settate, alternate ad elementi brevi; spore < 9 µm di lunghezza. Lepiota poliochloodes Vellinga & Huijser, ha carne crema, marrone chiaro nelle fratture della cuticola del cappello, con spore < 9 µm di lunghezza, largamente cilindriche, troncate alla base, ife della pileipellis lunghe, spesso settate, alternate ad elementi brevi. Lepiota griseovirens Maire = Lepiota pseudofelina J.E. Lange s. auct., che ha colori più nettamente grigio-bruni, grigio-verde scuro, fiammato di ocra, bronzo e manca di colori aranciati, ha carne bianche nelle fratture della cuticola del cappello, bordo bianco; carne alla base del gambo totalmente bianca; spore più piccole, che arrivano a 10 µm di lunghezza al massimo, nettamente speronate, ife della pileipellis larghe, con 1-2 setti vicino alla base, senza substrato ad imeniderma, con pigmento parietale, incrostante. Bibliografia AA.VV., 2012. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. BON, M., 1999. Les Lepiotes. Flore Mycologique d’Europe. Vol. 3. Lille: Ed. Association d'Ecologie et de Mycologie. BREITENBACH, J. & KRÄNZLIN, F., 2000. Champignons de Suisse. Vol. 4 Lucerna: Ed. Verlag Mykologi CANDUSSO, M., & LANZONI, G., 1990. Lepiota s.l. Fungi Europæi. Vol. 4. Libreria editrice Giovanna Biellla. Saronno. EYRE, W.L.W., 1907. A list of the fungi of Grange Park and neighbourhood, Hampshire. Winchester: Warren & Son. VELLINGA, E,C. & HUIJSER, H.A., 1993. Notulae ad Floram Agaricinam Neerlandicam - XXI. Lepiota section Stenosporae. Persoonia 15 (2): 223-240. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Ottobre 2016; Foto commenti e microscopia di Tomaso Lezzi. Crescita su lettiera di aghi di Pseudotsuga menziesii. Ife della cuticola lunghe, settate, con pigmento parietale e intracellulare. 100×, L4. Ife della cuticola lunghe, settate, con pigmento parietale e intracellulare. 400×, L4. Cheilocistidi clavati. 400×, Rosso Congo. Spore 3,5-4 × 9-12; Qm = 2,6; nettamente speronate. 1000×, Rosso Congo. -
Schizophyllum commune Fr. : Fr. 1815
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Russula cessans A. Pearson 1950
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Russula cessans A. Pearson; Regione Lombardia, Crespi d'Adda; Novembre 2005; Foto di Massimo Biraghi. Russula di piccole-medie dimensioni caratterizzata da un cappello rosso carminio-viola vinoso che schiarisce con l'età, con centro più scuro, brunastro che si decolora al rame-olivastro. Lamelle crema, gambo biancastro con tendenza a leggero ingrigimento. Ritrovamento sotto Pinus sylvestris. -
Heterobasidion abietinum Niemelä & Korhonen 1998
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Heterobasidion abietinum Niemelä & Korhonen 1998 Tassonomia Ordine Russulales Famiglia Bondarzewiaceae Foto e Descrizioni Fungo lignicolo resupinato, disteso, tendente a formare una piccola mensola irregolare con margine ondulato. Ha una superficie pileica tubercolata, rugosa, di colore scuro, brunastro. L’imenio si presenta con tubuli corti, stratificati e pori arrotondati, taluni allungati, 6-10 per millimetro quadrato, di colore biancastro o crema-biancastro. Carne dura, legnosa di odore misto tra la muffa e il resinoso. Trattasi di un fungo parassita e poi saprofita di Abies alba, molto dannoso per la pianta. È diffuso principalmente nell'Europa meridionale e nei Balcani. Specie simili Heterobasidion annosum (Fr. : Fr.) Bref., si distingue per i pori più grandi, per il diverso habitat, crescendo principalmente su legno di Pino, Pseudotsuga, Larice e varie latifoglie come il Faggio. È ampiamente distribuito in tutta Europa. Heterobasidion parviporum Niemelä & Korhonen, si distingue per i pori più piccoli, per l’habitat prioritario su Picea abies e per essere per lo più diffuso nell’Europa continentale. Heterobasidion irregulare Garbel. & Otrosina è una specie nordamericana ma la sua presenza è stata segnalata anche in Europa e sembra attaccare sia alberi di conifere che di latifoglie. Regione Toscana; Ottobre 2016; Bosco di Camaldoli (Arezzo); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). (Exsiccatum SR20161001-07) -
Podofomes trogii (Fr.) Pouzar 1971
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Podofomes trogii (Fr.) Pouzar 1971 Tassonomia Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Sinonimi Ischnoderma trogii (Fr.) Teixeira 1994 Foto e Descrizioni Fungo lignicolo, con cappello flabellato ed orlo disteso, sottile, ma anche lobato, irregolare, sinuoso, è raramente circolare; ha una superficie prima vellutata poi glabra, rugosa e ruvida, talvolta zonata, di colore variabile, all’inizio è completamente bianco, poi dal crema, nocciola-marrone, al bruno-rossastro con la parte verso il bordo di solito più chiara o biancastra ma imbrunente alla manipolazione. Imenio costituito da tubuli decorrenti, corti, con pori arrotondati o allungato-angolosi, 3-5 per mm quadrato, di colore biancastro, crema, con tendenza a imbrunire o macchiarsi di color ruggine se contusi. Gambo corto, non sempre evidente, ma talune volte slanciato, vellutato e bruno-nerastro. Carne dura suberosa di colore biancastro-crema, ocracea, senza odori o sapori particolari. Fruttifica su radici o legni interrati di Abete bianco. Secondo alcuni autori vegeterebbe anche su Abete rosso ma al riguardo non vi è concordanza tra gli studiosi, infatti la maggioranza ritiene che si tratti di un fungo con habitat esclusivo di Abete bianco. È una specie non comune che può presentarsi sia solitario che concresciuto tra più esemplari. Somiglianze e varietà Podofomes pyrenaicus F. Rath, specie non riconosciuta valida da alcuni autori, crescerebbe sotto Faggio. Coltricia perennis (L. : Fr.) Murrill si distingue per il pileo decisamente zonato e per i pori color bruno cannella a maturità. Alcune specie appartenenti ai generi Hydnellum e Phellodon potrebbero avere cappelli dai cromatismi analoghi, ma presentano un imenoforo costituito da aculei e non da pori. Regione Toscana; Ottobre 2016; Bosco di Camaldoli (Arezzo); Foto e descrizione di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). (Exsiccatum SR20161001-08) -
Cerocorticium sulfureoisabellinum (Litsch.) Jülich & Stalpers 1980
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Cerocorticium sulfureoisabellinum (Litsch.) Jülich & Stalpers 1980 Tassonomia Ordine Polyporales Famiglia Meruliaceae Sinonimi Flavophlebia sulfureoisabellina (Litsch.) K.H. Larss. & Hjortstam 1977 Foto e Descrizioni Fungo corticolo, adeso in forma più o meno estesa al substrato di crescita. Di consistenza cerosa, è liscio o lievemente tubercolato, igrofano, giallo-verdastro, sfumato di grigio con tempo umido, diviene arancio-giallo o giallo chiaro uniforme e ben saldo alla corteccia con tempo asciutto. Ha un sistema ifale monomitico, spore 6-8 × 5,1-6,9 µm; Qm = 1,2, ialine, lisce, largamente ellissoidali ma anche di forma asimmetrica, con apicolo evidente. Basidi clavati, tetrasporici, guttulati; cistidi ialini e cilindrico-flessuosi. Cresce sulla corteccia di Abies alba. Si tratta di una specie rara. Specie simili Radulomyces confluens (Fr. : Fr.) M.P. Christ. = Cerocorticium confluens (Fr. : Fr.) Jülich & Stalpers, si distingue per il colore ed è contraddistinto da tonalità che vanno dal crema al grigio-bluastro, per le spore più grandi e per l'associarsi al legno di latifoglia; Radulomyces rickii (Bres.) M.P. Christ = Cerocorticium rickii (Bres.) Boidin, Gilles & Hugueney, si separa per le sue colorazioni biancastre. Bibliografia BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. TRICHIES, G., 2009. Cerocorticium sulfureoisabellinum. www.naturamediterraneo.com. [Data di accesso: 12/11/2016]. Regione Toscana; Ottobre 2016; Bosco di Camaldoli (Arezzo); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). (Exsiccatum SR20161001-04) Spore 6-8 × 5,1- 6,9 µm; Qm = 1,2, ialine, lisce, largamente ellissoidali ma anche di forma asimmetrica, con apicolo evidente. Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidi clavati, tetrasporici e guttulati. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidioli guttulati e cistidi ialini e cilindrico-flessuosi. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Basidioli guttulati e cistidi ialini e cilindrico-flessuosi. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.-
- cerocorticium
- sulfureoisabellinum
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Rutstroemia echinophila (Bull. : Fr.) Höhn. 1917
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Rutstroemia echinophila (Bull. : Fr.) Höhn.; Regione Lombardia, Sanico Valsassina; Ottobre 2011; Foto, commento e microscopia di Angelo Mariani. Microscopia Spore,16-20 × 5-6 µm, allantoidi, guttulate, a maturità con 2-3 setti, spesso dotate ai poli di piccole spore secondarie. Aschi, 120 × 12 µm, amiloidi.- 4 risposte
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- peziza echinophila
- rutstroemia echinophila
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Steccherinum fimbriatum (Pers. : Fr.) J. Erikss. 1958
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Steccherinum fimbriatum (Pers. : Fr.) J. Erikss. 1958 Tassonomia Ordine Polyporales Famiglia Meruliaceae Foto e Descrizioni Fungo lignicolo adeso al substrato di crescita, con superficie verrucosa, cosparsa da piccoli aculei alti circa un millimetro o poco più, irregolari, appuntiti e non. Il colore di solito si presenta color rosa-salmone abbastanza uniforme ma può variare anche dal giallastro al violetto chiaro. Il bordo tende ad avere una colorazione più chiara, biancastra ed è in genere decorato da rizomorfe bianche, allungate, sfilacciate o piumate. Il basidioma ha la particolarità di staccarsi molto facilmente dalla corteccia ove è ancorato, come una specie di membrana. Da un punto di vista microscopico si contraddistingue per il sistema ifale dimitico e per avere numerosi pseudocistidi incrostati larghi 8-10 µm. Cresce su legno di latifoglia marcescente. Raro su aghifoglia. Specie simili Corticium roseum Pers. : Fr. il quale è contraddistinto sempre da colori rosati, si separa per l'imenio tubercolato e non aculeato. Cristinia helvetica (Pers.) Parmasto, si distingue per i colori più tenui, da biancastri a giallini, per l’imenio liscio o tubercolato e per una diversa microscopia, ha infatti un sistema ifale monomitico e ife rigonfie nei pressi dei setti. Steccherinum ciliolatum (Berk. & M.A. Curtis) Gilb. & Budington, raro, si differenzia per i colori crema del carpoforo e per associarsi con più frequenza su legno di aghifoglia. Regione Toscana; Ottobre 2016; Bosco di Camaldoli (Arezzo); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). (Exsiccatum SR20161001-03) Pseudocistidi incrostati larghi 8-10 µm. Osservazione 400× in Rosso Congo. Osservazione 1000× in Rosso Congo. -
Trichaptum biforme (Fr.) Ryvarden 1972
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Trichaptum biforme (Fr.) Ryvarden; Regione Marche; Dicembre 2003; Foto e descrizione di Piero Curti. -
Lentinus tigrinus (Bull.: Fr.) Fr. 1825
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Lentinus tigrinus (Bull.: Fr.) Fr. Specie lignicola, con cappello rivestito di squamette scure che contrastano con il fondo chiaro. Campioni trovati su tronco di Pioppo. Un particolare del disegno del cappello. -
Cortinarius cotoneus Fr. 1838
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Cortinarius cotoneus Fr.; Regione Emilia Romagna; Ottobre 2010; Foto di Massimo Biraghi. Una robusta Leprocybe, abbastanza semplice da riconoscere per il cappello nettamente squamuloso, il gambo clavato e l'intenso odore rafanoide. Come tutte le Leprocybe è da considerarsi un fungo quanto meno sospetto di tossicità.