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Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken 1918
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Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken; Regione Liguria; Ottobre 2012; Foto di Maria Ligure. -
Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken 1918
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Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken; Regione Lombardia; Luglio 2011; Foto di Luigi Franchini. -
Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken 1918
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Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken 1918
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Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken; Regione Trentino; Settembre 2008; Foto di Emilio Pini. Sezione. -
Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken 1918
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Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken; Regione Sardegna; Novembre 2006; Foto di Franco Sotgiu. -
Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken 1918
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Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken 1918 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Clavariales Famiglia Clavariaceae Etimologia Dal greco botrytis = che è simile ad un grappolo d'uva, per la compattezza e la forma del corpo fruttifero. Basidiocarpo 8-12(15) cm, coralliforme o ricordante la fisionomia di un cavolfiore. È formato da una base a forma di tronco dalla quale partono delle ramificazioni appressate e corte, anch'esse di colore biancastro, con apici di un bel colore rosa-rossastro che sfumano al vinoso. Le colorazioni biancastre della base e delle ramificazioni primarie tendono a sporcarsi di ocra pallido per vetustità o manipolazione. Imenoforo difficilmente riconoscibile e collocato generalmente alla metà delle ramificazioni superiori, in parte liscio. Carne Abbastanza compatta, tenera, di colore biancastro, odore grato come di caramella alla fragola e sapore dolciastro, con un retrogusto leggermente amarognolo. Habitat Cresce isolata o in piccoli gruppi ravvicinati fra di loro, dall'estate a tutto l'autunno, nei boschi di latifoglie prediligendo Faggio, Quercia e Castagno; segnalata, ma non frequente, anche nei boschi di conifere. Commestibilità e tossicità Commestibile, di buona consistenza, adatto anche alla conservazione sott'olio, una delle poche Ramaria che vale la pena di consumare. Osservazioni Questo Genere è molto conosciuto dai raccoglitori, localmente ricercato e accomunato sotto il nome volgare di "Manine" o "Ditole". Gli effetti lassativi e gastroenterici causati da molte specie hanno contribuito ad una moderazione nella raccolta; nel caso di consumo delle specie commestibili è consigliabile usufruire solamente della parte carnosa, asportando le fragili ramificazioni. Microscopia Spore cilindrico-ellissoidali, con parete sottile, ricurve vicino all’apicolo, decorate da costolature, striature longitudinali, anche con andamento leggermente a spirale, cianofile. Misurate 32 spore da sporata (13,6)14,2-16,2 × 4,3-5,4 µm; Q = 2,8-3,6; media 15,2 × 4,8 µm; Qm = 3,2. Spore in massa di colore giallo-ocra. Basidi clavati, prevalentemente quadrisporici, osservati anche bisporici. Alla base dei basidioli osservati GAF. Sistema ifale monomitico, osservati GAF in tutti i tessuti. Sistema ifale monomitico, le ife dei rami dell’imenoforo sono formate da cellule cilindriche, a parete sottile, lisce, settate, provviste di GAF. Sistema ifale monomitico, le ife della caulocute sostanzialmente sono identiche a quelle dei rami apicali, di forma cilindrica, a parete sottile, lisce, settate, provviste di GAF. Specie simili Ramaria rubrievanescens Marr & D.E. Stuntz, è tipica dei boschi di Picea, ha spore 9,0-15,5 × 4,2-6,8. Ramaria rubripermanens Marr & D.E. Stuntz, si rinviene prevalentemente nei boschi di Faggio e Peccio, si separa per le spore più piccole (8,5)9,0-13 × 3,5-5,0. Ramaria rufescens (Schaeff.) Corner, ha le punte giallastre da giovane poi con la maturazione delle spore tende al bruno-marrone, ha spore più piccole 7,0-11× 3,2-4,8. Ramaria subbotrytis (Coker) Corner, ha i rami di colore rosa-corallo, le spore misurano 7,5-12 × 3,0-4,7. Le caratteristiche colorazioni rosa-vinose degli apici delle ramificazioni, in netto contrasto con il biancastro del resto del corpo fruttifero, e la forma che ricorda vagamente un cavolfiore maturo, ne fanno una bella specie facilmente riconoscibile sul campo. Si raccomanda di prestare comunque attenzione a non confonderla con altre specie simili, le quali possono causare fastidiosi effetti lassativi o complicazioni gastroenteriche. Ramaria fennicasi distingue per avere le ramificazioni più lunghe e con tonalità violacee, bruno-violacee con sfumature lilacine, olivacee, a seconda delle varietà della specie, fruttifica generalmente presso Querce e Castagni. Ramaria pallida (vedi scheda) è caratterizzata da ramificazioni con apici grigio-lilacini, specie in maturazione. Ramaria subbotrytis si riconosce per gli apici di un colore rosa corallo più intenso; Ramaria rufescens ha colorazioni tendenti al rossastro e la base di dimensioni maggiori. Queste ultime due specie, per i neofiti ma non solo, risultano di difficile interpretazione: l'analisi microscopica risulta un valido aiuto per una corretta determinazione. Da considerare anche Ramaria formosa, la quale si differenzia per le colorazioni diverse, la base biancastra, le ramificazioni di un bel color salmone carico e gli apici giallastri. Curiosità Il nome volgare e popolare di "Manine" o "Ditole" deriva dalla particolare conformazione di questi funghi. Scheda AMINT tratta da "Tutto Funghi" con integrazioni di Mario Iannotti. Regione Umbria; Settembre 2014; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. Fungo dall’aspetto coralloide, caratterizzato da un tronco unico, tozzo, carnoso, bianco, privo di toni gialli e/o rossi, dal quale partono dei corti rami bifidi di colore crema-biancastri, terminanti con 2-4 punte, di colore rosa-rosso vinoso. Da giovane i colori vinosi delle punte contrastano con il colore biancastro dei rami e del tronco, poi con la maturazione delle spore, in massa di colore giallastro, i caratteristici colori vinosi svaniscono diventando identici a quelli delle altre specie congeneri e la determinazione negli esemplari vecchi diventa difficile. Nelle stagioni propizie cresce abbondante dall’estate all’autunno, con esemplari appressati, uno accanto all’altro, nei boschi di Quercia, Carpino, Faggio, ma è segnalata anche nei boschi di conifera e nelle peccete alpine. (Exsiccatum MI20140914-01) Spore in massa di colore giallo-ocra. Microscopia Spore cilindrico-ellissoidali, con parete sottile, ricurve vicino all’apicolo, decorate da costolature, striature longitudinali, anche con andamento leggermente a spirale, cianofile. Misurate nr. 32 spore da sporata (13,6)14,2-16,2 × 4,3-5,4 µm; Q = 2,8-3,6; media 15,2 × 4,8 µm; Qm = 3,2. Spore in massa di colore giallastro. Osservazione in Blu Cotone in Acido lattico a caldo a 1000×. Basidi clavati, prevalentemente quadrisporici, osservati anche bisporici. Alla base dei basidioli osservati GAF. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Sistema ifale monomitico, le ife dei rami dell’imenoforo sono formate da cellule cilindriche, a parete sottile, lisce, settate, provviste di GAF. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Sistema ifale monomitico, le ife della caulocute sostanzialmente sono identiche a quelle dei rami apicali, di forma cilindrica, a parete sottile, lisce, settate, provviste di GAF. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. -
Ramaria bataillei (Maire) Corner 1950
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Ramaria bataillei (Maire) Corner 1950 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Clavariales Famiglia Clavariaceae Foto e Descrizioni Poco frequente, ma meraviglioso, notate le sfumature salmone alla base dei rami principali. Meravigliose: la foto rende poco anche perchè l'esemplare non era giovane. Foto di Claudio Angelini. -
Ramaria abietina (Pers. : Fr.) Quél. 1888
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Ramaria abietina (Pers. : Fr.) Quél. 1888 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Clavariales Famiglia Clavariaceae Foto e Descrizioni Una Ramaria dai colori verdeggianti. -
Radulomyces molaris (Chaillet ex Fr. : Fr.) M.P. Christ. 1960
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Radulomyces molaris (Chaillet ex Fr. : Fr.) M. P. Christ; Regione Umbria; Settembre 2014; Foto di Stefano Rocchi. Su legno di quercia a terra: fungo resupinato di consistenza cerosa, formato da grossolani aculei di colore marrone-ocraceo. Spore ellissoidali 8,2-10,4 × 5,6-6,9 µm; Qm = 1,5. Presenza di GAF. Spore non amiloidi, ellissoidali 8,2-10,4 × 5,6-6,9 µm; Qm = 1,5. Osservazione 1000× in Melzer su sporata. -
Radulomyces molaris (Chaillet ex Fr. : Fr.) M.P. Christ. 1960
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Radulomyces molaris (Chaillet ex Fr. : Fr.) M. P. Christ.; Regione Lombardia; Novembre 2008; Foto di Angelo Mariani. Resupinato, disteso, da crema a ocra con aculei irregolari lunghi 1-4 mm, di consistenza ceracea. Su rami di quercia. Spore ialine 9-11 × 5.5-7 µm; basidi clavati flessuosi 35-55 × 7,5-9 µm. Basidi. Ife con GAF. -
Radulomyces molaris (Chaillet ex Fr. : Fr.) M.P. Christ. 1960
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Radulomyces molaris (Chaillet ex Fr. : Fr.) M.P. Christ. 1960 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Pterulaceae Sinonimi Hydnum membranaceum Bull. : Fr. 1791 Radulum molare Chaillet ex Fr. : Fr. 1828 Hydnum rude (Pers.) Duby. 1830 Acia membranacea (Bull. : Fr.) P. Karst. 1879 Radulum membranaceum (Bull. : Fr.) Bres. 1897 Basidioradulum molare (Chaillet ex Fr. : Fr.) H. Furuk. 1974 Cerocorticium molare (Chaillet ex Fr. : Fr.) Jülich & Stalpers 1980 Etimologia Dal Latino Molàris, Molà = macina del mulino, per la sua forma. Basidioma Resupinato, inizialmente si manifesta sotto forma di macule cerose, durante la crescita può ricoprire vistosamente il substrato di crescita. Imenoforo Composto da aculei grossolani e irregolari che ricordano quelli delle Hydnaceae, colorazioni che variano su toni crema-grigiastri, bruno-grigiastri con l'essicazione. Contesto Mediamente carnoso e di consistenza un poco elastica o membranacea, anche ceracea nello stadio giovanile, diventa coriacea con l’età o con tempo secco. Habitat Cresce generalmente su rami o piccoli tronchi degradati di Quercus spp., segnalato, anche se raramente, su rami di Corylus spp. e Fraxinus spp. Osservazioni Il campione osservato è stato reperito in boschetto planiziale (Bosco dei Fontanili) in località Spirano su un rametto di Quercus petraea (Mattuschka) Lieblein in zona molto umida. Microscopia Spore 8-11 × 5,5-7 µm, generalmente ellissoidali, lisce, con contenuto oleoso-granuloso e con apicolo laterale. Basidi clavato-allungati, sinuosi, tetrasporici. Cistidi non osservati. Sistema ifale monomitico, ife larghe 3-4 µm, GAF presenti. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Radulomyces arborifer Malysheva & Zmitr. si riconosce macroscopicamente per l’imenoforo coralloide, microscopicamente si osserva la presenza di gloeocistidi. Radulomyces gypseus Spirit & Zmitr. ha spore più piccole (5-8 × 4-5,5 µm). Cerocorticium submolare (Parmasto) Jülich & Stalpers = Radulomyces submolaris Parmasto presenta spore cilindriche (9-12 × 4,5-6 µm). Bibliografia AA.VV., 2000. Nordic Macromycetes. Heterobasidioid, Aphyllophoroid and Gasteromycetoid Basidiomycetes. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 3. Ed. Nordsvamp. BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. BREITENBACH, J. & KRANZLIN, F., 1986. Champignons de Suisse. Vol. 2. Champignos sans lames. Lucerna: Ed. Verlag Mykologia. JÜLICH, W., 1989. Guida alla determinazione dei funghi. Aphyllophorales, Heterobasidiomycetes, Gastromycetes. Vol. 2. Trento: Ed. Saturnia. Regione Lombardia, Bosco dei Fontanili, loc. Spirano; Gennaio 2011; Foto, descrizione e microscopia di Massimo Biraghi. Basidi clavato-allungati, sinuosi, tetrasporici. Spore 8-11 × 5,5-7 µm, generalmente ellissoidali, lisce, con contenuto oleoso-granuloso e con apicolo laterale. Spore 8-11 × 5,5-7 µm, generalmente ellissoidali, lisce, con contenuto oleoso-granuloso e con apicolo laterale. Sistema ifale monomitico, ife larghe 3-4 µm. Presenza di GAF. -
Pyronema omphalodes (Bull. : Fr.) Fuckel 1870
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Pyronema omphalodes (Bull. : Fr.) Fuckel 1870 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Pyronemataceae Foto, Descrizioni e Microscopia Apotecio 0,5-2 mm di diametro, sessile, pulvinato-lentiforme; imenio, liscio, rosa più o meno intenso, crescono appressati in colonie su terreno bruciato. Spore, 11-14 × 6,5-7,5 µm, ellissoidali, lisce, non guttulate. Aschi, 140-160 × 8-11 µm, cilindrici, ottosporici, non amiloidi. Parafisi, cilindriche, leggermente allargate all'apice. Regione Lombardia, bassa bergamasca; Maggio 2012; Foto, descrizione e microscopia Angelo Mariani. Microscopia Imenio e parte dell'excipulum. Spore. Imenio, aschi e parafisi. Aschi. -
Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst. 1881
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Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst.; Regione Trentino Alto Adige; Settembre 2013; Foto di Mario Iannotti. 3º Congresso trentino sui funghi alpini, Cles (TN), Loc. Malgaroi. Su pianta caduta di Sorbus aucuparia L. (Sorbo degli Uccellatori). Macro sui pori. -
Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst. 1881
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Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst.; Regione Piemonte; Maggio 2010; Foto di Alessandro Remorini. Scopa (Vc) mt. 650 s.l.m. su tronco. -
Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst. 1881
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Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst.; Regione Friuli Venezia Giulia; Maggio 2009; Foto di Claudio Angelini. Ritrovamento su ramo di ciliegio. -
Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst. 1881
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Pycnoporus cinnabarinus (Jacq. : Fr.) P. Karst. 1881 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Sinonimi Trametes cinnabarina (Jacq.: Fr.) Fr. 1849 Fabisporus cinnabarinus (Jacq.: Fr.) Zmitr. 2001 Etimologia Dal greco pyknós [Πυκνός] = denso e póros [πόρος] = poro, passaggio, cioé per i pori densi e compatti. Dal latino cinnabări con suffisso nus = cinabro, pigmento ottenuto dal solfuro di mercurio di colore rosso vivo, quindi di colore rosso vivo, rosso cinabro. Descrizione Fungo dimidiato, a mensola più o meno spianata, dal colore rosso-arancio o rosso cinabro; superficie glabra o leggermente tomentosa, più chiara e grinzosa con l'età. Imenoforo formato da pori arrotondato-angolosi di colore rosso vermiglio o rosso-arancio. Carne prima molle, fragile, poi suberosa; di colore rosso-arancio. Habitat Si associa di norma a legni marcescenti di latifoglia come il Faggio, l'Ontano, il Sorbo degli Uccellatori o il Ciliegio. Reazioni macrochimiche Il cappello a contatto con l'idrossido di potassio (KOH) vira al nero-porpora, mentre i pori a contatto con KOH virano al brunastro sfumato di verde. Microscopia Sistema ifale trimitico con ife talvolta rigonfie, a terminazioni ottuse-arrotondate o anche leggermente capitate. Osservati rari GAF. Spore cilindriche o faseoliformi 4,4-7,1 × 2,4-3,6 µm; Qm = 1,9. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Pycnoporus sanguineus (L.) Murrill, raro, si differenzia per la superficie in genere liscia e lucente e per i pori e le spore più piccole. Hapalopilus croceus (Pers.) Donk si distingue per i colori aranciati su ogni parte del carpoforo e per la reazione all'idrossido di potassio (KOH) rosso-amaranto sia sulla superficie che sui pori. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Friuli Venezia Giulia, bosco di Faggio nei pressi di Tarvisio (UD); Agosto 2015; Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Su ramo a terra di faggio al bordo di un bosco. La reazione nero-porpora della superficie a contatto con l'idrossido di potassio (KOH). La reazione bruno-verdastra dei pori a contatto con l'idrossido di potassio (KOH). Sistema ifale trimitico con terminazioni ottuse-arrotondate o anche leggermente capitate. Osservazione 1000× in rosso Congo. Ife talvolta rigonfie. Ossevazione 1000× in rosso Congo. Presenza di rari GAF. Ossevazione 1000× in rosso Congo. Spore cilindriche o faseoliformi 4,4-7,1 × 2,4-3,6 µm; Qm = 1,9. Osservazione 1000× in rosso Congo. -
Pustularia patavina (Cooke & Sacc.) Boud. 1904
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Pustularia patavina (Cooke & Sacc.) Boud. 1904 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Pyronemataceae Sinonimi Leucoscypha patavina (Cooke & Sacc.) Svrček 1977 Foto e Descrizioni Apotecio fino a 6 mm di diametro sessile, dapprima cupolato, poi concavo, infine appianato; imenio liscio, arancione, bruno-arancione; superficie esterna tomentosa, più o meno concolore, con la base inglobante terriccio e residui carboniosi; orlo crenulato più chiaro. Microscopia Spore 23-27 × 11-13 µm, ellittiche, con una o due grosse guttule; aschi 190-260 × 15-20 µm, ottosporici non amiloidi; parafisi cilindriche,settate,spesso forcate nella parte superiore, larghe fino a 5 µm; peli marginali ialini, settati a parete spessa; excipulum medullare a textura intricata; excipulum ectale formato da textura globosa, globulosa-angularis; ife del subiculum a parete spessa, settate, flessuose, ialine. Regione Lombardia; Dicembre 2012; Foto, descrizione e microscopia di Angelo Mariani. Gera d’Adda, parco comunale su terreno argilloso e piccoli frammenti carboniosi. Spore. Spore in asco. Asco. Aschi e parafisi. Peli marginali. Excipulum ectale. Excipulum ectale e ife del subiculum. Particolare delle ife del subiculum che erompono dall'excipulum ectale. -
Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta 1993
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Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta (Huijsman) M. Bon; Regione Lombardia; Ottobre 2013; Foto di Sergio Mombrini. Rinvenute nell'humus, sotto latifoglie (Noccioli e Ontani). -
Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta 1993
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Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta (Huijsman) M. Bon; Regione Toscana, Valle Dame; Raduno AMINT; Ottobre 2008; Foto di Pietro Curti. Pileo. Imenoforo. -
Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta 1993
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Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta (Huijsman) M. Bon; Regione Toscana, Valle Dame; Raduno AMINT; Ottobre 2008; Foto e microscopia di Mauro Cittadini. Microscopia Nei nostri esemplari le spore hanno una metacromasia completa ovvero si colorano completamente di violetto in blu di cresile, come del resto gli altri elementi imeniali, questa secondo il pensiero di Bon è una delle caratterstiche del Genere Pulverolepiota. Spore 4,0-5,7 × 2,2-3,6; Q = 1,5-2,0; Q medio = 1,7. La forma è ellissoide, con apicolo molto decentrato e base poco curvata, una sorta di transizione, elemento di delimitazione per le Lepiota s.l. tra le ovisporae e le stenosporae. Elementi dell'epicute di forma piuttosto variabile. Anche con ife fortemente lobate ed a "pezzi di puzzle". Spore - Foto Tomaso Lezzi. -
Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta 1993
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Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta (Huijsman) M. Bon; Regione Toscana, Valle Dame; Ottobre 2008; Foto di Tomaso Lezzi. Particolare delle lamelle. -
Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta 1993
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Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta (Huijsman) M. Bon; Regione Toscana, Valle Dame; Ottobre 2008; Foto di Tomaso Lezzi. Particolare del cappello con l'evidente viraggio. -
Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta 1993
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Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta (Huijsman) M. Bon 1993 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Basidiomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Genere Pulverolepiota Bon Il genere Pulverolepiota viene accettato dagli autori di scuola francese a cui facciamo riferimento (R. Courtecuisse, M. Bon), mentre la scuola olandese (E. Vellinga, H.A. Huijser) lo inserisce come sezione all'interno del Genere Cystolepiota. Sinonimi Leucoagaricus pulverulentus (Huijsman) Mos. Lepiota pulverulenta Huijsman Cystolepiota pulverulenta (Huijsman) Vellinga Etimologia Pulverolepiota: da Pulvis, pulveris = polvere e Lepiota. pulverulenta: da pulverulentus = di aspetto polveroso. Cappello Fino a 4 cm; all'inizio completamente bianco, in seguito si macchia di rosso mattone. È tipicamente ricoperto da un deposito polveroso, estremamente detèrsile, che rappresenta i resti del velo. Mai striato, questa caratteristica permette di distinguere facilmente il genere Pulverolepiota dal GenereLeucocoprinus dal margine sempre striato-plissettato. Imenoforo Lamelle bianche, libere al gambo. Gambo Presenta molte caratteristiche in comune con il cappello: colore perfettamente candido da giovane, si macchia di rosso mattone allo sfregamento; anch'esso rivestito di un deposito polveroso che si può rimuovere facilmente. Carne Bianca. Habitat Ritrovato in bosco di Castagno. Microscopia Spore: 4,0-5,7×2,2-3,6; Q = 1,5-2,0; Q medio = 1,7. La forma è ellissoide, con apicolo molto decentrato e base poco curvata, rappresenterebbe all'interno del genere Lepiota s.l. una sorta di transizione tra le Ovisporae e le Stenosporae (spore speronate). Metacromasia completa; questa reazione, che si rileva osservando le spore in Blu di Cresile, è caratteristica del Genere (vedi foto a seguire) e si manifesta con il viraggio di colore dei tessuti delle spore trattate, verso colori che vanno dal blu al violetto più o meno intenso. Epicute: ad ife allungate, fortemente lobate (vedi foto). GAF: non osservati. Commestibilità o Tossicità Come tutte le piccole specie appartenenti alle Lepiota/Pulverolepiota/Cystolepiota è da considerare sospetta e potenzialmente pericolosa. Specie simili Specie simile a: Pulverolepiota roseolanata (Huijsman) che presenta habitus identico a Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta, ma anche da giovane mostra colori rosati. Leucocoprinus spp. che hanno però il bordo del margine del cappello sempre striato-plissettato. Cystolepiota spp. che dal punto di vista microscopico hanno però le cellule del velo globose, non allungate. Lepiota spp. Alcune piccole Lepiota bianche potrebbero somigliare a Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta, ma non hanno mai il cappello ricoperto da un deposito polveroso così facilmente removibile. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Tomaso Lezzi e Mauro Cittadini - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Pulverolepiota pulverulenta var. pulverulenta (Huijsman) M. Bon; Regione Toscana Raduno AMINT a Valle Dame; Ottobre 2008; Foto di Tomaso Lezzi. -
Terana caerulea (Lam. : Fr.) Kuntze 1891
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Terana caerulea (Lam. : Fr.) Kuntze; Regione Umbria; Gennaio 2014; Foto di Stefano Rocchi. Ritrovamento su tronchetto a terra. -
Terana caerulea (Lam. : Fr.) Kuntze 1891
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