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Peziza badia Pers. : Fr. 1800
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Peziza badia Pers. : Fr., Regione Lombardia; Agosto 2009; Foto, commento e microscopia Massimo Biraghi. Aschi ottosporici e parafisi settate, cilindriche, leggermente allargate all'apice. Spore 17-19(20) × 8-10 µm, ellissoidali, uniseriate nell’asco, biguttulate, decorate da verruche unite a formare un reticolo irregolare. -
Peziza badia Pers. : Fr. 1800
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Peziza badia Pers. : Fr., Anno 2011; Foto di Tomaso Lezzi. Aschi ottosporici, J+ (amiloidi); spore ellissoidali, ialine, biguttulate o monoguttulate, sub-reticolate, carattere che differenzia questa specie da Peziza badioconfusa che ha le spore verrucose. Osservazioni in Melzer, si nota l'amiloidia della terminazione degli aschi che diventano blu, nella base degli aschi con il Melzer il citoplasma assume un colore aranciato. Amiloidia della terminazione degli aschi che diventano blu. -
Peziza badia Pers. : Fr. 1800
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Peziza badia Pers. : Fr., Anno 2011; Foto di Tomaso Lezzi. Peziza badia è una specie più tipicamente nordica, mentre Peziza badioconfusa si trova con maggiore frequenza nel centro Italia. Aschi ottosporici, J+ (amiloidi); spore ellissoidali, ialine, biguttulate o monoguttulate, sub-reticolate. Osservazioni in Blu di Cresile. -
Peziza badia Pers. : Fr. 1800
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Peziza Badia Pers. : Fr. 1800 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Pezizaceae Nome italiano Non risultano nomi volgari per questa specie. Etimologia Badia = Per il colore bruno dell’ascoma. Sinonimi Galactinia badia (Pers.) Arnould 1893 Plicaria badia (Pers.) Fuckel 1870 Scodellina badia (Pers.) Gray 1821 Ascoma Apotecio di medie dimensioni 1-5 cm, sessile, inizialmente cupolato, poi con forma di tazza profonda ed irregolarmente ampia, margine ondulato. Superficie interna (imenio) liscia, inizialmente brunastra con sfumature olivacee e leggere tinte violacee verso il margine, a maturazione assume tinte brune più o meno scure. Superficie esterna bruno-rossastra, pruinosa in particolare verso l’orlo. Carne crema con sfumature bruno-rossastre, ceracea, fragile. Microscopia Spore 17-19(20) × 8-10 µm, ellissoidali, uniseriate nell’asco, biguttulate, decorate da verruche unite a formare un reticolo irregolare. Aschi cilindrici, lunghi mediamente 300-350 µm, amiloidi. Parafisi cilindriche con apice leggermente dilatato, settate. Habitat Cresce sotto conifere e latifoglie nei boschi continentali pedemontani, a piccoli gruppi generalmente appressati. Osservazioni Ascomicete abbastanza comune dei boschi misti pedemontani in estate e autunno, la sua forma ricorda quella di una Otidea s.l. Macroscopicamente può essere confusa con altre Peziza dalle colorazioni brune-rossastre, ma le spore subreticolate, gli aschi lunghi fino 350 µm, la discostano dalle simili. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Specie simili La specie più simile è Peziza phyllogena Cooke = Peziza badioconfusa Korf, abbastanza comune nei boschi misti della fascia mediterranea, ascoma dalle tinte bruno-oliva con riflessi rosso-arancio, carne bruno chiaro con tinte violette, microscopicamente presenta spore verrucose, strettamente ellissoidali (18-21 × 6-8 µm), aschi che arrivano fino a 250 µm. Bibliografia AA.VV., 2000. Nordic Macromycetes. Ascomycetes. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 1. Ed. Nordsvamp. BREITENBACH, J. & KRÄNZLIN, F., 1984. Champignons de Suisse. Ascomycetes. Vol. 1. Lucerna: Ed. Verlag Mykologia. DENNIS, R.W.G., 1981. British Ascomycetes. Vaduz, Liechtenstein: J. Cramer. ELLIS, M.B. & ELLIS, L.P., 1998. Microfungi on Miscellaneous Substrates. An Identification Handbook. Portland, Oregon, U.S.A.: Ed. Timber Press. FUCKEL, L., 1870. Symbolae Mycologicae, Beitrage zur Kenntniss der rheinischen pilze. Jahrbuchern des Nassauischen Vereins für Naturkunde 23-24: 1–459. MEDARDI, G., 2006. Atlante fotografico degli Ascomiceti d'Italia. Ed. AMB. PHILLIPS, W.,K., 1893. Manual of the British Discomycetes with descriptions of all the species of fungi hitherto found in Britain, included in the family and illustrations of the genera. Published by K. Paul, Trench, Trübner. London. SACCARDO, P.A., 1892. Sylloge fungorum omnium hucusque cognitorum. Vol. X, Pars II, Discomyceteae, Hyphomiceteae, Fungi fossiles. Ed. Patavii. SEAVER, F.J., 1942. The North American Cup-fungi (Operculates). New York: Ed. Seaver F.J. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Massimo Biraghi – Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT Regione Lombardia, località Cusio; Agosto 2011; Foto e microscopia di Massimo Biraghi. Ritrovamento in bosco misto di Abete rosso e Faggio. Alla sezione la carne si presenta di un colore crema carico con riflessi bruno-rossastri. Aschi lunghi fino a 350 µm, osservazione in Rosso Congo 200×. Parafisi cilindriche, settate, un poco dilatate all'apice. Spore 17-19(20) × 8-10 µm, ellissoidali, uniseriate nell’asco, biguttulate, decorate da verruche unite a formare un reticolo irregolare. Osservazione in Rosso Congo 400×. Osservazione in Rosso Congo 1000×. Osservazione in Blu lattico per evidenziare le ornamentazioni, osservazione a 400×. Osservazione a 1000×, in evidenza il reticolo incompleto. -
Peziza ampelina Pass. 1706
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Peziza ampelina Pass. 1706 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Pezizaceae Sinonimi Pyrenopeziza ampelina (Pass.) Rehm 1892 Foto e Descrizioni Foto e descrizione di Giancarlo Chierici. Microscopia -
Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden 1972
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Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden; Regione Lazio; Novembre 2006; Foto di Felice Di Palma. -
Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden 1972
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Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden; Regione Lazio; Febbraio 2006; Foto di Felice Di Palma. -
Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden 1972
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Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden; Regione Lazio; Dicembre 2005; Foto di Mauro Cittadini. -
Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden 1972
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Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden 1972
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Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden; Regione Lazio; Ottobre 2004; Foto Mauro Cittadini. Particolare della parte sottostante dove si vedono i piccolissimi pori. -
Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden 1972
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Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden, Regione Lazio; Ottobre 2004; Foto Mauro Cittadini. Tre esemplari visti dalla parte superiore. -
Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden 1972
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Perenniporia ochroleuca (Berk.) Ryvarden 1972 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Sinonimi Truncospora ochroleuca (Berk.) Pilát 1953 Descrizione Presente durante tutto l'anno, su rami, residui legnosi e piante vive sia di latifoglia che di aghifoglia in particolare Juniperus spp., Pinus spp., Arbutus unedo, Quercus ilex. Comunissima in habitat mediterraneo. Specie sessile, dimidiata a volte irregolare. Cappello di sezione triangolare, convesso nella parte superiore, inizialmente di colore biancastro ocra-chiaro successivamente sino a bruno carico nerastro in vecchiaia. superficie irregolarmente zonata da opaca a pelosa. Imenoforo costituito da pori tondi, bianchi molto piccoli (fino a 5 per mm) corrispondenti a tubuli stratificati (alternanza di stasi vegetativa e successiva ripresa dello sviluppo) color tabacco. Contesto di consistenza dura-sugherosa color legno. Putredine bianca. Spore ellissoidali, tronche all'apice (da cui il nome del genere) 11-16 × 6,5-10,5 µm. Molto comune, la sua consistenza legnosa rende inutile qualsiasi commento sulla commestibilità. Regione Lazio; Dicembre 2021; Foto di Antonio Albanese. Spore. Osservazione in rosso Congo. -
Perenniporia fraxinea (Bull.) Ryvarden 1976
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Perenniporia fraxinea (Bull.) Ryvarden; Regione Lombardia, Parco di Monza (MB); Agosto 2014; Foto di Marco Barbanera, microscopia di Sergio Mombrini. Su ceppaia di latifoglia. Fungo parassita e saprotrofo, cresce alla base di svariate latifoglie su cui determina carie bianca, o su ceppaie di piante abbattute. In alcune fasi di crescita il suo aspetto può ricordare quello di un Ganoderma sp. ma la sporata bianca invece che bruno-tabacco può agevolarne il riconoscimento. Superficie poroide biancastra ma imbrunente alla manipolazione, odore forte con componente cianica. Deposito sporale bianco. Superficie poroide biancastra, imbrunente alla manipolazione. Microscopia Spore destrinoidi in melzer, 6-7,3 × 5,1-6,2 µm. -
Perenniporia fraxinea (Bull.) Ryvarden 1976
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Perenniporia fraxinea (Bull.) Ryvarden 1976 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Foto e Descrizioni Basidioma pluriennale legnoso pileato sessile. Ha crescita singola o imbricata e può raggiungere un diametro di 50-70 cm costituito da cappelli dimidiati di 10-20 cm ciascuno. La parte superiore (sterile) ha aspetto tubercolato (ossia a piccoli bozzi)e tre colorazioni: la parte più vecchia attaccata al tronco è una crosta nerastra; la zona intermedia è ocra-bruna; la parte più giovane esterna è di un vivace giallo uovo. Il bordo è arrotondato e lobato. La parte fertile (inferiore) è costituita da minuscoli pori (4-5 per mm) rotondi di color grigio-bianco che al tocco imbruniscono. I tubuli sono lunghi 2-7 mm di colore bruno. Ciascun cappello ha spessore dai 2 ai 7 cm. La carne ha consistenza del sughero, formata da strati sovrapposti bruni più o meno fibrosi. Spesso sono presenti essudazioni di color ambra. La carne ha consistenza del sughero, formata da strati sovrapposti bruni più o meno fibrosi e ha odore aromatico intenso. Reazioni macrochimiche: Koh negativo, Melzer rosso-bruno (destrinoide). Crescita: alla base di bagolaro vivente; riportato in letteratura su varie latifoglie: frassino, olmo, querce, robinia, tiglio, ecc. Carie bianca. Microscopia Sistema ifale dimitico: ife generative rare con giunti a fibbia. Ife scheletriche diffusissime a pareti spesse con larghezza 4-6 µm, destrinoidi; a volte hanno estremità arboriformi. Spore subglobose 6-7x5-6 µm destrinoidi a parete spessa, con poro germinativo. Basidi non osservati. Regione Lombardia, località Milano, viale urbano; Agosto 2014; Foto di Luca Mistè. Alla base di un Bagolaro, diametro sui 60 cm. Particolare del basidioma, notare la crosta nerastra all'attaccatura col tronco e la crescita sovrapposta dei cappelli. Sezione del fungo (da effettuare con un coltello affilato, in quanto il contesto è di consistenza gommosa/suberosa). Notare l'interno a strati intervallati da cavità. Particolare della carne con tubuli bruni. Reazione destrinoide (rosso-bruno) con Melzer. Superficie fertile con pori biancastri. Ife destrinoidi in Melzer. Ife scheletriche a pareti spesse. Estremità arboriformi delle ife scheletriche. Spore subglobose 6-7 × 5-6 µm con pareti spesse e poro germinativo. -
Peniophora aurantiaca (Bres.) Höhn. & Litsch. 1906
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Peniophora aurantiaca (Bres.) Höhn. & Litsch.; Regione Trentino Alto Adige; Settembre 2013; Foto di Mario Iannotti. 3º Congresso trentino sui funghi alpini, Cles (TN), Loc. Malgaroi. -
Peniophora aurantiaca (Bres.) Höhn. & Litsch. 1906
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Peniophora aurantiaca (Bres.) Höhn. & Litsch.; Regione Trentino Alto Adige; Settembre 2012; Foto di Pietro Curti. -
Peniophora aurantiaca (Bres.) Höhn. & Litsch. 1906
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Peniophora aurantiaca (Bres.) Höhn. & Litsch. 1906 Tassonomia Ordine Russulales Famiglia Peniophoraceae Sinonimi Byssomerulius aurantiacus (Bres.) Gilb. 1974 Corticium aurantiacum Bres. 1892 Kneiffia aurantiaca (Bres.) Bres. 1903 Regione Trentino, Cles (TN), Loc. Malgaroi; Agosto 2011; Foto e commento di Tomaso Lezzi. 1º Congresso trentino sui funghi alpini, Cles (TN) Crescita su legno morto di Ontano verde. -
Penicillium digitatum
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Penicillium digitatum (Pers. : Fr.) Sacc. 1881 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Eurotiomycetes Ordine Eurotiales Famiglia Aspergillaceae Foto e Descrizione Il nome del genere Penicillium deriva dal Latino penicillus = piccolo pennello, basandosi sull'aspetto delle tipiche fruttificazioni microscopiche di questi funghi. Sugli agrumi, quali le arance ed i limoni, i due che è possibile rinvenire più comunemente sono Penicillium italicum Wehmer dalle colorazioni bluastre-turchine e Penicillium digitatum (Pers.) Sacc. dalle tipiche colorazioni verde-oliva che è quello mostrato nelle foto proposte. Microscopia Nel collage di foto al microscopio proposto sono ben riconoscibile le tipiche strutture (conidiofori) a forma di piccolo pennello, i setti terminali a forma di piccola bottiglia, fiala prendono il nome di fialidi, al di sopra di quest'ultimi con forma ellitico-cilindrica ci sono i conidi veri e propri che produrranno conidiospore per proseguire il ciclo riproduttivo. Regione Lazio; Marzo 2008; Foto e commento di Mauro Cittadini. -
Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert 1931
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Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert; Regione Lazio; Dicembre 2010; Foto di Mauro Cittadini. -
Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert 1931
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Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert; Regione Marche; Ottobre 2005; Foto di Pietro Curti. Giovanissimo esemplare. -
Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert 1931
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Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert; Regione Lazio; Dicembre 2004; Foto di Mauro Cittadini. -
Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert 1931
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Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert; Regione Lazio; Dicembre 2004; Foto di Mauro Cittadini. -
Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert 1931
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Tapinella panuoides (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert 1931 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Paxillaceae Sinonimi Paxillus panuoides (Fr. : Fr.) Fr. 1838 Descrizione Comune in autunno-inverno nelle pinete marittime su legno di Pino in via di degrado. Segnalato anche in altri habitat sempre su legno di conifera. Cappello a forma di spatola flabelliforme anche cespitoso con diametro fino a 10 cm color giallo-bruno-olivastro, più chiaro al margine nei giovani esemplari, feltrato con orlo involuto. Imenio con lamelle giallo-aranciate sino a bruno-rugginoso, pluri-forcate anastomizzate separabili "a pacchetto" dalla carne sottostante. Carne bianco-giallastra dura e spugnosa con odore lieve e sapore dolciastro. Spore ovoidali, lisce color bruno-tabacco in massa 4-6 x 3-4 µm. Non commestibile per la sua consistenza sugheroso-coriacea, e sospettato da alcuni di una certa tossicità (sindrome paxillica). Specie in grande espansione nelle zone litoranee dove è stata effettuata potatura e diradamento dei pini, lasciando a terra molti residui legnosi. Note nomenclaturali Tapinia è l’epiteto di una Tribù di funghi creato da Fries nel 1821. Il nome fu in seguito elevato a rango di genere da Karsten nel 1879 e rinominato in Tapinella da Gibert nel 1931, in quanto tale denominazione era già in uso in botanica (Tapinia Steudel 1841) per un genere di piante e le regole dell'ICN vietano l'uso dello stesso nome per due generi, anche se appartenenti a regni differenti. Tapinella atrotomentosa è stato inizialmente descritta nel 1783 come Agaricus atrotomentosus dal naturalista tedesco August Batsch, in seguito la specie è stata ampiamente conosciuta come Paxillus atrotomentosus, binomio creato da Elias Magnus Fries nel 1838, mentre l’attuale epiteto è stato creato da Josef Šutara nel 1992. Tapinella atrotomentosa e Tapinella panuoides sono stati segregati dal genere Paxillus per via del loro habitat lignicolo, per il gambo eccentrico, per le differenze microscopiche tra cui le dimensioni molto più piccole delle spore, la mancanza di cistidi e per i basidi differenti. Le analisi molecolari hanno confermato peraltro come i generi Paxillus e Tapinella, seppur lontani parenti, siano geneticamente distinti. Bibliografia ŠUTARA, J., 1992. The genera Paxillus and Tapinella in Central Europe. Česká Mykologie 46: 50-56. [Data di accesso: 24/01/2017]. Regione Lazio; Dicembre 2004; Foto di Mauro Cittadini. -
Paxillus involutus (Batsch : Fr.) Fr. 1838
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Paxillus involutus (Batsch : Fr.) Fr.; Svizzera; Ottobre 2013; Foto di Roberto Cagnoli. -
Paxillus involutus (Batsch : Fr.) Fr. 1838
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Paxillus involutus (Batsch : Fr.) Fr.; Regione Umbria; Novembre 2010; Foto di Mario Iannotti.